Il Bundestag approva gli aiuti ma non ci crede

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Davanti al Bundestag, il ministro Schauble ha alternato bastone e carota, ottenendo alla fine di mezza giornata di discussione il voto bipartisan che chiedeva: hanno votato a favore degli aiuti a Madrid 473 parlamentari tedeschi su 583 presenti. Contrari 97 (di cui ben 22 tra democristiani e liberali), 13 astenuti. Per ovvie ragioni, sulla Germania ricadrà  il peso maggiore del finanziamento del Mes (quasi 190 miliardi tra prima tranche e fondi da usare «a chiamata»). Il capogruppo Spd Frank Walter Steinmeier ha deciso di votare a favore perché «il no tedesco alla Spagna avrebbe avuto conseguenze catastrofiche» ma non ha mancato di ricordare alla coalizione nero-gialla che «governate ancora solo perché i socialdemocratici e i Verdi non agiscono con tattiche da partito».
Berlino comincia a risentire della crisi dei partner europei. Secondo gli ultimi dati, l’aumento delle insolvenze quest’anno metterà  a rischio oltre 300mila posti di lavoro, il 27% in più rispetto al 2011. Ristrutturazioni e chiusure si susseguono anche se in misura minore rispetto ai paesi mediterranei. Hanno già  annunciato tagli giganti come Karstadt, Rwe, Opel e Deutsche Bank. Mentre sono fallite alcune aziende del commercio come Neckermann e Schlecker. 
Col sì tedesco, dunque l’eurogruppo di oggi (in teleconferenza a mezzogiorno) dovrebbe concentrarsi solo sulla Spagna ma non è escluso che i «falchi» come Olanda e Finlandia vogliano tornare sui dettagli di funzionamento e di garanzia del Mes. Alla vigilia viene presentato solo come un passaggio di routine ma le preoccupazioni restano alte. 
Ai tanti parlamentari dubbiosi sui debiti reali nella pancia della banche iberiche, Schauble garantisce che «è la Spagna che chiede aiuto, è la Spagna che riceve i fondi e sarà  la Spagna ad esserne garante». Tuttavia «anche la semplice apparenza di una minaccia alla solvibilità  dello stato spagnolo – dice – può portare a un aumento del pericolo di contagio nell’Eurozona, così come potrebbe farlo la debolezza di alcune banche spagnole». Anche il suo omologo italiano, Vittorio Grilli, è prudente su Madrid: «La situazione non è cambiata sostanzialmente rispetto ai giorni scorsi». Cioè è ancora gravissima.


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