Riti Globali

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Molti anni fa, facevo ricerche per trovare concetti e nomi nuovi per i cosmetici. Allora non lo sapevo, e tuttavia contribuivo anch’io a creare un mitoide, per usare il neologismo utilizzato nel brillante saggio di Marino Niola. I mitoidi sono dei miti in miniatura, più effimeri rispetto ai miti classici dell’antica Grecia. Nel mio caso, si lavorava sul corpo come strumento di seduzione. I tatuaggi, il corpo, la magrezza, la giovinezza e la seduzione, sono cinque dei ventitré “miti d’oggi” analizzati da Niola. Si tratta di oggetti, eventi, o stati di cose che innescano desideri o repulsioni, comunque attenzioni ed emozioni sproporzionate. Sono più di “qualcosa alla moda”, sono i contrassegni del contemporaneo. Niola li ha chiamati mitoidi alludendo agli asteroidi, che brillano e scompaiono, mentre le costellazioni di astri durano in eterno, come i miti classici. Niola non adotta la snobistica tecnica del tipo: “guarda come riesco a sfatare il mito!”. Da perfetto antropologo, egli mostra in modo convincente come si tratti di narrazioni e metafore complementari alla razionalità  dominante. Un altro punto è essenziale: il mito d’oggi suscita emozioni fino a quando si ignora chi, come e quando lo abbia costruito. Di questo mi ero reso conto ai tempi delle mie collaborazioni alla “costruzione della bellezza”. Quando si cerca di rendere affascinante un prodotto – sia esso un’auto, un vestito, o un cosmetico – e si seguono in dettaglio tutte le tappe del processo, dall’idea iniziale fino alla realizzazione finale (evento, pubblicità , media, e così via), ci si accorge di un effetto curioso. Chi segue a ritroso tutto il processo di costruzione non viene abbagliato, affascinato o sedotto dall’esito finale. L’efficace testimonial di un “mitoide” – la/il signorina/o con quell’abito, quel profumo, o quell’auto – deve piovere dal cielo bell’e fatto. Claude Lévi-Strauss ha ben spiegato come non siano gli uomini a pensare e costruire i miti. Al contrario, sono i miti a fabbricare gli uomini, quando questi vi partecipano.
Il corpo è un tipico generatore e moltiplicatore di mitoidi. Ai miei tempi bastavano arricchimenti cosmetici. Oggi tutto il corpo è da decorare (tatuaggi), rifare (chirurgia), o plasmare: diete, spa, cibi “naturali”. Il corpo come ossessione e come perno della seduzione.
I miti d’oggi non hanno a che fare soltanto con la seduzione e i desideri. Purtroppo ritroviamo un legame anche tra i miti classici e i drammi dei “mostri”
odierni. Medea, ripudiata dal marito Giasone, uccide la futura sposa di Giasone e i suoi due figli, privandolo così della discendenza. Oggi l’opinione pubblica si appassiona a un grande vicenda giudiziaria come la tragedia di Cogne. Nell’Edipo resi narrano le conseguenze della profezia dell’oracolo di Delfi: il re di Tebe avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Ricordate il caso di Pietro Maso? E, infine, le vicende di Sarah Scazzi non sono forse il ricalco del mito di Filomela, violentata da Tereo, sposo di sua sorella? Filomela chiede l’aiuto degli dei, e questi trasformano Tereo in un’upupa e le due sorelle in un usignolo e una rondine.
Grandi tragedie del passato classico e dell’oggi: una madre uccide i propri figli, un figlio ammazza i genitori. Forse l’elemento di novità  è la presenza dell’assurdo: un uomo piazza una bomba davanti a una scuola e uccide una ragazzina (Brindisi, 19 maggio). A caso, e senza un perché evidente. L’incertezza creata dagli uomini è il marchio della contemporaneità . I miti classici avevano tutti un senso, di qui la loro funzione liberatoria, catartica.
Il saggio di Niola ha un grande pregio. A una prima lettura ci restituisce il profilo di ventitré paradigmi, ventitré fenomenologie, ciascuna di per sé divertente e appassionante. Eppure Niola è più profondo, e ci offre un’altra lettura possibile. Consideriamo i ventitré miti d’oggi nel loro complesso. L’incantesimo presente in ciascuno di essi svanisce. E il lettore si pone una domanda inevitabile: da dove traggono origine i miti
contemporanei, di che pasta sono fatti?
A me sembra che molti di questi vengano da due grandi fabbriche. Entrambe le fabbriche sono state fondate in Gran Bretagna, la prima nell’Ottocento, la seconda nel Novecento, per poi invadere il mondo con prodotti sempre nuovi. E tuttavia l’ispirazione è sempre quella dei fondatori: Charles Darwin, che ha portato l’uomo nella natura, e Alan Turing, che ha concepito la possibilità  di andare oltre la natura, dotando la mente di protesi artificiali (Blog, Card, I-Life, Nuvole digitali e Twitter sono altri cinque miti d’oggi esplorati da Niola).
A Darwin dobbiamo l’erosione progressiva della coppia anima/ mente. L’anima è ormai svanita da un pezzo. Il nostro corpo animalesco (in senso buono, darwiniano, e includendo anche il cervello) ha messo sulla difensiva la mente, e questa ha dovuto chiedere aiuto alle protesi artificiali. Qui entra in campo l’altra fabbrica, quella immaginata da Turing, che ha costruito gli I-oggetti (I-phone, I-pad), ed anche una grande rete, un luogo impalpabile, sospeso nell’etere, che si carica di tutte le nostre conoscenze. È un misto tra il motore immoto di Aristotele e una Sfinge capace di rispondere immediatamente alle domande di miliardi di persone. La superproduzione odierna di mitoidi trae origine proprio dalla connessione permanente con la rete. Google e Wikipedia sono diventate la memoria collettiva di un mondo senza collettività . Ciascuno vi accede individualmente, e ciascuno contribuisce alla crescita della nuvola, unica speranza e garanzia d’immortalità . Nel breve periodo concessoci sulla terra, cerchiamo di costruire la nostra eternità : se siamo operosi, la rete ci ricorderà  ai posteri.


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