Camusso: «Il governo è al capolinea»

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ROMA — «Almeno Fornero non dice più che la crisi occupazionale è finita…». Dal palco della festa Pd di Lendinara (Rovigo) il segretario della Cgil, Susanna Camusso, risponde a distanza all’intervista del ministro del Lavoro al Corriere, con una certa dose di ironia. Per il leader del maggior sindacato, il ministro a proposito della precarietà  dice «basta contratti mordi e fuggi», ma poi non spiega come. A Padova, successivo appuntamento, Camusso è ancora più dura quando dichiara il fallimento dell’esecutivo sul lavoro: «Vediamo come arrivata al capolinea l’esperienza del governo Monti. Credo che l’unica risposta che questo governo doveva dare era quella della difesa e della creazione di posti di lavoro. Non lo ha fatto e credo che questo debba fare riflettere per il futuro». E sulle «pensioni d’oro» propone di pagarle «con i titoli di Stato».

Sul patto di produttività  che il governo si appresta a proporre alla parti sociali nei prossimi incontri del 5 e dell’11 settembre, il primo con le imprese, il secondo con i sindacati, appare scettica, rilevando una sorta di «abuso» della parola stessa. L’aspetto che la Cgil pare interessata a approfondire è quello degli sgravi, che il ministro Fornero ha coniugato in forma di «taglio al cuneo fiscale» e che il sindacato invoca da tempo proponendolo in varie modalità . Per il resto il sindacato di corso d’Italia sembra propenso a credere che la materia della produttività  sia propria delle parti, che hanno già  peraltro siglato un accordo lo scorso anno. Fu proprio Camusso, nel giugno scorso, a riportare la Cgil a un tavolo di trattativa con Confindustria, arrivando a firmare un accordo unitario a quattro anni dall’ultimo.
Lo scetticismo pervade anche le parole del segretario della Uil, Luigi Angeletti, secondo cui la convocazione a palazzo Chigi per il prossimo 11 settembre arriva «ai tempi supplementari: serve solo per coprire il nulla». Per arginare la recessione, rassicura però, «si può ancora fare qualcosa come interventi per ridurre il cuneo fiscale e i costi della politica» spiega.
Alfiere dell’accordo possibile resta il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «Siamo molto favorevoli — ha ripetuto anche ieri — al fatto che le aziende che investono abbiano un trattamento fiscale di favore». Dopo le aspre polemiche con Fornero, Bonanni ha per il ministro parole lusinghiere: «Sbagliano coloro che dicono che questa riforma sta contraendo l’occupazione». Perché, secondo il sindacalista, la riforma del lavoro è troppo recente per aver avuto effetti sulla stessa.
E Confindustria? A viale dell’Astronomia le posizioni sembrano immutate rispetto all’inizio dell’estate, quando il neopresidente Giorgio Squinzi accolse negativamente l’introduzione nel testo della riforma Fornero della delega sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili. «Siamo assolutamente contrari a ogni imposizione per legge di forme di cogestione o codecisione» tuonò nel discorso di insediamento, rilevando che il tema era stato aggiunto «a sorpresa» nell’agenda del governo.
Del resto le richieste avanzate dalle imprese, comprese quelle di Abi, Ania, Rete Imprese e Alleanza cooperative, sono altre e vanno dagli sgravi fiscali alle semplificazioni ma soprattutto agli incentivi da un miliardo per sostenere la ricerca e l’innovazione.
Chi è convinto che una qualche forma di dialogo alla fine ci sarà  anche sul tema della produttività  è il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, tra i primi nel governo a sollevare l’esigenza di un «patto» tra imprese e sindacati.
Sul suo tavolo negli ultimi mesi gli stati di crisi sono andati affastellandosi uno sull’altro. L’obiettivo del ministro, che Monti ha deciso di assumere nell’agenda del governo, è quello di spingere le parti a rivedere le regole del lavoro per diventare più competitive.
Oggi a Siena inizia la trattativa sindacale sulla crisi del Montepaschi (4.600 esuberi), e c’è chi dice che potrebbe essere questo uno dei primi laboratori di sperimentazione del nuovo «patto».


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