Legge elettorale, il Colle preme «I partiti trovino una rapida intesa» Pdl Udc Pd Le posizioni e i nodi

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ROMA — «Debbo rinnovare il mio forte appello a un responsabile sforzo di rapida conclusiva convergenza in sede parlamentare» per riformare la legge elettorale. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano rileva con accenti di forte preoccupazione che sono trascorsi «oltre venti giorni dallo sforzo da me sollecitato» ai presidenti delle Camere e purtroppo non sono giunti «i risultati attesi: altre settimane sono trascorse senza che abbia avuto inizio in Parlamento l’esame di un progetto di legge elettorale sulla base dell’intesa, pure annunciata come imminente da parte dei partiti rappresentanti attualmente la maggioranza e aperta al confronto tra tutte le forze politiche». Il proposito della lettera e dell’incontro con i presidenti di Senato e Camera, fa notare Napolitano, «era quello della formalizzazione di un testo di riforma largamente condiviso, anche se non definito su alcuni punti ancora controversi. Ma nei giorni scorsi anziché chiarirsi e avvicinarsi le posizioni dei partiti da tempo impegnati in consultazioni riservate sono apparse diventare più sfuggenti e polemiche».
Insomma, quello del capo dello Stato è un brusco richiamo agli impegni presi dalle forze politiche per un rapido via libera a una legge che sostituisca il Porcellum. Un varo, ricorda, che «corrisponderebbe con tutta evidenza al rafforzamento della credibilità  del Paese sul piano internazionale». Napolitano chiarisce anche un altro punto, partendo da alcune ipotesi che erano circolate e cioè «di una possibile anticipazione delle elezioni politiche normalmente previste per il prossimo aprile». «Ritengo di dovere sollecitare — osserva il capo dello Stato — la massima cautela e responsabilità  in rapporto all’esercizio di un potere costituzionale di consultazione e decisione che appartiene solo al presidente della Repubblica».
L’intervento sulla materia elettorale è il terzo in meno di un mese e giunge dopo la lettera inviata il 9 luglio e gli incontri con i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. La puntualizzazione di Napolitano arriva alla vigilia della presentazione annunciata dal Pdl, in Senato, di una bozza di riforma che, come ha ricordato ieri Gaetano Quagliariello in un’intervista al Corriere, tiene insieme «oltre alle cose su cui si è già  d’accordo anche le nostre proposte con lo scopo di arrivare a un testo base, perché se non c’è un testo di lavoro non si può fare una legge».
Quella del presidente, insomma, è una forte sollecitazione a fare in fretta, a superare la situazione di stallo, a lasciare cadere le reciproche diffidenze e a imboccare la strada del dialogo. E in effetti ieri sono proseguiti i contatti informali e riservati tra gli esponenti dei diversi campi politici. Quagliariello ha incontrato il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, e quest’ultimo si è sentito con il bersaniano Maurizio Migliavacca. A questo giro di consultazioni si aggiungeranno i colloqui che il leghista Roberto Maroni ha intenzione di fare nelle prossime ore. «Noi vogliamo cambiarla, la legge elettorale, per questo incontrerò i leader degli altri partiti per valutare la loro disponibilità », assicura l’ex ministro dell’Interno. Maroni, però, è scettico: «Ho l’impressione che il dibattito tra Pdl, Pd e Udc sia finto e che nessuno voglia davvero cambiarla».
In ogni caso, qualcosa sembra muoversi perché Pier Ferdinando Casini, dopo avere giudicato «ineccepibile l’intervento di Napolitano», preannuncia: «Siamo disponibili e rifiutiamo di presentarci in Senato sventolando la nostra bandiera della legge elettorale preferita». E anche dal Pd, colto di sorpresa dalla mossa di Napolitano, Enrico Letta garantisce che «ci muoveremo in linea con l’appello del presidente, unico modo per cambiare il Porcellum: la nostra priorità  è ridare la scelta ai cittadini».


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