Manifestazione europea a Torino

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Presente la Fiom, con lavoratori da tutta Italia. Assenti e non senza polemiche Fim e Uilm, che hanno preso le distanze rispetto a una manifestazione che il 28 giugno a Bruxelles avevano concordato insieme alle altre organizzazioni. «Quella di Torino è un’azione decisa – ha detto nel suo intervento il segretario nazionale Fiom, Enzo Masini – contro il rifiuto del management di discutere il piano che comporta la chiusura di cinque stabilimenti in Europa e oltre mille esuberi«.
La situazione è calda. Le fiamme che a fine manifestazione bruciano una cassa di legno a forma di bara ne sono la dimostrazione più esplicita. Brucia la scritta «delocalisation, 171 sacrificati sull’altare del profitto dei mafiosi». L’hanno portata a Torino gli operai francesi dello stabilimento di Chambery della Iveco Magirus Camiva, che realizza mezzi speciali antincendio. «Un gesto simbolico«, ha spiegato Francois Battiston, delegato transalpino.
Durante gli interventi sotto il gazebo di via Nizza, il vicesegretario del sindacato IndustriAll Europe, Luc Triangle, ha presentato richieste precise all’azienda: «Il piano di ristrutturazione deve prevedere soluzioni socialmente accettabili, nessuno deve essere messo sulla strada. Bisogna aprire un dialogo per conoscere i piani industriali del gruppo e le loro motivazioni e, infine, costituire un consiglio aziendale europeo come previsto dalla legislazione continentale». E sulla defezione dei due sindacati (tre con il Fismic) ha aggiunto: «Non è possibile che impediscano ai lavoratori di portare avanti una linea di difesa del loro futuro». E sulla loro giustificazione (vale a dire la firma di accordi in sede locale), Triangle ha replicato: «In Germania è stato siglato un accordo sul piano sociale (ammortizzatori, ndr), ma questo non ha impedito al potente sindacato tedesco Ig Metall di aderire alla protesta».
E Federico Bellono, segretario Fiom Torino, ha sottolineato: «Non potranno più dire che noi siamo lontani dall’Europa. È importante che in un’epoca di globalizzazione di fronte a una multinazionale come Fiat si sia capaci di agire andando oltre i confini nazionali».
Il piano di ristrutturazione potrebbe causare conseguenze negative anche in Italia. Per esempio, a Brescia, dove lo stabilimento dei veicoli commerciali potrebbe pagare un alto prezzo dopo la chiusura dello fabbrica di Ulm in Germania, che realizza lo Stralis. Il trasferimento della produzione tedesca a Madrid significa secondo Francesco Bartoli, segretario della Fiom bresciana, lo stop all’area della lastratura e verniciatura delle cabine dello Stralis, che attualmente impiega un centinaio di dipendenti sui 2500 complessivi dello stabilimento lombardo. «A ciò si aggiunge la difficoltà  di riassorbire il personale residuo di Mac (un’ottantina di dipendenti, ndr) la cui cassa integrazione scadrà  il prossimo 13 ottobre».
Intanto, al parco Michelotti, è iniziata ieri «Fiumana 2012 – Diritti al futuro», la festa organizzata dalla Fiom-Cgil, insieme con Officine Corsare e Terra del Fuoco. Dieci giorni per aprire il confronto e pensare il domani. Tra gli ospiti Nichi Vendola, Paolo Ferrero, Antonio Di Pietro e Stefano Fassina.


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