«Niente Iva sulle grandi opere» Ipotesi del governo, sì di Squinzi

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RIMINI — Il consiglio dei ministri di domani sarà  in gran parte dedicato alla crescita e una delle idee che verrà  discussa sarà  la defiscalizzazione dell’Iva per le opere infrastrutturali in project financing. Uno sgravio che vale circa 50 miliardi di euro nell’arco di una decina d’anni. Lo ha annunciato il responsabile delle Infrastrutture, il viceministro Mario Ciaccia, al Meeting di Rimini, spiegando così i suoi «compiti a casa». Questa novità  insieme aiproject bond — sempre per i lavori cantierabili — le cui caratteristiche sono state definite con un decreto settimana scorsa, potranno essere tra i ricostituenti che il governo sta mettendo in rampa di lancio per entrare in concreto nella fase «sviluppista».
Immediato il plauso della Confindustria e dei costruttori dell’Ance. In un messaggio scritto, trovandosi ancora negli Stati Uniti per un periodo di vacanza-lavoro, il presidente degli imprenditori Giorgio Squinzi condivide il progetto del governo di «puntare in modo deciso sull’utilizzo della fiscalità  come leva per favorire gli investimenti in infrastrutture che potrebbe avere un impatto sul Pil di 5-6 punti entro il 2020». Analogo commento positivo per i project bond che «pongono l’Italia all’avanguardia tra i Paesi Ue nell’attuare le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno». Un cambiamento di marcia, dunque, di Confindustria piuttosto tiepida finora sull’azione economica del governo, troppo sbilanciata sul risanamento.
Con questa nuova apertura di credito e di fiducia, che si sposa con quella delle agenzie di Moody’s e Fitch, si apre dunque domani il primo consiglio dei ministri del dopo ferie, in una atmosfera decisamente costruttiva, anticipata dal premier Mario Monti col suo intervento di domenica a Rimini in cui annunciava l’uscita dal tunnel. Non ci sarà  tuttavia solo la crescita nell’agenda del governo. In una nota diffusa in serata, Palazzo Chigi precisa che all’ordine del giorno sono previsti tre decreti presidenziali con l’autorizzazione al ministero dell’Istruzione ad assumere dirigenti scolastici, docenti, personale tecnico-amministrativo e nuove norme di valutazione in materia di istruzione e formazione. Forse si annida in questi passaggi burocratici una parte del «Piano Monti» per i giovani che punta al rilancio dell’apprendistato come già  fece la Germania nel 2002.
L’impianto per la crescita è un malloppo piuttosto corposo in parte illustrato dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera l’altro giorno. Si va dall’accelerazione della famosa agenda digitale per ridurre il gap col resto d’Europa e la diffusione della banda larga, alle start-up per le imprese, alla semplificazione burocratica ed amministrativa. Ma un passaggio è possibile anche su altri temi meno pronti, come la riforma fiscale e del catasto, le dismissioni del patrimonio immobiliare e quindi l’«ideona» — semmai prenderà  forma — per ridurre il debito pubblico. Poi entro settembre dovrà  partire la seconda tranche della spending review messa a punto dal duo Giarda-Bondi e il Piano Amato per la sforbiciata ai contributi ai partiti. La logica, come si evince dall’agenda e dalle dichiarazioni dei ministri, è quella del cantiere aperto e grande importanza avrà  l’appuntamento già  fissato con gli imprenditori e le banche per il 5 di settembre a Palazzo Chigi.
Entrando nei particolari della defiscalizzazione, ieri Ciaccia ha spiegato che riguarderà  «quei progetti che oggi non sono bancabili per l’attuale regime fiscale». Non sarà  comunque una passeggiata. Gli ostacoli principali stanno nel convincere la Ragioneria dello Stato che non ci sarà  alcun aggravio sui conti pubblici e Bruxelles che non si tratta di aiuti impropri. Ciaccia ha studiati i dettagli ed è sicuro di ottenere il via libera. «Anche perché — afferma — senza i bonus fiscali queste opere non partono, bisogna avere più coraggio e smetterla di cercare copertura di minori entrate». Questa è una operazione che si può spalmare su tutti i 300 miliardi di euro di opere programmate entro il 2020, mentre per i project bond l’emissione dovrebbe valere 25-30 miliardi.


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