Marcegaglia, Passera e gli altri. La rete per la «lista Italia»

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CHIANCIANO TERME — Al primo sguardo l’immagine del pescatore di professione non è quella che meglio si attaglia al physique du role di Pier Ferdinando Casini, ma c’è uno strumento ben noto alla gente di mare che ben descrive il lavoro avviato dal leader centrista. Si chiama palamito ed è una complicata lenza che può portare decine e decine di ami e tirar su piccoli pesci, o prede grandi e prelibate. La pesca richiede pazienza e Casini, negli anni, ha mostrato di averne. E, superato lo «choc» delle amministrative, si prepara a tirar su le reti, convinto che diversi pesci di discreto calibro abbiano già  abboccato agli ami della sua «lista Italia».
Emma Marcegaglia è forse la conquista più ambita ed è anche, tra i «big» saliti sul palco dell’annuale festa centrista, la persona che più si è sbilanciata, con le parole e forse anche con la mimica dei gesti, nell’adesione al progetto filo-montiano di Casini. La ex presidente di Confindustria ha dovuto smentire di essere finita nella rete, ma i centristi si sono messi in testa che «Emma c’è». Con più cautela (e pari entusiasmo) si è mosso Corrado Passera, con il quale Casini vanta rapporti dagli anni ’90, quando l’attuale ministro dello Sviluppo era al Credito Romagnolo. Scendendo dal palco l’«amico Corrado» si è rivolto a Pier: «Come sono andato?». E lui, con un sorriso largo così: «Benissimo!».
A sera, a riflettori ormai spenti, il bilancio di Casini è positivo: «Abbiamo fatto un altro passo e i riscontri sono incoraggianti, ma non bisogna aver fretta, precipitare le cose può essere dannoso». Prossima tappa? «Fare uscire allo scoperto tutti quelli che giocano a rimpiattino sulla legge elettorale e poi, senza accelerare, dare connotazione alla lista». E lei, che ruolo avrà ? «Non ho ambizioni personali, non voglio capeggiare nulla — conferma il passo indietro l’ex presidente della Camera, che ha tolto il suo nome dal simbolo —. Mi propongo di essere il federatore di quest’area». I confini della «cosa bianca» sono ancora incerti e l’obiettivo dichiarato, prima di conoscere il sistema con cui si andrà  a votare, è dilatarli in tutte le direzioni. La galassia cattolica resta l’architrave, ma Casini ha capito che la matrice «dc» non può essere l’unico cemento dell’edificio. Ecco allora spuntare, tra i volti di Chianciano, la socialista Stefania Craxi, la presidente della Regione Lazio Renata Polverini (Pdl) e la riformista Linda Lanzillotta, ex rutelliana che gode della stima del premier. Oltre a una lunga fila di ministri. Da Riccardi (che è ormai di casa) a Ornaghi, da Clini (che ha ringraziato Casini per l’impegno con cui sostiene Monti) a Patroni Griffi, il quale invece ha schivato con prontezza l’endorsement: «La lista? Me ne guardo bene…». Anche Mario Catania è stato attento a non sconfinare sul terreno della politica, ma al vertice dell’Udc si dicono soddisfatti comunque, perché «tutto il mondo dell’agricoltura» è passato da Chianciano. Mario Guidi di Confagricoltura, Sergio Marini di Coldiretti e poi, allargando lo sguardo ad altri settori della società  civile, Andrea Olivero delle Acli e Luigi Marino di Confcooperative. Si è notata l’assenza di Annamaria Cancellieri, bolognese come Casini, e di Paola Severino, ma questo non vuol dire che i contatti con le due ministre si siano interrotti. In un programma pensato quasi come uno spot promozionale del governo in carica, anche il giovane viceministro Michel Martone ha trovato il suo spazio. Tanto «bravo, intelligente e capace» nell’illustrare le riforme in cantiere per le nuove generazioni, che l’onorevole Paola Binetti gli ha chiesto se poteva lanciare il suo intervento sul web.
Se le cose andranno come spera lui, nella rete trasversale di Casini potrebbero restare impigliati, in forme e tempi diversi, costruttori come Alfio Marchini, rettori come Renato Lauro (Tor Vergata) e Roberto Lagalla (Palermo), banchieri del calibro di Pellegrino Capaldo e imprenditori molto noti, da Diego Della Valle a Luigi Abete.
I rapporti con Montezemolo meriterebbero un capitolo a parte, di certo c’è però che il presidente della Ferrari e il leader della «nuova» Udc non hanno smesso di sentirsi. E che presto le loro strade potrebbero incrociarsi.


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