“Oltre la crisi c’è il futuro dell’Unione i cittadini dovranno esprimersi sull’euro”
ROMA — «È arrivato il momento di alzare lo sguardo oltre la crisi, di affrontare con maggiore attenzione, anche critica, un dibattito profondo in Italia su quello che deve essere l’Unione europea del domani. Ed è chiaro che durante e al termine di una simile riflessione il Parlamento e i cittadini dovranno essere chiamati ad esprimersi». In questi giorni di brevi vacanze e di relativa quiete sui mercati il premier Mario Monti e il suo ministro agli Affari europei hanno portato avanti una riflessione partita già da mesi. Lo testimonia lo stesso Enzo Moavero, da novembre negoziatore italiano dei grandi dossier che hanno dominato la politica continentale. «Anche da noi serve una riflessione matura sull’Europa che vogliamo», spiega. Certo, l’emergenza crisi non è finita e continuerà a calamitare l’attenzione dei prossimi appuntamenti a Bruxelles. Con annesse diatribe e divisioni tra Europa del Nord e nazioni mediterranee. Ma la politica e l’opinione pubblica italiana, è il ragionamento di Moavero, non possono farsi trovare impreparate quando saranno chiamate ad esprimersi su decisioni che impatteranno sui poteri delle istituzioni nazionali e dunque sulla vita dei cittadini. Un vero e proprio «appello» affinché vengano abbandonati «europeismo di maniera e antieuropeismo della delusione» e si rifletta «nel modo più aperto e democratico possibile » sul futuro oltre la crisi.
È il momento giusto per farlo. A ottobre il presidente del Consiglio europeo, Hermann Van Rompuy, metterà sul tavolo il rapporto sul futuro dell’Unione che sta preparando insieme a Draghi, Juncker e Barroso. Un documento che i governi dovranno approvare a dicembre e che aprirà a nuovi equilibri tra istituzioni nazionali ed europee. Si parla di Unione bancaria, Unione di bilancio ed Unione politica. In poche parole, più poteri a Bruxelles su economia e manovre nazionali in cambio di ‘emissioni di debito comune’ che potrebbero includere anche gli Eurobond. Una nuova governance dell’euro evocata per prima proprio dalla Cancelliera Angela Merkel per rinforzare la moneta unica.
Un processo all’interno del quadro attuale dell’Unione o con modifiche ai Trattati Ue. Cambiamenti che andrebbero votati dai parlamenti nazionali e con molti paesi che chiederanno ai loro cittadini di esprimersi tramite referendum. Di questo si sta parlando anche in Germania nonostante la Costituzione, come quella italiana, non preveda il voto popolare per l’approvazione di nuove regole Ue. E di fronte a novità di tale portata
non è impensabile che si arrivi ad immaginare un referendum pan-europeo o almeno voti parlamentari o consultazioni nazionali da celebrare tutti lo stesso giorno.
Per questo Moavero sottolinea che «la questione ormai sta emergendo in tutta Europa». In Germania, appunto, con un dibattito intenso e ricco di sfumature sull’ancoraggio democratico della Ue, sull’euro e sul rapporto tra sovranità e solidarietà . O in Francia, dove si vaglia l’opportunità di cedere nuovi poteri a Bruxelles (tema delicato a Parigi) in cambio di una governance che renda più forte la moneta unica.
«Anche noi – esorta Moavero – dobbiamo approfondire il dibattito su questi temi nelle sedi appropriate, il Parlamento, le forze politiche e i media, in modo da coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini in una discussione trasparente e democratica, critica e propositiva». Per capire meglio «cosa non ci soddisfa dell’Europa attuale e cosa vorremmo cambiare per essere disposti a condividere più sovranità nell’ambito della casa comune europea». E poco importa se decisioni così cruciali arriveranno dopo la scadenza naturale del governo Monti. «Iniziamo a parlarne in maniera ben strutturata, senza remore. Pensiamo insieme il nostro futuro come italiani e come europei, guardando oltre la crisi e traendo spunto da ciò che ci sta mostrando e insegnando». Al governo non sfugge che una riflessione così significativa e un voto popolare sull’Europa potrebbero avere esiti imprevedibili. «Certo – osserva Moavero – il dibattito deve essere aperto e chiaro. Ma se si pensa che questa Unione vada cambiata occorre suggerire come e in quali aspetti: se si pensa che la strada dell’integrazione sia superata o sia andata oltre il necessario, bisogna indicare la via alternativa ». Va tenuto presente cos’è l’economia
globale, «un terreno competitivo di grande aggregazioni, e cosa sono di fronte a questi grandi blocchi i singoli stati europei». Ben poca cosa. Invece si può decidere di riformare le istituzioni dell’Unione, «renderle più efficaci, democratiche e funzionali al servizio del primo Pil aggregato del mondo ». Infatti nel campo economico, e non solo, l’Ue è da primato, un po’ come mostrato dal medagliere olimpico. «Se guardi i singoli stati europei vedi anche buoni risultati, ma comunque a comandare restano Usa, Cina e gli altri grandi del mondo. Se invece sommi le medaglie dei 17 di Eurolandia arrivi secondo e se metti insieme quelle dell’Unione a 27 sei primo». A patto di mettersi tutti d’accordo sull’Europa del futuro.
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