I sindaci nuovi eroi di Spagna “Salviamo la gente comune e Rajoy pensa alle banche”

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HORNACHUELOS (ANDALUSIA) – Ma Hernan Sanchez, 23enne studente di storia che guida la lunga fila della “Marcha Obrera” contro i tagli imposti dello sceriffo di Nottingham (alias Mariano Rajoy), non scherza. La Spagna in crisi finanziaria e d’autostima ha bisogno di eroi. E due file dietro di lui — «Encantado, Juan Manuel Sanchez Gordillo», saluta con un sorriso in mezzo al barbone carismatico — c’è il simbolo vivente della nuova spina del fianco del governo di Madrid: i sindaci che rubano ai ricchi per dare ai poveri. Sanchez Gordillo — da trent’anni primo cittadino di Marinaleda, tremila anime e zero disoccupati grazie a una cooperativa agricola dove tutti guadagnano 47 euro al giorno — ha dato il “la” pochi giorni fa. Armato di un ordigno non previsto dalla Convenzione di Ginevra («tre carrelli del supermercato!», ride accarezzando la Kefiah) ha guidato il blitz in un iper di Ejia dove «sono stati prelevati senza pagare » — ammette — latte, lenticchie e pane da distribuire a una trentina di famiglie di disoccupati di Siviglia. Gli emuli però non gli mancano, in una Spagna dove la bandiera del partito anti-austerità  â€” con gli Indignados in pausa estiva e i sindacati un po’ in crisi d’identità  â€” è finita sempre più spesso in mano agli enti locali.
«Lasciamo stare Robin Hood. Noi siamo solo gente che cerca di fare bene il suo mestiere. E con questi chiari di luna non si può certo dire che il lavoro ci manchi », dice Roberto Carlos Garcia, giovanissimo sindaco di Peligros, diventato per tutti qui a due passi da Granada l’angelo custode dei “dannati del mutuo”. La bolla immobiliare ha lasciato una ferita che non si riesce a rimarginare: uno spagnolo su quattro non ha lavoro. Trentocinquantamila famiglie sono senza casa e ogni giorno altre 500 vengono sfrattate dalle banche. Garcia, nel suo piccolo, si è messo dalla parte dei più deboli («alle banche ci pensa la Ue, regalando a Rajoy 100 miliardi per salvarle »): ha ordinato alla polizia locale di non eseguire le ingiunzioni di sfratto. Garantisce assistenza legale a chi rischia di essere buttato fuori di casa. E quando la CajaGranada ha cercato di dribblare i suoi provvedimenti, ha ordinato di chiudere tutti i conti del Comune presso le sue agenzie. «Siamo il paese di Don Chisciotte. Ma se non c’è qualcuno che inizia a lottare contro i mulini a vento, alla fine non si vince nessuna guerra», filosofeggia Hernan mentre la Marcha Obrera, dopo 8 km sotto il solleone, fa tappa a Posadas per riposare al fresco (si fa per dire, ci sono 42 gradi) lungo la riva del Guadalquivir. I fatti gli danno ragione. L’esempio di Garcia ha convinto il governo andaluso — titolare del non ambitissimo record nazionale dei senza-casa — a varare un giro di vite anti-sfratti. E ogni tanto la rivolta che parte dal basso riesce a far sentire la sua voce fino alla Moncloa: Mariano Rajoy è stato costretto a prorogare in zona Cesarini il sussidio di disoccupazione da 400 euro al mese per chi non ha lavoro da più di due anni. La lettera inviata a Re Juan Carlos dalle migliaia di cittadini di Vigo finiti sul lastrico dopo essere stati “forzati” dalle Casse di risparmio locali a comprare loro azioni privilegiate («abbiamo mandato in fumo i risparmi di una vita») ha obbligato il governo a mettere a punto una legge ad hoc.
«Ma sono vittorie di Pirro e temo che il peggio debba ancora venire», dice Garcia. E’ probabile. La prossima settimana entrerà  in vigore l’aumento del 3% dell’Iva imposto da Bruxelles in cambio del salvagente alle banche. I tagli al welfare lasceranno senza assistenza dal primo settembre gli immigrati senza documenti. Madrid, come Atene, è stritolata da un circolo vizioso in cui austerità  e recessione si autoalimentano e lo spettro del “Rescate” — quella richiesta d’aiuto alla Troika che l’orgoglio iberico cataloga alla voce “fumo negli occhi” — è sempre più concreto.
«Il ministro all’Economia Luis De Guindos ha discusso con Bruxelles un piano di salvataggio da 300 miliardi», hanno confessato alla Reuters fonti Ue. Il povero Rajoy — che in campagna elettorale aveva promesso di non alzare le tasse (già  fatto e alla grande) e di non toccare le pensioni (rischia di doverlo fare tra poco, c’è un buco potenziale da tre miliardi) — vorrebbe evitare di passare alla storia come il premier che ha ceduto la sovranità  di Madrid a Ue, Bce e Fmi. «Io sono stato esiliato in Cecoslovacchia per vent’anni durante il franchismo, dopo che i fascisti avevano ucciso mio padre a due passi da qui — dice Carlos Galan, bandiera giallorossa in mano, arrivato fino al Guadalquivir malgrado i suoi 83 anni — E’ da allora che non ricordo un momento così brutto per il paese». I Robin Hood iberici continueranno la loro battaglia senza archi e frecce. Ma per salvare la Spagna, è l’incubo di Rajoy, serve un’altra arma: quello scudo antispread che rischia di consegnare il futuro del paese nelle mani della Troika.


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