Scontro con indios e fondi pensione la doppia sfida di Enel in Sudamerica

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I fondi pensione si oppongono a un aumento di capitale da 8 miliardi che servirebbe per recuperare risorse destinate, tra l’altro, alla realizzazione di grandi impianti idroelettrici, dalla Patagonia alla Colombia. Ma contro i quali sono già  scesi in piazza indios e contadini appoggiati dalla chiesa locale, che accusano la società  italiana di «depredare» le risorse locali e di alterare gli equilibri naturali dei territori.
Un primo tentativo per sbloccare la soluzione è andato in scena mercoledì scorso. Ma a Santiago, il cda di Enersis si è concluso con un nulla di fatto. La società  cilena fa parte di Endesa, l’utility spagnola che dal 2007 è sotto il controllo di Enel. Enersis è stato scelto per diventare il fulcro di tutte le attività  nel continente sudamericano del gruppo guidato da Fulvio Conti. Una operazione che passa per un aumento di capitale da 8 miliardi: 4,9 sono a carico di Endesa e verranno coperti conferendo una dozzina di partecipazioni di società  sparse per tutto il Sudamerica. Il resto tocca ai soci minori i quali verranno chiamata a partecipare per 3,12 miliardi.
Qui scatta l’opposizione di tre fondi pensione cileni che messi insieme detengono il 13,3% della società . Non tanto per il progetto industriale, quanto per la valutazione che Endesa ha dato alle sue partecipazioni. L’operazione consente sia di semplificare la catena societaria in modo da creare un’unica azienda che diventerà  il numero uno per la produzione e vendita di energia dallo stretto di Panama a quello di Magellano. E i soldi freschi dei soci di minoranza garantiranno i nuovi investimenti, oltre che ad abbassare il debito di Endesa e quindi anche di Enel. E proprio su questo punto che i fondi pensione sono riusciti a bloccare l’aumento, per il timore che le risorse servano più a risolvere i problemi di Enel che a finanziare gli investimenti. Dopo aver ottenuto che non ci sarà  alcun dividendo straordinario (che sarebbe servito per portare risorse alla capogruppo) gli advisor di Enel, Jp Morgan e Mediobanca, stanno trattando per arrivare a un nuovo accordo sulla valutazione degli asset conferiti da
Endesa in tempo per l’assemblea dei soci prevista a inizio settembre.
Tutto fa pensare che con i fondi una soluzione si troverà : mentre, per ora, l’opposizione delle popolazioni locali ai progetti di Endesa non accetta compromessi. In Cile, oltre alla costruzione di quattro impianti in Patagonia, le proteste coinvolgono la realizzazione di un elettrodotto lungo 2mila chilometri necessario per portare l’energia nella zona più industriale a nord del paese. In Colombia, gli indios non vogliono che venga alterata l’economia di una valle che verrebbe spazzata via dall’invaso. Mentre in Guatemala, gli indios hanno avanzata la richiesta per ottenere il 20% degli utili che verranno realizzati con gli impianti idroelettrici. Troppo, ha risposto Enel. E il braccio di ferro continua.


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Letta ha annunciato che il prossimo impegno del governo, se resterà in piedi, sarà un grande programma di privatizzazioni, cioè di svendita di quote di aziende statali e di misure per costringere i Comuni a disfarsi del loro residuo controllo sui beni comuni e sui servizi pubblici locali. Il tutto, naturalmente, per far quadrare i bilanci, abbattere il debito pubblico e riportare il deficit (che ormai viaggia verso il 3,5% del Pil) entro il margine “prescritto”.

La partita (già  iniziata) dei tassi

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