Ricette mediche elettroniche e bancomat obbligatorio per pagamenti sopra i 50 euro

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Ricette elettroniche come già  oggi il biglietto ferroviario elettronico. Tra un anno si potrà  andare in farmacia per prendere i medicinali prescritti dal medico muniti di un semplice pin che varrà  su tutto il territorio nazionale. Addio ricetta cartacea, rigorosamente rosa, valida solo in una Regione. Lo prevede la bozza del “decreto sviluppo 2”, anticipata ieri dall’agenzia
TMNews,
al quale sta lavorando il governo che ieri però non ha approvato il cosiddetto “cronoprogramma” dei provvedimenti che dovranno essere varati nei prossimi mesi.
Un pacchetto di misure, quelle della bozza, per semplificare la vita di cittadini e imprese e per dare un impulso importante alla digitalizzazione del paese. Meno carta e più informatica, più banda veloce per navigare sulla rete fissa e mobile. Ricette digitali e anche comunicazione di nascita e di morte via web. La carta d’identità  diventerà  elettronica e nello stesso documento ci saranno pure i dati sanitari. Adempimenti burocratici ridotti all’osso, poi, per le aziende start up innovative. I Comuni non potranno chiedere il pagamento delle tasse per l’occupazione di spazi e aree pubbliche nel caso di infrastrutture in fibra o impianti per la banda larga mobile. E poi più denaro virtuale: dal primo luglio del 2013 sarà  obbligatorio accettare i pagamenti con moneta elettronica, bancomat e prepagate per gli importi superiori ai 50 euro.
Un’agenda digitale, dunque, anche per provare a cogliere appena possibile i primi segnali della ripresa. Questione centrale ormai
nell’azione di governo dopo la messa in sicurezza dei conti pubblici. Ieri il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha detto che la ripresa «è alla nostra portata». «Credo che arriverà  presto», ha aggiunto. Lasciando molto perplessi i sindacati. «Sento un’altra musica», ha commentato il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Certo un anno fa non era la ripresa la prospettiva, quando eravamo a un passo dal commissariamento. E in questo cambio di scenario c’è anche l’obiettivo di un patto per la produttività  lanciato dal governo nel primo incontro a Palazzo Chigi con le parti sociali, quello con gli imprenditori. Un patto per abbattere «lo spread di produttività », come l’ha definito Monti.
Uno spread che incide moltissimo sul deficit di competitività . Una questione centrale in Europa, prevista anche dalle raccomandazioni del Consiglio, ma su cui sono stati fatti pochi passi in avanti. Su questo il ruolo decisivo è quello di imprese e sindacati. «Il futuro è nelle vostre mani», ha detto a entrambi il premier. Chiedono loro segnali in tempi rapidi perché questo farebbe acquistare credibilità  al paese davanti agli investitori e ai partner europei. Ci sta la Confindustria di Giorgio Squinzi, che ieri ha parlato di un «autunno bollente». Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, tuttavia ha assicurato alle imprese che l’Iva non aumenterà  fino a giugno, che arriverà  l’attuazione della direttiva Ue per il pagamento entro 30 giorni dei debiti della pubblica amministrazione, e che, infine, entro l’anno ci sarà  la delega fiscale.


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