La Grecia lancia la caccia al migrante

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Il colpo d’occhio fa impressione: gruppi di decine di persone circondate da poliziotti in assetto da «lavoro», caschi e armi in pugno, mentre altri agenti controllano loro documenti e averi. Uomini e ragazzi, facce disperate e umiliate, vengono caricati sui cellulari e portati in qualche commissariato. Sono scene fotografate nel centro di Atene durante il fine settimana: è l’operazione denominata «Zeus Xenios», grazie a cui la polizia greca afferma di aver arrestato 6.000 stranieri illegali. Molti di loro sono stati poi rilasciati, ma circa 1.600, che non avevano documentazione regolare, saranno caricati su qualche aereo ed espulsi.
Un’operazione così massiccia ha suscitato forti critiche di Syriza, la coalizione della sinistra (che l’ha definita un «pogrom»). L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati si allarma: tra i fermati ci sono potenziali rifugiati, o comunque persone che se rimandate in patria rischiano la vita (L’Acnur chiede tra l’altro di sospendere le espulsioni verso la Siria). Si allarma anche l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim): la retata indiscriminata mette in pericolo il programma di rimpatri volontari che il governo greco aveva avviato con il sostegno dell’agenzia dell’Onu e dell’unione europea.
Ma l’operazione retata è stata difesa con forza dal ministro per l’ordine pubblico Nikos Dendias in una intervista trasmessa dal canale televisivo Ska௠lunedì sera. Il ministro ha detto che la Grecia deve difendersi da una «invasione» che «rischia di portare il paese al collasso». Ha insistito molto su questo concetto: la Grecia non vedeva un’invasione di queste proporzioni «da quella dei dori 3.000 anni fa ». E ha insistito sul fatto che il paese oggi non può permettersi questa massa di immigranti: sono «una bomba contro i fondamenti della nostra società  e dello stato», ha affermato Dendias – ed è arrivato a dichiarare che «il problema dell’immigrazione oggi è perfino più grave di quello finanziario».
Quelle facce disperate dunque sono una minaccia alla democrazia greca, più del debito, dei diktat della Banca centrale europea e dell’evasione fiscale: così almeno dice il ministro dell’ordine pubblico, e molti greci ne sembrano proprio convinti. L’immigrazione illegale e la criminalità  dovuta ai «clandestini», o il degrado di certi quartieri del centro di Atene e di altre città  greche, sono temi ampiamente sfruttati durante le campagne elettorali di maggio e giugno: e non solo dall’estrema destra come Alba dorata, il partito dai toni nazisti (che ha conquistato il 7% dei voti, 18 seggi parlamentari), ma dallo stesso partito conservatore «per bene», Nuova Democrazia del prtemier Antonis Samaras, che ha promesso di frenare l’immigrazione illegale. 
Non era chiaro ieri se e quante espulsioni sono state già  eseguite. Un gruppo di 88 pakistani è stato messo su un aereo e rimpatriati domenica (ma forse fanno parte di una retata precedente); altre espulsioni sono attese nei prossimi giorni, dice un ufficiale di polizia in modo anonimo al New York Times. 
L’immigrazione è forse il fenomeno peggio gestito dai governi che si sono susseguiti in Grecia nell’ultimo decennio, faceva notare un rapporto di Human Rights Watch lo scorso luglio (Hate on the Streets, 10 luglio 2012). Perché è vero che la Grecia ha una popolazione straniera notevole: gli immigrati regolari si avvicinano al milione, su un totale di 10 milioni di abitanti , e secondo cifre ufficiali ce ne sono almeno altri 350mila irregolari (ma molti sono convinti che siano ben di più e nell’aprile scorso funzionari governativi parlavano di un milione di «clandestini»: cifra aleatoria, che però rafforza l’idea di un’invasione).
La Grecia ha vissuto in tempi accelerati la parabola immigratoria comune all’Italia o alla Spagna. E’ successo tutto in meno di vent’anni: negli anni ’90 l’afflusso più ampio è arrivato dai Balcani, in particolare dall’Albania, e si calcola che la popolazione immigrata sia triplicata tra il 1991 e il 2001, fino a diventare il 7,3% dei greci). Poi dai primi anni ‘2000, la Grecia è diventata una delle principali vie d’accesso all’Unione europea per migranti e potenziali richiedenti asilo dall’Asia e dall’Africa, per via della sua lunga frontiera con la Turchia. Persone in fuga da crisi e conflitti, o da cataclismi e povertà : secondo Frontex, l’agenzia dell’Unione europea per controllare le frontiere, alla fine del 2010 la Grecia contava per il 90% degli ingressi irregolari nell’Unione.
Tutto questo però è stato gestito nel peggiore dei modi. Da un lato, il tentativo di blindare le frontiere (anche perché entrando nel sistema Schengen la Grecia è diventata una «frontiera esterna»): controlli draconiani, centri di detenzione per i malcapitati colti in flagrante. Insieme, la mancanza di una politica precisa verso i richiedenti asilo. Gran parte di coloro che arrivano in Grecia si sentono in transito, sperano di andare altrove in Europa. In ogni caso chiedere lo status di rifugiato ai sensi delle Convenzioni Onu è quasi impossibile in Grecia; nonostante una riforma avviata nel 2010 le procedure restano lentissime, alla fine del 2011 c’era un arretrato di 38mila domande. E il tasso di domande accolte è il più basso d’Europa: meno dell’uno per cento, cioè poche decine ogni anno. 
Soprattutto, alla politica delle frontiere blindate non si è accompagnata nessuna misura per gestire la presenza di un’immigrazione ormai inevitabile: nessuna porta chiusa ferma davvero chi ha motivi impellenti per fuggire, che siano conflitti o «motivi economici». Tanto più se c’è un mercato del lavoro pronto a sfruttare le loro braccia, meglio ancora se irregolari, da pagare poco e far lavorare tanto: dal bracciantato agricolo all’edilizia, al servizio domestico o nei bar e ristoranti. 
Così un’ampia popolazione straniera vive in quertieri poveri e degradati delle città  greche, o popola zone rurali altrimenti abbandonate. Ad Atene, intere zone del centro storico più degradato sono state poco a poco occupate da migranti in povertà  estrema. Gli abitanti originari hanno visto le loro strade cambiare aspetto, e certo la crisi economica che si è abbattuta su di loro non li spinge a guardare con solidarietà  i nuovi arrivati. «Nell’ultimo decennio la Grecia è diventata decisamente inospitale verso gli stranieri migranti», notava Human Rights Watch nel suo rapporto, impressionante elenco di aggressioni razziste. Sono comparsi gruppi di cittadini «vigilanti», manifesti anti-immigrati. Ci sono stati raid di picchiatori. Ora, con l’operazione «Zeus Xenios», il governo greco sembra voler compiacere tutto questo.


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