Scuole, l’allarme delle Province “Con i tagli salta la riapertura”
ROMA — Metà delle Province al dissesto e migliaia di scuole che non apriranno i battenti. Effetto immediato dei 500 milioni “tagliati” dal governo. Comuni quelli di Roma, Salerno, Napoli e Palermo in grande sofferenza. Anche per questo l’Anci e migliaia di sindaci con la loro bella fascia tricolore “assedieranno” oggi i senatori impegnati a discutere della spending review. E dunque anche dei 500 milioni di euro che dovrebbero sparire quest’anno dai bilanci dei comuni.
Un taglio “lineare” che non convince neanche Piero Giarda. Al punto che il ministro per i Rapporti con il Parlamento scrive al vicepresidente dell’Unione delle Province: «Ho cercato invano di far cambiare quella norma. È contraria a tutto quello che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del governo».
Saggezza cercasi, dunque, a Palazzo Madama. Con incontri a raffica, vertici, attese. Ieri pomeriggio il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione alla testa di una delegazione ha incontrato il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi.
Ma hanno parlato dei problemi connessi al funzionamento delle future città metropolitane e delle competenze delle Province che resteranno dopo gli accorpamenti.
Dei soldi, di quelli che servono per aprirle a settembre le scuole, se ne parlerà oggi. Perché, causa spread, il Senato ha fretta e vorrebbe anticipare a mercoledì il sì al provvedimento. E dunque i due relatori potrebbero presentare già oggi il loro pacchetto di modifiche. E in quelle modifiche sperano Province e Comuni. «Noi diciamo, e non esageriamo, che non riapriremo le nostre istituzioni scolastiche. Non si potrà riaprire il nuovo anno scolastico con questi tagli che sono per noi insostenibili e lo abbiamo detto al governo con grande determinazione », dice Castiglione.
Il presidente dell’Upi si spinge anche oltre. Quel taglio, spiega, «porterà la metà delle Province in dissesto. Anzi tecnicamente lo siamo già ». Quadro drammatico, che suscita ogni tipo di reazione. Così Massimo Ferrarese, presidente della provincia di Brindisi, destinata a scomparire, invita, «tutti i cittadini pugliesi ad apporre la firma per abrogare i 3.500 euro al mese di diaria dei parlamentari». E le Province del Nord minacciano di sfrattare le Prefetture.
L’allarme che arriva dall’Anci, l’associazione dei comuni, non è più roseo di quello dell’Upi. Graziano Del Rio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dei sindaci, dice senza mezzi termini: «C’è un problema di crisi di liquidità dei comuni. C’è un problema di cassa. Come le imprese faticano a trovare denaro, così i comuni. Molti comuni hanno problemi di crediti non riscossi, come il comune di Napoli».
Un allarme che non risparmia Roma. Anche la capitale, dice Del Rio, «andrà in grande sofferenza, almeno per le notizie che abbiamo noi da Alemanno. Si rischia che arrivi un commissario che faccia una serie di provvedimenti, come l’aumento delle tasse e la sospensione del Consiglio ». In serata, però Del Rio spiegherà che si tratta solo «di un esempio generico». Ma problemi simili sembrano avere anche Palermo e Salerno.
Così oggi, dopo la manifestazione, l’Anci sarà ricevuta da Schifani. Anche se, secondo i sindaci, la questione non si chiude con l’approvazione della spendig review. I primi cittadini vogliono riprendere il discorso con il governo a settembre. Discutendo su dati certi e scientifici. Anche perché per il 2012 il taglio è di 500 milioni. Per il 2013 dovrebbe essere di un miliardo. Come per le Province. Per il momento i sindaci chiedono «di tagliare sprechi con azioni efficaci. Un metodo nuovo contro gli sprechi, senza mandare in dissesto
i comuni».
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