La fronda tedesca per una moneta senza fianco Sud

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BERLINO — Una «bordata» da destra e una da sinistra. È quello che ha riservato ieri la politica tedesca all’euro, almeno nella sua forma attuale. Sono due colpi che non arrivano da semplici deputati o da ministri regionali, da politici estremisti o da outsider in cerca di fama, ma direttamente dai piani alti di due partiti moderati della nazione «perno» della moneta unica.
«In alcuni casi aumentano i miei dubbi che nell’Eurozona possano rimanere tutti i Paesi che adesso ne fanno parte. Non riesco a vedere come alcuni Stati possano colmare la lacuna della propria competitività »: le parole sono di Peer Steinbrà¼ck, ex ministro socialdemocratico delle Finanze e possibile sfidante di Angela Merkel alle elezioni del prossimo anno. «Sono sicuro che l’euro continuerà  ad esistere», ha proseguito Steinbrà¼ck in un’intervista pubblicata oggi dall’edizione domenicale della «Bild», il quotidiano più letto in Germania, «ma non faccio previsioni su chi farà  ancora parte dell’Eurozona dopo il superamento della crisi». Secondo il politico, la crisi attuale rischia di mettere in pericolo la democrazia in Germania. «Il modo in cui ad intervalli sempre più frequenti il Bundestag è quasi obbligato a decidere su temi estremamente complessi e su rischi di grandezza quasi inimmaginabile sta conducendo al limite di funzionalità  la nostra democrazia». Inoltre, per Steinbrà¼ck un numero sempre maggiore di tedeschi è convinto che non sia la politica, ma gli anonimi mercati finanziari, a decidere della loro vita.
Ancora oltre è andato Alexander Dobrindt, segretario generale della Csu, versione bavarese dei cristiano-democratici e alleato storico della Cdu di Angela Merkel. «Lo Stato greco dovrebbe iniziare a pagare in dracme la metà  degli stipendi pubblici, le pensioni e altre spese», ha detto Dobrindt in un’intervista a «Die Welt». E, per essere ancora più chiaro, ha aggiunto: «Una via morbida alla vecchia valuta è meglio per la Grecia rispetto a un taglio secco. La dracma come moneta parallela darebbe una chance per rilanciare la crescita». L’alleato di Angela Merkel ha anche invitato la Commissione europea ad elaborare un concetto per un’Eurozona più piccola, e ha parlato di «nani politici» ai vertici della Ue. 
Come se non bastasse, ci si è messo anche il presidente del Bundestag, il cristiano-democratico (e compagno di partito di Angela Merkel) Norbert Lammert. Con toni e contenuti ben diversi, naturalmente. Eppure sempre potenzialmente critici, questa volta direttamente verso il governo. Lammert avrebbe scritto una lettera al ministro delle finanze Wolfgang Schà¤uble — racconta «Handelsblatt» — lamentando possibili buchi nell’informativa data dall’esecutivo al parlamento prima del voto sul pacchetto di aiuti alle banche spagnole. «I documenti necessari erano tutti davanti al parlamento», avrebbe spiegato Lammert, ma ci si domanda comunque se «il Bundestag sia stato effettivamente informato in modo esteso e il più presto possibile sui risultati (parziali) raggiunti nelle trattative con la Spagna.
Nella Cdu della cancelliera c’è poi chi ha appena votato contro il piano di salvataggio spagnolo da lei sponsorizzato. Uno di questi è il deputato Manfred Kolbe. «Non possiamo risolvere la crisi del debito europeo — ha detto Kolbe — con nuovi e nuovi fondi per i salvataggi, con più debito e ancora più debito: questa non è una soluzione». Opinione isolata? Kolbe non è stato il solo deputato governativo a votare contro (erano in 22): tanto che, senza l’appoggio di Verdi e Socialdemocratici, il piano non sarebbe passato.
Il «fronte della fronda teutonica» conta anche i duecento economisti, in testa il capo del super istituto economico Ifo Hans-Werner Sinn, che hanno firmato una lettera aperta alla cancelliera contro i salvataggi delle banche spagnole. E Hans-Olaf Henkel — il presidente degli industriali tedeschi ai tempi della nascita dell’euro — vorrebbe addirittura la rottura della moneta unica e la creazione di due euro, uno per i Paesi del Nord Europa e uno per quelli del Sud; rinunciando, quindi, ai vantaggi di cui le industrie tedesche hanno goduto esportando in Paesi che non potevano svalutare. Per non parlare del controverso autore ed ex membro della banca centrale tedesca Thilo Sarrazin, che ha appena scritto un libro dal titolo «L’Europa non ha bisogno dell’euro». 
Sull’altro versante, Schà¤uble ha detto a «Le Figaro» che le banche spagnole non saranno più «fonte di inquietudine» per l’euro, che «l’Italia non avrà  problemi» e che Mario Monti «è una fortuna». Poi, un ex presidente della Corte costituzionale tedesca — dove è fermo allo studio il via libera al nuovo Esm — ha detto che su «argomenti del genere dovrebbe decidere il parlamento», che già  ha detto sì. E, secondo Atene, la Banca europea per gli investimenti ha destinato alle imprese greche un fondo di garanzia da 1,4 miliardi. Chissà  cosa ne pensano tra Berlino e Francoforte.


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