In assemblea nel campeggio vista mare gli studenti preparano l’autunno caldo

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OSTUNI (BRINDISI) â€” «Il seminario sul diritto allo studio? È all’area Gramsci e portatevi le sedie… ». Quaranta gradi all’ombra e una folla di studenti che prende appunti, in una piazzola polverosa sotto un gazebo bianco arroventato dal sole. Alle spalle il mare, pulito, con le bandiere blu. E una piscina che ha i simboli “No Tav” piantati sul trampolino. “Riot Village”, Ostuni, il campeggio studentesco più grande d’Italia. Prove di resistenza umana. Politica e vacanze. Se cercate i giovani del Movimento li trovate qui. Sembra strano ma è così. Tra un workshop sul futuro dell’Europa e un torneo di calcetto. Tra una serata funky e un corso Lgbt. Qualche albero. Poca ombra. Ogni anno arrivano in migliaia a parlare di scuola, di istruzione, qui nasce la protesta d’autunno. Facce di chi ha fatto l’alba. La crisi, le famiglie senza più reddito: costa dodici euro al giorno piazzare la tenda, ascoltare i concerti,
ballare sulla spiaggia, innamo-rarsi, conoscersi, ma provare, anche, a scrivere il futuro. Perché «quando il nemico è molto forte non basta vincerlo, bisogna saper sognare un mondo nuovo», portano scritto sulle magliette quelli del “Riot”. Sara e Andrea della Statale di Milano camminano abbracciati sulla spiaggia. Sara: «Ci siamo messi insieme qui, lo scorso anno, una notte. Adesso anche a Milano dividiamo una stanza». Chissà . Hanno dai 15 ai 30 anni, hanno fatto occupazioni, assemblee, cortei, fermato le città  contro la riforma Gelmini. Ma ciò che li aspetta ora è forse ancora più cupo e nebuloso.
Parla Federica Laudisa, sociologa dell’Osservatorio sul diritto allo studio di Torino: borse di studio, alloggi, finanziamenti, la situazione in Italia e quella in Francia, la relazione è rigorosa e amara quanto mai, gli studenti prendono appunti in costume da bagno, ci sono i “medi”, fanno il liceo, ci sono i “ grandi”, universitari, ventenni e oltre. Eccoli. Shorts e magliette. Divertirsi pensando. È sarcastico Antonio, fuoricorso di Caserta: «Noi non andiamo in vacanza dalla politica, a differenza dei parlamentari che farebbero bene a venire qui ad ascoltarci, perché saremo noi la grande questione sociale di questo governo. Non è soltanto un problema di tasse universitarie, è questione di sopravvivenza. E se non hai da mangiare, allora ti incazzi di brutto. Speriamo di fermarli prima…».
Tende canadesi e cucine
da campo. Dance-hall sulla spiaggia, il torneo di calcetto, 15 euro per una spesa collettiva che dura, miracolosamente, 10 giorni, workshop su lavoro e precarietà , cittadinanza e istruzione. Poi la sera il Music Festival: Folkabbestia e Asian Dub Foundation. «Difficilissimo alzarsi
presto per seguire i seminari», ammette Alessio Folchi, 19 anni, studente di Storia. Elena Monticelli fa parte di Link, sigla famosa del movimento, che insieme all’Uds, cioè l’unione degli studenti medi, compone la “Rete della conoscenza”. «Nasciamo dall’Onda, abbiamo rapporti con
partiti e sindacati ma siamo autonomi da tutti. Il Riot Village è cominciato alcuni anni fa, prima in Toscana, a Cecina, poi qui, in Puglia. E ogni estate siamo di più. Sentivamo il bisogno di un luogo collettivo, dove parlare di politica, di giustizia, ma anche d’amore, di sessualità , vivendo però le
emozioni di una vacanza. E da qui stiamo preparando la nostra risposta contro queste nuove tasse, un attentato al diritto allo studio». E il documento finale del “Riot” annuncia: «Piazze, scuole, università , il nostro cambiamento travolgerà  il Paese».
Vacanze alternative, si sarebbero chiamate un tempo. E non è soltanto il “Riot”: a Paestum in questi stessi giorni un altro spezzone del movimento si riunisce nel “Revolution Camp” dell’Unione degli universitari, a Chiomonte è in corso il campeggio No Tav, e a settembre Tilt (rete generazionale per la sinistra del futuro) organizzerà  un raduno in Toscana, al mare. Giovanni Schena ha 17 anni, sta per finire il liceo e viene da Monopoli: «Cosa mangiamo? Pasta, pasta e ancora pasta, tonno, pesto, pomodori, e un po’ di frutta. Ma va bene così, i pranzi e le cene sono i momenti più divertenti». Giulia Petruzziello è al secondo anno di Scienze Politiche all’Orientale di Napoli, fa parte dello staff, e gestisce il banchetto delle magliette. Per
le t-shirt le frasi sono state scelte con una votazione aperta su Facebook: Janis Joplin, Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Virginia Woolf. E poi Antonio Gramsci. A sorpresa riscoperto e amato da questa generazione figlia della crisi. Non cercate altri politici o maestri del pensiero. Non ce ne sono. Scrive Gramsci: «Chi vive veramente non può non essere cittadino e parteggiare. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti». Racconta Giulia: «Venire qui per me è un’esperienza pazzesca. Faccio quello in cui credo però mi diverto e incontro gente. E oltretutto mia madre che non mi manderebbe da nessuna parte, per il campeggio del Riot fa un’eccezione».
Pubblico e privato. Partecipazione e politica. I ragazzi del “Riot” sono migliaia. Droga, polizia? No dicono gli organizzatori, mai nessun problema. Ragiona Luca Spadon, portavoce di Link: «Quello che ci preoccupa è la stangata sui fuoricorso. Che sono la metà  degli universitari italiani. E questo vorrà  dire, nei fatti, escluderli dagli studi. Da qui riparte la nostra mobilitazione. Francesca studia Ingegneria alla Sapienza: «Ho la media del 28, ma lavoro ogni sera in un pub e dal prossimo anno rischio di non essere più in regola con gli esami. Come farò?».
La domanda resta sospesa, tra mare, cielo e i sacchi a pelo distesi sulla sabbia. «Di certo saremo in piazza — rilancia Sara — non può finire così».


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