«Tav, non è dissenso ma violenza»

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ROMA — «Quello che è successo la scorsa notte in Val di Susa non è una manifestazione di dissenso. È violenza. Violenza allo stato puro che non ha nulla a che vedere con i problemi della costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione». È il commento del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri a segnare il dibattito dopo la violenta nottata di scontri tra polizia e manifestanti No Tav. La solidarietà  alle forze dell’ordine e la condanna da parte del mondo della politica è unanime. E diffusa è la richiesta di un intervento severo da parte dello Stato, a partire da chi amministra il territorio: il sindaco di Torino, Piero Fassino, chiede che il governo garantisca «il dispiegamento di forze dell’ordine adeguato». E anche il segretario federale della Lega Nord, l’ex ministro all’Interno Roberto Maroni, scrive su Facebook: «Ministra Cancellieri, serve più energia contro i violenti». Il numero uno del Viminale non li delude: dice che è «indignata per la notte di guerriglia», «solidale con le forze dell’ordine», ma soprattutto «ferma nel garantire che lo Stato non si farà  intimidire». Perché, chiarisce, «il nostro dovere è garantire le manifestazioni pacifiche, ma garantire anche la costruzione dell’opera decisa, democraticamente, dallo Stato italiano».
La Tav del resto è un’opera «di interesse strategico nazionale ed europeo», come ribadisce il viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti, Mario Ciaccia, che boccia l’episodio dell’altra notte con due parole: «Violenza organizzata». La stessa linea adottata dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Questi sono atti che, prendendo lo spunto della ferrovia, in realtà  hanno a che fare piuttosto con il tema della democrazia». Secondo l’analisi del segretario, «l’Italia sta vivendo momenti difficili» e «bisogna evitare che frange violente strumentalizzino questa situazione». È per questo che Bersani lancia un appello «alla politica», affinché «affronti e denunci questo problema, suscitando una presa di coscienza collettiva e una vigorosa reazione». Parole condivise da Giuseppe Tiani, segretario generale Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) e Enzo Letizia, segretario dell’Anfp (Associazione nazionale funzionari di polizia), che chiedono alla politica che «non si limiti a mere dichiarazioni di principio». Apprezza ma rimane «stupito» il vicepresidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli: «Le violenze che scandiscono la vicenda Tav non sono orfane: hanno genitori politici». «Soltanto adesso a sinistra si accorgono che lì c’è qualcosa che non va», incalza il presidente Pdl al Senato Maurizio Gasparri. E il presidente Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, boccia «quello che è accaduto» come «squadrismo di sinistra». C’è chi scomoda Karl Popper per lanciare il sasso: «Le violenze dei No Tav — scrive il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini su Twitter — trovano legittimazione nelle prediche di troppi cattivi maestri». Ma a sinistra stavolta sembrano tutti d’accordo almeno su un punto: «Continuiamo a pensare che il progetto della Torino-Lione sia del tutto inopportuno — dice Monica Cerutti di Sel —. Ma la violenza danneggia chi dissente pacificamente». «In uno Stato di diritto è sacrosanto il dissenso — le fa eco Antonio Di Pietro, Idv —. Ma condanniamo senza se e senza ma le violenze».


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