La Birmania ha abolito la censura

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Il governo della Birmania, guidato dal presidente Thein Sein, ha abolito la censura per i giornali del paese. Lo ha annunciato Tint Swe, il ministro dell’Informazione: «La censura che è stata applicata dal 6 agosto 1964 si conclude dopo 48 anni e due settimane da quel giorno». Concretamente, da oggi i giornalisti non dovranno più sottoporre i loro lavori al controllo preventivo del dipartimento governativo che fino a ieri controllava e se necessario censurava il materiale non gradito impedendone la pubblicazione. Un funzionario del governo ha precisato però all’agenzia di stampa AFP che per il momento i film rimarranno sotto il controllo del ministero. Ai giornalisti birmani è stato dato negli ultimi anni il permesso di scrivere su temi sociali e politici delicati, seppur con delle linee guida: una pratica vietata in passato dalla giunta militare. La censura riguardava circa 300 giornali e riviste del paese che da oggi potranno stampare senza una censura preventiva. Le restrizioni sono state abolite anche per circa 30 mila siti internet: l’accesso è ora libero, anche per quanto riguarda gli articoli che trattano i temi politici. Alcuni giornalisti hanno detto di essere comunque “preoccupati” per il loro lavoro perché il governo continuerà  a fare dei controlli dopo la pubblicazione dei giornali. E il rischio di subire procedimenti penali ancora esiste. «Quando abbiamo iniziato la riforma dei media nel giugno del 2011 avevamo intenzione di abolire la censura sulla stampa entro un anno», ha detto Ye Htut, un funzionario del ministero dell’Informazione. Questa nuova norma fa parte del processo di riforme che la Birmania ha messo in pratica dopo che la giunta militare che guidava il paese è stata sostituita da un governo nominato, formato anche da esponenti civili, che ha approvato molte nuove incoraggianti riforme. A parte il ministero della Sanità , il ministero dell’Educazione e il ministero del Lavoro, infatti, tutti gli altri sono rappresentati da ministri ex ufficiali dell’esercito, compreso l’ex generale Thein Sein, oggi presidente della Birmania.


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