IL LIBRO OGGETTO
Che cos’è un libro oggetto? Non è un pesante catalogo, non necessariamente una scatola e nemmeno una deviazione dal formato del volume leggibile. “Sostituisci le specificità con le ambiguità ”, recita una dei tarocchi concettuali concepite da Brian Eno e Peter Schmidt nelle celeberrime Strategie Oblique, uscito nel 1975 (peraltro un fantastico esemplare del genere, essendo costituito da una scatola da giocatore di poker piena di vere e proprie carte dal contenuto sibillino e oracolare). A volte un libro-oggetto, anche dall’apparenza cartacea più tradizionale, può essere definito dalla propria capacità di riflettere sul consumo di libri come cose: e niente funziona meglio, in tal senso, dello splendido Books vs. Cigarettes di George Orwell. Sono saggi letterari di formidabile acume e passionalità intellettuali tutti i testi contenuti in questo libretto pubblicato da Penguin nella collana “great ideas”, dalla copertina squillante cromatica e geometrica. L’idea di paragonare la consunzione di sigarette all’adorazione dei libri, che è follia quotidiana di conoscenza, è una delle tante intuizioni che restano impresse dopo essersi immersi nella chiarezza della prosa agguerrita di Orwell. I titoli dei primi tre testi suonano con l’evidenza di una campanella per l’ossessione: “Libri contro Sigarette”, “Ricordi di libreria”,
“Confessioni di un recensore”. Gli altri sono talmente belli e significativi che andrebbero analizzati in altra sede, ma vorrei concentrarmi sul saggio eponimo – un esempio perfetto del modo di lavorare dell’autore britannico. Quanto spende un proletario inglese in sigarette e alcool ogni anno? Quanto spendo io in sigarette e alcool? Quanto mi sono costati tutti i libri che ho comprato, e che valore hanno tutti quelli che ho prestato, e che mi sono fatto prestare, e perfino sottratto da qualche complice scaffale? La lettura, già negli anni trenta, era il modo meno costoso di passare il tempo, e il più produttivo spiritualmente.
A distanza di decenni, molte delle osservazioni di Orwell sono tutt’altro che datate: vivide, violente, vivissime anche ora che la rivoluzione digitale minaccia di far sparire la lettura “profonda” dall’agenda delle abitudini. Certo, oggi sono relativamente spariti anche il fumo e l’alcool – almeno rispetto alle generazioni di “mad men” di mezzo Novecento – ma forse è bene dirlo: i “vizi” ora sono tutti improntati al consumo digitale, e costano ancor meno che iscriversi a una biblioteca. Ma che nessuno si butti giù – provi invece a sostituire la specificità della nostalgia con l’ambiguità intelligente, aperta al presente: chi inventerà Groupon per i Buddenbrook
avrà reso un servigio impagabile all’umanità .
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