ADDIO A SERGIO TOPPI FUMETTISTA LIBERO

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È morto ieri, in un ospedale di Milano, Sergio Toppi, uno dei grandi del fumetto italiano, ammirato in tutto il mondo. Il tumore che lo aveva colpito non gli ha impedito negli ultimi anni di partecipare, con il suo caratteristico, calmo entusiasmo, a mostre, premiazioni e a nuovi progetti editoriali.
Era nato a Milano nel 1932 e aveva abbracciato il fumetto dopo aver abbandonato la medicina. Il suo esordio è sulle pagine dell’Enciclopedia dei ragazzi della Mondadori quando ha 22 anni. Per gli adolescenti continuerà  a disegnare sul Corriere dei Piccoli e sul Messaggero dei ragazzi.
Da segnalare anche il suo passaggio nel mondo della pubblicità , attraverso il rapporto con lo Studio Pagot, per il quale collaborò ai Caroselli del pulcino Calimero. Anche i suoi disegni commissionati di allora, pur raggiungendo la finalità  per cui erano richiesti e realizzati, portano inconfondibilmente il suo segno.
Il pubblico più adulto lo incontra a partire dagli anni Settanta, su Linus, Alteralter, Il Mago, L’Eternauta, e, soprattutto, sul primo albo di Un uomo un’avventura,
la collana che Sergio Bonelli inventa, anticipando l’era dei romanzi a fumetti, proprio per lavorare con i disegnatori a lui più cari. Ed è stranissimo questo connubio, perché Bonelli è sempre stato il fautore della vignetta orizzontale, dello schema fisso, del fumetto facile da leggere. Sergio Toppi è stato invece proprio colui che tutto questo ha voluto mettere consapevolmente in discussione.
Lui amava spesso disfarsi delle vignette proprio per permettere all’occhio del lettore di trovare la strada per la narrazione in uno spazio libero, dove le figure in primo piano sono importanti quanto gli sfondi, in cui ogni tratto di pennino sembra nascondere qualche mistero da capire. Per questo Toppi amava le pagine libere: perché così il lettore poteva perdersi nel suo tratto senza avere l’urgenza della lettura, senza doversi spostare, spinto dalla trama, nel riquadro successivo. Portando avanti questo suo “stile verticale” (quando ha potuto, naturalmente, altrimenti adeguandosi alle necessità  editoriali) Toppi ha realizzato alcuni capolavori del fumetto, come
Sharaz-de (ispirato alle storie delle Mille e una notte) e la serie del Collezionista, che vede come protagonista un signore pronto a tutto pur di portare a casa pezzi preziosissimi, quasi introvabili. In un certo senso era un suo ritratto.
Anche Toppi era affascinato dagli oggetti introvabili, dalle domande senza risposta, dalla ricerca pura. «È anche per questa ragione che è bello disegnare », ha detto in un’intervista: «è bello immaginare delle risposte a interrogativi che, generalmente, non ne hanno». Spinto dalla sua personale ricerca Toppi continuava a disegnare e inventare storie: con la “colpa” (sempre meno grave per un autore di fumetti) di non aver voluto inventare un personaggio “seriale” che lo rendesse riconoscibile al grande pubblico (così come Dino Battaglia, altro grande del fumetto, suo fraterno amico).
Toppi è stato un artista tanto curioso del mondo, quanto timido di fronte all’ammirazione dei suoi lettori: forse solo nell’ultima parte della sua vita aveva cominciato ad accettare quest’idea, apparendo in pubblico più volentieri e abituandosi a essere amato.


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