La svolta di Draghi: scudo per i bond, sì agli acquisti illimitati
FRANCOFORTE — Questa volta i mercati hanno festeggiato. Le decisioni del Consiglio della Bce, illustrate ieri dal suo presidente Mario Draghi, hanno infatti raccolto le aspettative della vigilia. La Banca centrale europea ha approvato il piano di acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona sul secondario per calmierare gli alti e ingiustificati spread che penalizzano alcuni Paesi, fra i quali l’Italia. La decisione, ha spiegato Draghi, è stata presa «quasi all’unanimità con un solo voto contrario», quello del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. A Francoforte si è dunque coagulato il consenso dei governatori delle banche centrali dell’area dell’euro, anche dei più rigidi, sull’esigenza espressa da Draghi di «salvaguardare un’adeguata trasmissione della politica monetaria» ed ottenere così «una politica monetaria unica» per tutta l’area dell’Euro.
L’acquisto dei titoli (Otm — Outright Monetary Transactions) riguarderà le scadenze tra 1 e 3 anni e non avrà un tetto prefissato ex ante, (la «dimensione» degli acquisti sarà «adeguata al conseguimento degli obiettivi»). Sarà però subordinato a «severe ed effettive» condizioni per i Paesi che chiedono l’intervento attivando in via prioritaria il fondo salva Stati (l’attuale Efsf e il nuovo Esm). Tali condizioni potranno essere concordate «nel quadro di un programma completo di aggiustamento macroeconomico o del programma preventivo (Enhanced Conditions Credit Line)» previsti per l’acquisto di titoli pubblici sul mercato primario da parte degli stessi fondi Efsf/Esm. Solo a quel punto, una volta attivati i piani europei, il Consiglio direttivo della Bce, nella sua «piena indipendenza», valuterà la possibilità di intervenire. E lo farà comunque solo se sarà necessario per riparare la frammentazione dei mercati e se soprattutto gli impegni presi dal Paese interessato saranno pienamente rispettati. In caso contrario gli acquisti saranno interrotti secondo «l’assoluta discrezionalità » dell’Eurotower, ha spiegato Draghi. Il quale ha così rilanciato la palla, e non è certo la prima volta, sul terreno dei governi e della politica. A cui spetta il primo passo. È previsto anche un ruolo del Fondo monetario, chiamato a collaborare con le istituzioni europee nella definizione e nelle applicazioni delle condizioni grazie alla sua expertise in materia.
Non si tratta di interventi studiati solo per Italia e Spagna, ha detto Draghi, ma validi per tutti i Paesi anche quelli sottoposti a procedura di salvataggio, una volta tornati sul mercato. Sono «due gambe, entrambe necessarie», ha aggiunto l’ex governatore italiano, riferendosi innanzitutto al doppio binario delle decisioni dei governi e della Bce ma anche a quello degli acquisti illimitati ma condizionati.
Dopo le tensioni per Draghi è il momento della soddisfazione, emersa chiaramente ieri nel corso della conferenza stampa, per aver convinto il consiglio della Bce, contro il parere della potente Bundesbank, che gli acquisti di titoli, seppure non a lungo termine, rientrano nel mandato della Bce e non rappresentano invece finanziamenti agli Stati. E per aver dimostrato, agli investitori e agli speculatori, come ha ripetuto anche ieri, che l’euro «è irreversibile» perché la Bce ha la capacità di reagire e lo fa quando è necessario.
Il consiglio della Banca centrale ieri ha anche ammorbidito il criteri sui collaterali, cioè sulle garanzie chieste da Francoforte alle banche per prestare denaro, mentre ha lasciato immutato il livello dei tassi di interesse, giudicandolo appropriato.
Anche se ieri Draghi ha confermato la debolezza dell’economia dell’Eurozona, le cui previsioni sono state riviste in peggio con una contrazione del Pil su base annua tra lo 0,6 e lo 0,2% per il 2012, mentre per il 2013 il Prodotto interno lordo dovrebbe variare tra «un meno 0,4% e un più 1,4%».
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