SE LA FANTAPOLITICA CONQUISTA I FRANCESI

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PARIGI – È uno dei libri più attesi della rentrée letteraria francese, che come ogni anno si materializza dopo l’estate con una valanga di titoli, circa seicento all’ultimo conto.
Rien ne se passe comme prévu, nulla va come previsto, è il racconto di Laurent Binet, scrittore embedded nella squadra elettorale di Franà§ois Hollande. L’autore quarantenne si era fatto notare con HHhH, pubblicato in Italia da Einaudi, nel quale mischiava la rievocazione dell’attentato a Reinhard Heydrich al suo lavoro di scrittura e ricerca d’archivio. Un romanzo storico molto originale che era piaciuto alla giornalista Valérie Trierweiler, incidentalmente compagna di Hollande. È grazie a lei che Binet è stato introdotto nel cerchio ristretto del candidato, laddove nessun giornalista poteva arrivare.
Il risultato è un diario un po’ stralunato di un infiltrato in quella macchina infernale che è la corsa per l’Eliseo. Leggendo gli estratti pubblicati da Nouvel Observateur
in copertina si percepisce la militanza di Binet, che narra in prima persona, ed è combattuto per la simpatia con il gauchiste Mélenchon ma si convince alla fine a votare Hollande, forse con calcolo egoistico: un candidato perdente sarebbe stato sicuramente meno vantaggioso dal punto di vista commerciale. Rispetto ai tanti piccoli aneddoti svelati in L’alba, la sera o la notte, il ritratto che la drammaturga Yasmina Reza aveva dedicato a Nicolas Sarkozy, il diario di Binet è deludente. Mentre Sarkozy era un uomo vulcanico, atipico, sicuramente carismatico, Hollande si è imposto con lo slogan di “Président Normal” e ha fatto dell’autocontrollo la sua regola di vita. Reza aveva raccontato di un ballo improvvisato con il futuro Presidente, mentre Binet cita un bacio sulla guancia con il socialista la sera della vittoria. Nessuna rivelazione o pettegolezzo politico su Hollande “segreto”, se non qualche insulto proferito contro i suoi avversari e il rapporto quasi morboso con Trierweiler.
Non è sicuro che Rien ne se passe comme prévu, 290 pagine, in uscita per Grasset il 22 agosto, replicherà  il successo del libro di Reza, che nel 2007 aveva superato centomila copie in un solo weekend. Mentre Reza aveva immaginato un ritratto «più umano che politico », Binet ha fatto il contrario. La letteratura politica o di fantapolica resta comunque un genere molto frequentato in Francia. Tra i titoli più venduti dell’estate ci sono Le Monarque, son fils et son fief, dedicato alle guerre di potere nel feudo di Sarkozy, e Les Strauss-Kahn, inchiesta romanzata sulle perversioni e le disavventure di Dsk. I casi di scrittori che hanno rivestito per qualche settimana o mese i panni dei cronisti politici non mancano. L’esempio che ha ispirato molti, citato anche da Binet come modello, è il romanzo-reportage di Hunter S. Thompson
Fear and Loathing: on the campaign trail ’72 sulle primarie democratiche americane, mentre David Foster Wallace aveva scritto nel 2000 Up, Simba,
un racconto dedicato alla campagna dell’allora sfortunato candidato repubblicano, John McCain. In Francia è una tradizione che risale idealmente alle memorie di Saint-Simon alla corte di Luigi XIV. La trasposizione romanzesca di un personaggio politico non sempre riesce, come capita con Hollande. Può dipendere dall’epoca, dal protagonista scelto o, forse, solo dalla bravura dello scrittore.


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