Alcoa, rinvio di due mesi. Gli operai occupano il traghetto

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ROMA — La corsa contro il tempo per salvare i livelli occupazionali (mille posti di lavoro, indotto compreso) e la produzione d’alluminio (150 mila tonnellate all’anno) dello stabilimento di Portovesme, scatterà  già  questa mattina alle 10, a Villa Devoto, Cagliari, sede della giunta regionale sarda: il presidente Ugo Cappellacci incontrerà  i vertici del gruppo svizzero Glencore, interessato a rilevare la fabbrica dalla multinazionale americana Alcoa, che ne ha decretato la chiusura entro il prossimo 31 dicembre.

Ma un tavolo tecnico è dato per imminente anche con l’altro potenziale gruppo acquirente, gli inglesi di Klesch. «L’esito della riunione di lunedì al ministero dello Sviluppo — ha commentato ieri il governatore Cappellacci — non può essere infatti considerato soddisfacente, anzi è stato deludente, visto che l’unica nota positiva riguarda il rallentamento delle operazioni di fermata della fabbrica. L’impianto di elettrolisi — con le sue 328 celle produttive — verrà  spento il 10 novembre (la data iniziale prevista da Alcoa era il prossimo 10 ottobre, ndr). I dipendenti rimarranno al lavoro sino al 31 dicembre per mettere in sicurezza l’intero sistema». Poi tutti a casa.
Perciò davvero non c’è più tempo da perdere: «Quei lavoratori non possono essere lasciati soli, se necessario la vertenza Alcoa deve arrivare a Palazzo Chigi», ha ribadito ieri il leader della Cgil, Susanna Camusso, rivolgendosi a Mario Monti in occasione del vertice sullo Sviluppo a Palazzo Chigi. «Ma io sono fiducioso che ci possa essere una svolta — ha detto il viceministro dello Sviluppo economico, Mario Ciaccia —. Il ministro Passera sta facendo l’impossibile. L’attenzione del governo è forte».
Di sicuro, gli operai di Alcoa s’attendono risposte concrete. Ieri mattina a Olbia, di ritorno da Roma, dove lunedì sotto il ministero di via Molise si erano scontrati violentemente con le forze dell’ordine, i 450 lavoratori hanno occupato il traghetto Tirrenia. Due ore di occupazione pacifica: «Siamo stanchi e delusi ma non sconfitti — spiegava il sindacalista Rino Barca della Fim-Cisl —. Occorre dare un segnale al governo. Da oggi sino alla chiusura della vertenza ci sarà  una manifestazione al giorno. Vogliamo evitare che l’impianto si fermi». Poi, lasciata Olbia, anziché tornare a Portovesme, gli operai hanno deciso di raggiungere Cagliari in pullman per organizzare un sit-in sotto la prefettura, dov’era in programma il comitato regionale per l’ordine e la sicurezza con il sottosegretario all’Interno, Carlo De Stefano. Qui però sono tornati i petardi, i lanci di bottiglie, gli slogan rabbiosi e i caschi da lavoro battuti sull’asfalto come a Roma. E infine un minuto di silenzio «per la Sardegna che si sta spegnendo».
«Guardo gli operai e vedo delle persone mature e responsabili — ha detto il sottosegretario De Stefano dopo aver ricevuto una delegazione di manifestanti —. Sono certo che saranno i primi a vigilare per evitare strumentalizzazioni e faccio loro un appello perché vengano tenuti in disparte i guastatori». Domani a Roma ci sarà  il Comitato nazionale per l’ordine pubblico. Con 150 aziende in crisi da sud a nord e 180 mila lavoratori che rischiano il posto, il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri non nasconde la sua preoccupazione per l’autunno: «Ci sono tanti punti caldi». «Ma il problema è il lavoro, non la sicurezza», chiosa il presidente sardo Cappellacci.


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