Un asse per lo scudo

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Il Fiscal Pact deve essere applicato da tutti, è la condizione posta dalla Germania e dai paesi virtuosi, ma il Patto per la crescita e l’occupazione, la condizione posta da Franà§ois Hollande per mettere ai voti in Francia il patto di rigore, non ha i soldi per essere finanziato.
L’accusa arriva da José Manuel Barroso, presidente della Commissione, che ieri ha inviato una lettera agli stati membri, nella quale ha espresso «preoccupazione» per le posizioni del Consiglio europeo sul bilancio della Ue per il 2013. I 27 vogliono risparmiare 5 miliardi, Bruxelles ha poche risorse proprie e così mancano i fondi per finanziare le iniziative che dovrebbero venire previste per attuare il patto per la crescita. Una «falsa economia», denuncia Barroso, mentre dagli Usa continuano ad arrivare sollecitazioni per risolvere la crisi dell’euro. «Servono azioni decisive da parte della Ue» ha di nuovo ripetuto Obama.
La crescita non interessa più nessuno? Tutti sono concentrati per «salvare l’euro». Ieri Mario Monti è stato ricevuto all’Eliseo da Franà§ois Hollande. E’ stato ribadito che Francia e Italia faranno «tutto il possibile affinché le decisioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno siano applicate». E’ la frase d’obbligo di questi giorni, ripetuta in tutti gli scambi tra capi di stato e di governo: mira ad attivare i meccanismi salva-stati con il concorso della Bce, per frenare lo spread subìto dai paesi maledetti. 
L’euro tira fuori la testa dall’acqua, almeno per il momento, ma le società  europee affondano: nel mese di giugno è stato battuto un nuovo record di disoccupazione. Nei 17 paesi della zona euro ci sono 17,8 milioni di disoccupati, 123mila in più che a maggio, con l’11,2% di senza lavoro sulla popolazione attiva. Il tasso di disoccupazione è leggermente inferiore – al 10,4% – se si prendono i 27 della Ue, ma anche in questo caso si tratta di un record. Le cifre divergono molto tra paese e paese, si va dal 4,5% di disoccupati in Austria, dal 5,1% dell’Olanda e dal 5,4% di Germania e Lussemburgo al 24,8% della Spagna e al 22,5% della Grecia (tra chi ha meno di 25 anni, i tassi, rispettivamente, in questi due paesi salgono al 52,8 e al 52,7).
«Senza attendere e senza fare passi indietro», hanno ribadito Franà§ois Hollande e Mario Monti, devono essere messe in opera le decisioni di fine giugno, perché ormai è possibile, ha detto il presidente del consiglio italiano, vedere «la fine del tunnel», anche se «non possiamo permetterci un solo minuto di disattenzione». Hollande e Monti hanno anche fatto un cenno alla questione della crescita: l’incontro aveva come tema il vedere come Francia e Italia «possano contribuire ad accelerare i processi di messa in sicurezza dell’euro e di deciso impulso alla crescita europea». Ma per i dettagli sarà  meglio passare più tardi, per ora non ci sono novità . 
Dopo la facile tappa francese, oggi il primo ministro italiano avrà  una giornata più difficile: sarà  a Helsinki, dove deve convincere Jyrki Katainen, primo ministro di un paese che «ha fatto progressi straordinari in economia nel corso degli ultimi anni», a riconoscere «ciò che l’Italia ha fatto nel corso degli ultimi mesi». Giovedì Monti sarà  in Spagna e qui farà  la figura dell’ultima zattera a cui aggrapparsi per evitare di dover subire il Memorandum – anche se «alleggerito» – che la Ue chiede per un piano di aiuti (da 300 miliardi) che la Spagna continua a respingere, sostenendo di non averne bisogno.
Nell’altalena del fiume di notizie attorno al caso-euro, va registrato l’annuncio di una prossima grana per Mario Draghi: il presidente della Banca centrale europea, proprio a due giorni dal determinante consiglio dei governatori della Bce del 2 agosto (dove i falchi giocheranno le loro carte), è stato messo sotto accusa dal Corporate Europe Observatory, che lo sospetta di essere in conflitto di interessi in quanto membro del G30, un forum internazionale che raggruppa i dirigenti del settore finanziario pubblico e privato, in altri termini, la lobby delle grandi banche. La lettera di denuncia è stata spedita alla Bce che ha tempo fino ad ottobre per chiarire. Poi il mediatore della Ue, Nikiforos Diamantoros, potrà  esprimere un «parere», non vincolante. 
La sua portavoce ieri però ha smentito l’inchiesta. Mario Draghi, all’inizio del mandato alla testa della Bce, aveva già  dovuto dare spiegazioni sulla sua attività  alla Goldman Sachs dal 2002 al 2005, appena dopo che la banca aveva consigliato alla Grecia di camuffare i conti per entrare nell’euro.


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