Bce-Germania, vincitori e vinti

Loading

Dopo la seconda guerra mondiale ci fu, in Germania come in Italia, una fiammata inflazionistica le cui cifre furono enormemente inferiori a quelle dell’iperinflazione degli anni Venti. Anche gli italiani non ricordano positivamente né il biennio 1946-48, né le cure da cavallo attuate poi da Einaudi. Ma non si lamentano di iperinflazioni inesistenti.
Il punto è che è impossibile che si crei inflazione con l’acquisto sul mercato finanziario mondiale di titoli del debito pubblico già  emessi; un acquisto, peraltro, in condizioni di recessione diffusa, anche in Germania; di cancellazione dei debiti da parte di famiglie e imprese; e soprattutto di altissima contro-preferenza per la liquidità  delle banche. Seguendo un’indicazione di Keynes, risalente alla seconda guerra mondiale, la si può definire come la propensione delle banche a non concedere credito, e quindi a non creare moneta, nonostante la maggiore liquidità  ricevuta dalla banca centrale. Siccome, se anche le banche vendono titoli alla Bce, poi non concedono credito a famiglie e imprese, così come successe dopo la manovra Draghi di dicembre, il signor Schmid si può tranquillizzare.
Incomprensibile è anche la confusa polemica sui trasferimenti fiscali dagli stati virtuosi a quelli spendaccioni che la linea Draghi minaccerebbe. La proposta votata il 6 settembre dal board della Bce non implica alcun trasferimento, ma solo acquisti di titoli sul mercato seguiti da sterilizzazione della moneta così creata. Quello che Schmid non vuole capire che si tratta di un attacco all’euro, non agli Stati.
I debiti sovrani degli Stati sono solo un mezzo, non l’obbiettivo dell’attacco. Non è in discussione un aiuto agli Stati, i quali hanno già  emesso quei titoli in precedenza, su quelli devono continuare a pagare gli interessi, e devono affrontare il rinnovo del debito. Tutti impegni che la linea di Draghi non facilita agli Stati in alcun modo. L’affermazione che tutto ciò sia una premessa per un abuso, cioè un trasferimento, è priva di senso. Draghi ha parlato di «rischio convertibilità », cioè il rischio che una rottura dell’euro porti a valute separate e in questo caso, comunque si chiamasse, la moneta tedesca si rivaluterebbe, con effetti disastrosi sull’economia tedesca. Cosa che né la Bundesbank, né Schmid, vogliono capire.
Ma dove Schmid supera se stesso è nella difesa della democrazia contro le istituzioni non elette, che prevaricano la volontà  dei popoli. Lo preoccupa oggi che la Bce diventi un Direttorio europeo. Ma dov’era il signor Schmid quando nel novembre 2011 il primo ministro greco, Papandreou, fu costretto alle dimissioni dalle furiose reazioni di Bruxelles e Berlino alla sua proposta di interpellare democraticamente i greci sulle misure lacrime e sangue che la troika aveva proposto loro?
E dov’era in tutti gli altri casi: Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia, quando i loro parlamenti democraticamente eletti furono messi di fronte all’alternativa secca: o accettare tutte le misure, anche le più dure, o la catastrofe economica? Non siamo al corrente di articoli incendiari sul Die Welt contro una linea che aveva nel governo tedesco, nella signora Merkel e nel suo Ministro delle Finanze, Schà¤uble, i più implacabili sostenitori.
Anche l’affermazione polemica che la Germania sia stata sconfitta nel voto della Bce è esagerata. Certo, la linea della signora Merkel, dalla primavera 2010 all’estate 2012, era quella della Bundesbank. Non possiamo quindi che salutare con sollievo il fatto che la signora abbia accettato l’idea che quella linea avrebbe portato all’esplosione dell’euro e alla dissoluzione dell’Unione europea; una catastrofe da cui lavoratori e masse popolari europee non potevano che ricevere danni.
Di conseguenza, non la Germania è stata sconfitta nel voto del 6 settembre, ma solo la Bundesbank, il suo presidente non eletto, Weidmann e, evidentemente, il signor Schmid. La signora Merkel, che a pieno titolo elettivo rappresenta la Germania, ha approvato il comportamento del membro tedesco del board della Bce, Asmussen il quale, peraltro, aveva già  espresso in precedenza parere favorevole alla linea Draghi. Se di sconfitta tedesca si deve parlare, è stata sconfitta l’irragionevolezza tedesca.
Quindi, il signor Schmid deve decidersi: o è lui a non rappresentare la Germania, o è la signora Merkel. Glie lo dice lui?


Related Articles

Respingimenti illegali: Italia, Malta e Libia denunciate alle Nazioni Unite

Loading

L’Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione e il Cairo institute for Human rights studies rappresentano due migranti riportati a ottobre 2019 nel centro di detenzione di Triq al Sikka

Brexit. C’è l’intesa con l’Europa, ma non sarà facile

Loading

L’intesa raggiunta ieri a Bruxelles riprende gran parte del testo concordato con Theresa May, con alcune novità

La crociata antiaborto del texano Perry spaventa pure i repubblicani (moderati)

Loading

Il governatore del Texas è in testa ai sondaggi per la nomination del partito

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment