Imu, più pesante la seconda rata Per chi affitta rincari fino all’80%

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ROMA — Aumenti di imposta, rispetto all’acconto, fino all’80%. È quanto dovranno aspettarsi a settembre i proprietari di immobili locati, in sede di versamento del saldo dell’Imu (per chi ha scelto di pagare in due rate). Secondo i calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Confedilizia, l’applicazione della maggiore aliquota deliberata dai vari Comuni, rispetto a quella base uniformemente adoperata per la prima rata e pari al 7,6 per mille, avrà  effetti molto pesanti, soprattutto per chi ha affittato con contratti «liberi». 
«L’effetto per le locazioni è fortemente scoraggiante — commenta il segretario generale di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa —. C’è il rischio che si tengano le case sfitte». Oppure che i canoni in scadenza vengano gravati di forti aumenti. 
È bene ricordare, per correttezza, che la maggiorazione dell’esborso dell’imposta da Ici a Imu è determinata oltre che dall’aumento dell’aliquota, dall’incremento del 60% della base imponibile, dovuto alla variazione del moltiplicatore da applicare alla rendita catastale.
Contratti calmierati
Ma vediamo qualche esempio, cominciando dai contratti «calmierati» e prendendo come campione un immobile di categoria A/2, cinque vani, in zona semiperiferica. 
Nelle città  di Roma, Napoli e Perugia, ad esempio, dove per la seconda rata si applicherà  un’aliquota del 10,6 per mille, l’aggravio rispetto alla prima rata sarà  del 79%. A Roma, partendo da una rendita catastale di 787,60 euro, se la prima rata è stata di 503 euro, la seconda sarà  di 900, per un totale di 1.403 euro. Una bella cifra se si tiene conto che una rata di Ici per un’abitazione simile era di 190 euro. 
A Napoli, stesso discorso: partendo da una rendita catastale di 800,51 euro e da una prima rata di 511 euro, ci si ritrova a settembre con 915 euro, per un totale di 1.426. A Napoli una rata di Ici per un’abitazione simile valeva 294 euro. 
«Questo aggravio non è giusto soprattutto per chi ha accettato di calmierare i prezzi per ottenere dei vantaggi fiscali» chiosa Giorgio Spaziani Testa.
Chi paga meno
Ma ci sono anche città  in cui la seconda rata costerà  di meno: è il caso di Milano, Trieste e Torino, dove l’aliquota scelta dal Comune è inferiore a quella base del 7,6 per mille: per le prime due si colloca al 6,5 per mille, per l’ultima a 5,75. Così, a Milano se per la prima rata per un immobile, sempre in affitto calmierato, con rendita catastale di 877,98 euro si è pagato 560 euro, per la seconda bisognerà  sborsarne 399 (184 euro era la rata Ici), per un totale di 959 euro. A Torino, su una rendita catastale di 787,60 euro, si passa da un acconto Imu di 503 a un saldo 258 euro (era 41 la rata dell’Ici). Vanno segnalate anche le città  che manterranno invariata l’aliquota base del 7,6 per mille, come Ancona, Aosta, Bologna, Firenze, Genova e Venezia.
Contratti liberi
Passando ai contratti “liberi”, le cose peggiorano. Lo studio di Confedilizia individua peggioramenti della seconda rata Imu pari al 79% a Roma, Napoli, Torino, Bologna, Genova, Venezia e Perugia, tutte città  in cui l’aliquota applicata sarà  quella del 10,6 per mille. Ma anche a Milano, dove l’aliquota sarà  del 9,6 per mille, il saldo salirà  del 53%. 
A Bologna il conto più salato: partendo da una rendita catastale di 1.020 euro, se la prima rata è stata di 651 euro, la seconda sarà  di 1.165 (la rata Ici era di 305 euro), per un totale di 1.817 euro. A Roma si passerà  da 503 a 900 euro (289 la rata Ici), a Napoli da 511 a 915 (294 Ici). A Milano dove l’acconto è stato di 560 euro, il saldo sarà  di 856 (230 Ici), per un totale di 1.416 euro. 
Nessuna città , tra le più grandi segnalate nello studio, registra aliquote inferiori a quella base per la seconda rata. Ce ne sono però alcune che la lasceranno invariata al 7,6 per mille, come Aosta, e altre che stanno ancora decidendo, come Bari, L’Aquila, Potenza e Catanzaro.


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