Sul decreto salute l’affondo delle Regioni «Non c’era urgenza»

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ROMA — Appello al capo dello Stato per denunciare l’assenza di criteri d’urgenza. Accuse di «contraddizione» e «debolezza» da parte di sindacati medici. Promesse di battaglie in Parlamento. Attacchi dalle Regioni. E il «mezzo sì» del segretario Pd, Luigi Bersani. Il giorno dopo l’approvazione il decreto sulla Sanità  divide il mondo sanitario. «Sono assolutamente soddisfatto — dice il ministro Balduzzi — Alcuni articoli sono applicativi, altri richiedono discussioni. Mi auguro che i passaggi a Camera e Senato possano irrobustirlo». E la marcia indietro su norme che avrebbero dovuto favorire stili di vita più salutari? «L’obiettivo è stato raggiunto. Abbiamo lanciato una discussione» risponde il ministro riferendosi all’abolizione della tassa sulle bibite zuccherate. La proposta verrà  riformulata, annuncia, e il prelievo potrebbe interessare altri prodotti dannosi e ipercalorici. I cittadini italiani non si aspettino di vedere la sanità  cambiata dall’oggi al domani. Per una serie di decisioni mancano ancora molti passaggi prima che entrino in vigore. E alcuni punti sono da definire con esattezza. Per le sale gioco, ad esempio, c’è stata un’ulteriore marcia indietro: non dovranno più essere ad almeno 200 metri da scuole, ospedali e chiese — e nella prima stesura erano previsti 500 metri — ma si dovranno trovare a una distanza «congrua» fissata dai sindaci. Subito in vigore, invece, il divieto di vendita delle sigarette ai minorenni, con l’obbligo imposto al tabaccaio di richiedere un documento di identità  nei casi dubbi. Stessa situazione per le norme che riguardano le ludopatie e la sicurezza alimentare per le informazioni da fornire per il consumo di pesce crudo e del latte. Per le bevande alla frutta è previsto che l’obbligo di usare almeno il 20 per cento di frutta entri in vigore fra 6 mesi. Per i cambiamenti nel prontuario farmaceutico, con l’eliminazione delle medicine ritenute non più utili, ci sarà  tempo fino alla fine del 2013. Le Regioni sono in ebollizione. Il più duro è Enrico Rossi, governatore della Toscana: «Ci sono punti che condividiamo, ma il metodo ci preoccupa. Il decreto lo abbiamo visto la mattina e la sera è stato approvato. Ricorrere all’urgenza è una forzatura e lo faremo presente al presidente Napolitano». Il presidente del Veneto, Luca Zaia respinge i sospetti sulle nomine della regione: «Già  oggi i manager delle nostre Asl sono giudicati esclusivamente sui risultati ottenuti in base a obiettivi fissati dalla Giunta». In Lombardia Roberto Formigoni smorza gli entusiasmi di Balduzzi: «Non ci siamo, i cittadini presto se ne accorgeranno». Mezzo sì dal segretario Pd, Luigi Bersani: «Il decreto contiene cose buone e cose da cambiare».


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