La Germania affossa Draghi
È durata una settimana, la tregua garantita dalle parole di Mario Draghi. Il superbanchiere italiano, dipinto come il salvatore d’Italia, ieri è stato costretto a ridimensionare la sua strategia e immediatamente l’Eurozona ha ripreso pericolosamente a vacillare. L’altalena è cominciata immediatamente dopo la conclusione della conferenza stampa del Presidente della Bce, nella quale Draghi ha annunciato un rallentamento nell’intervento dei fondi europei Efsf ed Esm.
Gli acquisti dei titoli di Stato per il momento restano sulla carta e verranno definiti «nelle prossime settimane». E i Paesi beneficiari dovranno aver richiesto l’intervento dei fondi europei Efsf ed Esm, accettando sorveglianza e condizionalità degli aiuti. Draghi, chiamato a mediare fra la pressione per un intervento immediato e i paletti fissati dai falchi della Bundesbank, ha scelto di non spaccare il consiglio Bce. Le promesse di una settimana fa («faremo tutto il necessario per salvare l’euro») ieri si sono scontrate con la diplomazia di Francoforte.
Al termine di una giornata nera, Madrid ha chiuso a -5,6%, Milano a -4,64%, il differenziale Btp-bund ha superato quota 500 mentre l’euro è tornato sotto 1,22 dollari. La Bce – ha spiegato Draghi – ha tracciato le sue «linee guida» per intervenire contro spread che viaggiano a livelli «inaccettabili» e si prepara ad «adottare interventi diretti sui mercati di dimensione adeguata agli obiettivi». Il consiglio di ieri ha anche discusso un nuovo taglio dei tassi, di fronte ai «rischi» posti dalla situazione dei mercati e alla prospettiva d’inflazione sotto il 2% nel 2013, ritenendo però che ancora i tempi non sono maturi. La tempistica dell’intervento anti-spread non è immediata: difficile che la Bce possa muoversi prima di settembre. Ci sono divergenze nel consiglio Bce, che se è stato unanime nella difesa dell’euro come progetto «irreversibile» ha però visto «una sola eccezione» sulle linee guida di intervento sui bond governativi. «È chiaro ed è noto – ha detto Draghi – che la Bundesbank ha le sue riserve sullo schema di acquisto dei bond». E proprio la banca tedesca ha incassato una «stretta ed efficace condizionalità » agli aiuti Bce ben maggiore che nei precedenti interventi Bce, sancita dal memorandum che gli Stati dovranno firmare con Bruxelles.
Anche i tedeschi, a modo loro, cedono: sulla base delle linee guida ora definiranno i dettagli degli interventi anti-spread i tecnici dell’Eurotower, e «a quel punto prenderemo una decisione finale e saranno contati i voti». È il segnale che la Bundesbank può essere messa in minoranza. Inoltre gli interventi della Bce potranno essere più corposi rispetto al programma sospeso lo scorso marzo, che con non oltre 20 miliardi di acquisti la settimana era riuscito solo temporaneamente a raffreddare gli spread di Italia e Spagna. In più, l’Eurotower sta valutando «ulteriori misure non convenzionali» come un nuovo maxi-prestito alle banche o un allentamento delle garanzie che chiede loro a fronte della liquidità . Di fronte all’effetto boomerang delle sue parole, Draghi ha poi tentato un mezzo dietrofront: «Non c’è stata alcuna retromarcia rispetto al mio discorso di Londra, i mercati hanno frainteso».
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