Con due fucili al cinema «Pensavamo fosse il film Lui gridava: sono Joker»
Dodici morti e 59 feriti, fra i quali diversi bambini e alcuni militari, sono l’orrendo bilancio di sangue della strage consumatasi ad Aurora, un grande sobborgo di Denver, giovedì notte, quando un giovane mascherato ha fatto irruzione nella sala dov’era da poco iniziata la proiezione dell’opera di Christopher Nolan, prima facendo esplodere dei gas e poi sparando sulla platea. Si era tinto i capelli di rosso e, secondo quanto riferito dal commissario della polizia di New York Raymond Kelly, durante l’attacco ha detto di essere Joker, uno dei principali nemici di Batman.
Il killer si chiama James Holmes, ha 24 anni ed è stato arrestato subito dopo la sparatoria fuori dal cinema: aveva due pistole Glock, un fucile a pompa e uno semiautomatico. È successo poco dopo la mezzanotte al Multiplex Century, un grande centro cinematografico multisala. L’attenzione del pubblico era tutta concentrata sugli spari e le esplosioni che avvenivano in quel momento nel film. Secondo le testimonianze di alcuni dei presenti, l’uomo, che aveva il viso coperto da una maschera antigas, indossava un giubbotto antiproiettile e vestiva interamente di nero, è penetrato nella sala 9 da una porta d’uscita ed è andato a piazzarsi davanti alla prima fila, sulla destra dello schermo. Ha quindi gettato per terra due bombolette, probabilmente gas lacrimogeno. Il fumo che si è sprigionato ha dato a molti l’impressione che la scena fosse parte dello show, una sorta di effetto speciale off-screen d’intrattenimento.
Ma Holmes faceva maledettamente sul serio. Ha prima sparato in aria, poi ha puntato la pistola sulla folla e ha cominciato a far fuoco. «È stato pauroso. Ho pensato che non avessimo più scampo, che non sarei mai riuscito a uscire vivo», ha detto, in un video diffuso su YouTube, Trey Freemann. Ed ha aggiunto che il giovane «sembrava molto calmo, mentre gettava le due bombolette». «È stato tutto molto confuso — ci ha raccontato Quentin Caldwell — c’era un inseguimento sullo schermo, stavano sparando. Quando ho sentito dei pop, pop, pop metallici, molto distinti, sulla mia destra. Mia moglie è saltata sulla poltrona, pensava a effetti speciali. Quando abbiamo capito e visto quella silhouette emergere dal fumo, ci siamo precipitati verso l’uscita».
Sono stati minuti di terrore e grande caos. Mentre Holmes scaricava le sue armi e si dirigeva proprio verso le uscite d’emergenza, molti cercavano di scappare. Diverse persone sono cadute e sono state travolte nella fuga. In tanti sono rimasti in sala, ancora senza capire cosa stesse succedendo. Fuori dal Multiplex Century, è stato l’inferno. I feriti giacevano dappertutto, tra urla e sangue. Tutti provavano a chiedere aiuto, usando i cellulari. I video presi in diretta mostrano un uomo con la schiena insanguinata uscire come uno zombie dalla sala; un poliziotto correre con in braccio una bambina svenuta e sanguinante; decine di persone vagare in chiaro stato confusionale con ferite alla testa, alle mani, alle braccia; agenti e pompieri che arrivano sul posto. Molti feriti sono stati portati via verso gli ospedali, ancora prima che arrivassero le ambulanze, a bordo delle auto della polizia.
Holmes ha molto probabilmente agito da solo. Gli investigatori al momento hanno escluso una matrice terroristica, ma pensano che il giovane abbia pianificato da tempo e con cura la strage. Agli agenti che l’hanno arrestato, senza che opponesse alcuna resistenza, vicino alla sua auto parcheggiata nel piazzale dietro il cinema, ha detto che aveva degli esplosivi nel suo appartamento. L’Fbi e le autorità locali hanno subito evacuato la zona e mandato sul posto un squadra di artificieri. Le trappole esplosive trovate nella casa di Holmes sono «qualcosa che non ho mai visto prima» ha detto il capo della polizia di Aurora, Dan Oates. Ora il killer è custodito dagli agenti: non sta collaborando con le autorità e ha chiesto un avvocato. Dovrebbe comparire in tribunale lunedì prossimo.
L’orrore e l’emozione suscitati dalla strage in tutti gli Stati Uniti sono impressi nelle parole e nella reazione del presidente Obama, il quale, interpretando il sentimento della nazione ha deciso di interrompere la campagna elettorale — e come lui anche Mitt Romney — per chiedere agli americani di dedicare la giornata «alla preghiera e alla riflessione».
Il capo della Casa Bianca, che aveva trascorso la notte in Florida impegnato in un giro elettorale, è stato informato della strage poco dopo le 5 del mattino dal consigliere per l’antiterrorismo, John Brennan. In un comunicato reso noto poche ore dopo, il presidente e la first lady Michelle si sono detti «choccati e addolorati dall’orrenda e tragica sparatoria», promettendo che sarà fatta giustizia. «In questi momenti bui — così Obama — dobbiamo stare uniti come una sola famiglia americana, pensare e pregare per la gente di Aurora che si confronta con la perdita di parenti, amici e vicini, essere loro vicini nelle difficili ore e nei giorni che verranno».
Il massacro di Holmes è il più mortifero da quello del 20 aprile 1999 alla Columbine High School, quando due ragazzi diciassettenni aprirono il fuoco sui loro compagni uccidendo 12 studenti, 1 professore e ferendo altre 24 persone, prima di rivolgere le armi contro se stessi e suicidarsi. Per una tragica coincidenza, anche la Columbine si trova in Colorado, a Littleton, un altro sobborgo di Denver, circa trenta chilometri da Aurora, dove l’altra sera una cupa saga cinematografica si è specchiata come in un incubo nella realtà . E la morte si è fatta vera.
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