Sovranità  in pericolo, il fiscal pact è a rischio di incostituzionalità 

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Ma a sinistra molti si sentono traditi. Per evitare di aggravare i contrasti, Hollande ha fatto due mosse: ha affermato che la «regola aurea» non sarà  inserita nella Costituzione, ma sarà  oggetto di una «legge organica» (che non è modificabile senza il parere del Consiglio costituzionale) e si è rivolto alla suprema corte, chiedendo se la ratifica del «Fiscal Pact», che dovrebbe avvenire entro l’anno, richiede una riforma della Carta. 
In attesa del giudizio del Consiglio costituzionale, il presidente della commissione delle leggi dell’Assemblea, Jean-Jacques Urvoas – e con lui i costituzionalisti – affermano che tre articoli del «Fiscal Pact» pongono un problema di costituzionalità  in Francia. Il Fiscal Pact non essendo stato accettato da tutti e 27 i paesi europei, non è compreso nell’articolo della Costituzione che prevede trasferimenti di sovranità  alla Ue. 
Si tratta degli articoli 3, 5 e 7. Cioè dell’obbligo di avere un deficit che non superi lo 0,5% del pil, sotto pena di sanzioni; dell’obbligo, in caso di sanzioni, di presentare un piano di «riforme strutturali» da far approvare dal Consiglio europeo; e, infine, dell’adozione della «maggioranza inversa» per imporre le sanzioni a uno stato che non rispetta il patto (vale a dire un sistema che impone una maggioranza qualificata per bloccare una punizione).
Il voto del «Fiscal Pact» per i socialisti francesi è una strada tutta in salita. La riforma costituzionale può avvenire in due modi: per referendum o con il voto dei tre quinti del Congresso (Assemblea e Senato riuniti). Il referendum, richiesto dal Front de Gauche, è escluso: sono ancora troppo roventi i ricordi della lacerazione a sinistra e nel Ps del 2005, quando la Francia respinse il Trattato costituzionale. Ma al Congresso il Ps da solo non ha i tre quinti. La maggioranza andrà  spaccata, perché i Verdi sembrano indirizzarsi verso un voto negativo e potrebbero esserci defezioni anche nell’ala sinistra del Ps. Il Ps avrà  quindi bisogno del voto dell’Ump, che ha sempre assicurato che voterà  il «Fiscal Pact» perché è rimasto tale e quale a quello negoziato da Sarkozy. 
Inserire la «regola aurea» nella Costituzione sarebbe quindi stato un esercizio impossibile per Hollande. Ma la «legge organica» dovrebbe venire accettata dalla Corte di giustizia europea, perché dà  sufficienti garanzie di non venire modificata ad ogni cambio di maggioranza. Del resto, anche altri paesi (Lussemburgo, Austria, Danimarca) sono reticenti a modificare la Costituzione per inserirvi la regola aurea. Il diktat veniva dalla Germania, che ha già  fatto questo passo e voleva imporlo agli altri, come «garanzia» per evitare derive di budget da parte delle cicale. Angela Merkel avrebbe persino voluto dare alla Corte di giustizia anche il potere di controllare l’applicazione del rigore. Ma questo non è passato.


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