Medici di base, ok alla riforma ma i dottori degli ospedali bocciano i limiti all’attività  privata

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Avanti con gli ambulatori aperti 24 ore al giorno. I medici di famiglia apprezzano le misure del decretone sanità  che li riguardano. «Per noi è la riforma più importante dal 1980 ad oggi», si spinge a dire Giacomo Milillo, il segretario della Fimmg, il sindacato di categoria con più iscritti. Sono decisamente meno soddisfatti i camici bianchi ospedalieri per le norme sull’intramoenia che andrà  svolta in strutture comprate, affittate o convenzionate dalle aziende.
Il cambiamento che inciderà  di più sui cittadini, tra tutte le norme dell’atto che il ministro Renato Balduzzi porterà  venerdì in Consiglio dei ministri, è quello sugli studi dei medici di famiglia. Si prevede la creazione di gruppi di professionisti – che potranno lavorare anche con pediatri, guardie mediche, specialisti e infermieri – che gestiranno insieme strutture aperte tutto il giorno, dove gli assistiti troveranno sempre una risposta a molti dei loro problemi di salute. Se non sarà  il loro dottore a dargliela, ci penserà  un altro medico del maxi ambulatorio. A qualsiasi. «Stimiamo che per mandare avanti questi studi ci vogliano 15-25 dottori spiega Milillo – Siamo contenti che il decreto raccolga le nostre proposte di rifondazione della professione del medico di famiglia ». I medici di famiglia di recente hanno polemizzato duramente con Balduzzi per la norma che li obbliga a scrivere il principio attivo dei farmaci sulle ricette e non più il nome commerciale. «Non facciamo ripicche, quella legge non ci piace ma questa ci va bene – spiega Milillo – Certo, non escludo che i singoli medici, dopo anni di frustrazioni e di manovre che hanno cercato di condizionare la loro attività , siano un po’ diffidenti, però la strada è quella giusta». Con gli ambulatori strutturati in modo diverso i dottori potranno dedicarsi anche
alla medicina di iniziativa, «cioè potremo essere noi a contattare i pazienti, ad esempio cronici, per sincerarci che seguano le terapie facciano gli esami». La novità  sarà  a costo zero. «Anzi se lavoriamo bene, con il tempo – dice Milillo vedremo una diminuzione del-l’attività  degli ospedali, e quindi una riduzione di spesa. Certo, a quel punto le risorse andranno spostate sulle nostre strutture».
Sul fronte ospedaliero c’è meno soddisfazione per la norma sui medici dipendenti del servizio pubblico, quella sulla libera professione intramoenia. I dottori che continueranno a farla fuori dagli ospedali, ma in strutture comunque convenzionate dalla Asl, saranno controllati con una sorta di “tele lavoro”, tramite il computer. «Intanto le cose non mi sembrano molto diverse da prima – spiega Costantino Troise del sindacato Anaao – Siamo d’accordo sulla questione telematica, il punto però è capire se le Asl hanno gli spazi chiesti dalla legge, separati e distinti, per permettere ai professionisti di fare intramoenia negli ospedali. In molte Regioni non ci sono». A Massimo Cozza della Cgil non piace la possibilità  data alle amministrazioni di sperimentare comunque convenzioni con i privati. «Non ci sono grossi cambiamenti, il provvedimento ha troppe deroghe. I principi di trasparenza e tracciabilità  vanno bene ma non si può lasciare ancora la possibilità  al medico di allontanarsi
dal pubblico».


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