“Scuola, addio alle graduatorie d’ora in poi in cattedra per concorso”

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Non faccio miracoli, sono solo riuscito a ripristinare il turn-over dopo anni di blocco: tanti insegnanti in pensione e tanti ne entrano Le selezioni che faremo noi saranno pulite e porteranno a una cattedra Ventunomila nuovi docenti entrano in classe fra tredici giorni, presi dagli elenchi storici. Altri 24.000 a settembre 2013, metà  dalle graduatorie, metà  dalle nuove prove che stiamo organizzando I prestiti d’onore? Sì ispirandomi ai paesi asiatici, da restituire in 5 anni quando si lavora Negli Usa sono troppo onerosi URBINO – Il ministro Francesco Profumo, 59 anni, savonese, già  professore, già  rettore, già  presidente di Cnr, ha appena chiuso l’ultimo dibattito, alla Festa della scuola del Pd, nel cortile del Collegio Raffaello di Urbino. «In aprile», dice a Repubblica, «tornerò a fare il professore sperando di lasciare un’Italia migliore di quella che ho trovato. Ritorneremo un grande Paese». Come, ministro? «Smettendo di vivere al di sopra delle nostre possibilità , di creare debito. Il nostro non è un governo ossessionato dallo spread, è un governo consapevole che cento punti di spread sono 15 miliardi tolti al paese». Ministro Profumo, l’esecutivo taglia la funzione pubblica e riduce i dipendenti statali, lei nella stagione 2012-2013 porterà  55 mila nuovi insegnanti nelle scuole. Come riesce ad applicare politiche alla Hollande all’interno di un governo tutto rigore e liberismo? «Il governo Monti sa che si esce dalla crisi mettendo al centro scuola, università  e ricerca. Io non sto facendo miracoli, sono solo riuscito a ripristinare il turnover dopo anni di blocco: tanti insegnanti vanno in pensione e tanti ne entrano. E ho riattivato un antico modo di reclutare personale che trovo modernissimo: il concorso. Ecco, vorrei lasciare in eredità  ai giovani una nuova fiducia nei concorsi di Stato. Quelli che faremo noi saranno puliti e porteranno i vincitori a una cattedra». Dettagliamo i numeri, in tutti e tre i gradi di scuola. «Ventunomila nuovi docenti entrano in classe fra tredici giorni, presi dalle graduatorie storiche. Altri ventiquattromila saranno insediati a settembre 2013, metà  dalle graduatorie, metà  dal nuovo concorso che stiamo organizzando. Altri diecimila insegnanti in primavera: metà  assunti dalle graduatorie, metà  con un bando». In primavera avremo un nuovo concorso? Due nella stessa stagione dopo che il mondo della scuola è stato senza per tredici anni? «Dobbiamo fare uno sforzo per recuperare i buchi del passato. Abbiamo due necessità : svuotare una graduatoria dove sono iscritti in 163 mila e dare continuità  ai concorsi, farli tornare un’abitudine di questo paese. Dopo la primavera 2013 ogni due anni ci sarà  una nuova prova». I precari storici, che hanno vinto i concorsi del 1990, del 1994, del 1999, lamentano la lesione di un diritto e chiedono tutti i posti disponibili. E’ notizia di oggi che sono entrati in ruolo un precario di 63 anni e una di 65. «Ho ereditato una situazione pesante e sto cercando di mettervi rimedio. E poi dobbiamo portare insegnanti giovani nelle scuole, questo si può fare solo con i bandi pubblici. Devo anche dire che abbiamo fatto un accordo con l’Inps che ci permetterà  di valutare chi fra quei 163 mila iscritti alle vecchie graduatorie ha ancora bisogno di un posto di lavoro nella scuola. Alcuni, nel frattempo, si saranno sistemati altrove». Per il prossimo concorso, quello che sarà  reso pubblico il 24 settembre, si attendono 200 mila candidati per 11.892 posti. Gli altri 190 mila entreranno in una nuova graduatoria? «Mai più graduatorie. Da adesso in avanti avremo vincitori pari ai posti disponibili. Chi non riuscirà  a passare, ci riproverà  in primavera e poi ogni due anni avrà  un’occasione. Non formeremo più nuove graduatorie, cercheremo solo di svuotare quella esistente che tante frustrazioni ha creato». Il test preselettivo sarà  a quiz, i contestati quiz. «Il test, che si terrà  a inizio dicembre, serve come setaccio. E’ necessario avere un numero di esaminando non superiore ai 60-70 mila per preparare dei buoni orali e dei buoni scritti. Faremo i test con domande di carattere logico-deduttivo, alcuni in lingua, inglese, francese, tedesco e spagnolo, e le altre per misurare le competenze informatiche. Dobbiamo avvicinarci all’Europa». Lei dovrebbe essere più severo con i suoi collaboratori: un concorso per presidi e una prova per i tirocini formativi sono diventati campi di battaglia. Un errore ogni cinque domande di test, impresentabile. E centinaia di ricorsi in tutta Italia. «Ho ereditato anche la preparazione di quei test. Avrei potuto interromperli, ma avremmo perso un altro e fermato un ciclo virtuoso. La prossima prova sarà  inattaccabile». Ripartono le università  con le tasse aumentate. «Noi non le abbiamo aumentate, non so i singoli atenei». Neppure per i fuori corso? «Gli studenti lavoratori pagheranno meno degli altri, come sempre. Gli studenti che prolungano gli studi per vari motivi, e io non li chiamo bamboccioni, avranno un aumento di cento euro il mese solo se superano la soglia dei 90 mila euro familiari». Porterà  avanti la questione dei prestiti d’onore agli universitari? «Sì ispirandomi ai paesi asiatici, negli Stati Uniti i prestiti sono troppo onerosi. Si inizierà  a restituire dopo aver trovato lavoro e per cinque stagioni». Ministro, come sarà  la scuola del futuro? «Presente nell’intera vita di una persona. Chi lavora deve tornare a studiare, aggiornarsi. Basta una volta a settimana. E dovrà  usare di più gli strumenti del sabbatico, rappresentano il distacco, il rinnovamento».


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