“Immigrati? Troppi e pigri” in un test i nostri falsi miti

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PERCHà‰ siamo frastornati da informazioni distorte e luoghi comuni. Cinese, clandestino, bracciante agricolo, poco utile al benessere nazionale: eccolo l’identikit deforme dell’immigrato- tipo tracciato dagli italiani.
A stilare la deludente pagella è uno studio della Fondazione Leone Moressa, che a fine luglio ha “interrogato” 600 italiani. Sempre più spesso al centro delle notizie che affollano le prime pagine dei giornali e delle tv, l’immigrazione pare rimanere però in gran parte un pianeta oscuro. La nuova sanatoria, pronta a scattare il 15 settembre prossimo, promette di riportare il tema al centro dell’attenzione.
A fronte di questo costante flusso d’informazioni la Fondazione Moressa si è chiesta quanto effettivamente conosciamo i “nuovi italiani”. Ecco i risultati.
Innanzitutto pensiamo che siano pochi: tra 1 e 2 milioni, a fronte di un dato reale di 4,5 milioni (Istat, 2011). Sovrastimiamo la clandestinità : gli irregolari sarebbero oltre un quarto degli stranieri (il 26,7%), mentre non superano il 10,7% (Fondazione Ismu). Vediamo cinesi ovunque: stando alle risposte degli italiani sarebbero loro la prima comunità , mentre sono solo la quarta (dopo romeni, albanesi e marocchini).
Anche rispetto al lavoro mostriamo un po’ di confusione: l’agricoltura viene indicata come primo settore di occupazione degli stranieri, a seguire il lavoro domestico e le costruzioni. Nella realtà  invece gli immigrati sono maggiormente occupati nel settore dei servizi alla persona (tra cui lavoro domestico), nell’industria e nelle costruzioni. E l’agricoltura? Arriva solo all’ultimo posto. Veniamo bocciati pure alla domanda sulla percentuale di ricchezza (Pil) che producono gli immigrati: il 38,2% indica una quota tra il 2% e il 5%, quando si tratta invece del 12,1% (Unioncamere).
Non solo: l’88% sbaglia quando, interrogato su chi abbia maggiormente subito un aumento della disoccupazione a causa della crisi, indica gli italiani, mentre si tratta
degli stranieri. Infine, più della metà  (63,6%) pensa erroneamente che un bambino nato in Italia da genitori stranieri acquisti la cittadinanza italiana. Da noi, invece, lo
ius soli è ancora un miraggio, la nostra legge resta invece inchiodata al vecchio ius sanguinis (il bambino acquista solo la cittadinanza dei genitori stranieri).
Quando poi dal piano delle conoscenze si passa a sondare quello delle opinioni degli italiani, il quadro che emerge risulta contraddittorio: riteniamo che coi migranti aumenti la criminalità , ma siamo favorevoli a concedergli il diritto di voto dopo cinque anni in Italia. E ancora: siamo convinti che gli stranieri siano utili a compensare l’invecchiamento della popolazione italiana, ma non pensiamo che contribuiscano positivamente ai bilanci dell’Inps (e che quindi paghino in parte anche le nostre pensioni).
Insomma, in “immigrazione” i voti degli italiani restano ben al di sotto della sufficienza. La colpa? Dei media. Il 75% degli intervistati punta infatti il dito contro un’informazione giudicata incompleta e fuorviante. Insomma, la brutta pagella non sarebbe da imputare agli “studenti” che non si applicano, ma ai “cattivi” testi sui quali studiano.


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