Tra guerra e coltan, i gorilla

Loading

Ma anche: gorilla stesi a terra uccisi, elefanti smembrati, bambini e famiglie in fuga dagli scontri, tombe di guardaparco assassinati (http://www.virungacrisis.org/). Il Virunga ospita il 50% della biodiversità  dell’Africa subsahariana (è patrimonio mondiale Unesco) e 200 dei 720 gorilla di montagna sopravvissuti sul pianeta. Sono 280 i ranger che con rischi enormi (150 morti negli anni scorsi) cercano come possono di proteggerli, giorno e notte. Un compito durissimo. Grazie al quale la popolazione dei gorilla è raddoppiata negli ultimi venti anni. Ma il Virunga è in crisi perenne. 
Perché non ci sono solo i bracconieri (che cacciano rinoceronti, elefanti e gorilla) e i cambiamenti climatici. C’è da tanti anni la guerra nell’Est del Congo; una lotta per il potere condotta in modo efferato e alimentata dagli interessi sulle materie prime, dal coltan al legname al petrolio. Tra il 2007 e il 2008 i guerriglieri del gruppo Cndp occuparono la foresta pluviale e si scontrarono con l’esercito regolare per diversi mesi. Nove gorilla furono uccisi.
Oggi sono i ribelli del gruppo Mouvement du23 mars (M23) aminacciare il parco. Evacuate tutte le famiglie dei ranger, 40 uomini sono rimasti in zona con i gorilla che vivono nel centro di recupero.
Il coordinamento del Nord Kivu dell’Institut congolais pour la conservation de la nature (Iccn) ha chiesto ai ribelli armati del M 23 di ritirarsi da Bukima, a sud-est del Parco: «Le esercitazioni e le scorrerie delle bande potrebbero annientare i grossi sforzi investiti nella salvaguardia dei gorilla in questo parco da più di 80 anni». Improbabile che agli armati importi qualcosa. Come spiegano alla riserva Monterano (Lazio), che da tempo cerca in tutti i modi di finanziare progetti per il Virunga (soprattutto in favore delle vedove e degli orfani) , tra guerre e guerriglie varie può andare tutto in cenere in un minuto. 
Il sito ufficiale per parco (http://gorillacd.org/blog/) descrive una situazione di emergenza: scontri, stazionamenti di militari, difficoltà  di accedere al settore dei gorilla che da mesi è al centro del conflitto. 
Anche la corsa al coltan è un pericolo per il Virunga come tutto l’est del paese, attraversato da guerriglieri e milizie paramilitari legati alle mafie del prezioso minerale (indispensabile per l’industria informatica). 
Un’altra recente minaccia per il parco sono le concessioni petrolifere governative all’interno del parco, in flagrante violazione della convenzione che lega l’Unesco e la Rdc. Le società  petrolifere interessate sono Total (Francia), Sacoil (Sudafrica), Soco (Regno Unito), la quale ha riottenuto l’autorizzazione alle prospezioni nel blocco V, prima sospese grazie all’intervento dell’Unesco. Queste attività  devastanti alimentano anche vecchi risentimenti fra comunità  locali e contribuiscono alle tensioni frontaliere. 
Ma c’è una buona notizia? Una piccola piccola, che riguarda i gorilla, nel Centro Karisoke in Ruanda. Di recente, esperti della Diane Fossey Foundation hanno notato che alcuni adolescenti di gorilla di una famiglia del gruppo noto come Kuryama stavano disattivando trappole preparate da bracconieri. Per i gorilla adulti non sarebbe una novità : soprattutto quelli detti «schiena argentata» lo fanno. Ma per quelli in giovane età  è un fatto nuovo, che dimostra per le modalità  una capacità  cognitiva definita «impressionante». La scoperta è avvenuta pochi giorni dopo che una gorillina e a stata trovata in fin di vita in un laccio.


Related Articles

Acqua, clima o informazione le ultime sfide della politica

Loading

Adesso le battaglie civili si fondano sulla rivendicazione di necessità  primarie e di tutti. Tanti i saggi che spiegano il fenomeno. E a qualcuno questo studio è valso il Nobel. Le manifestazioni che accompagnano tutti i grandi vertici rilanciano sempre questo motivo. L’antagonismo che è nato si pone come alternativa globale al modello capitalistico 

Legambiente. Incendi e cemento, il triste primato della Calabria

Loading

Ambiente. Sono bruciati 30mila ettari, il 5% del manto boschivo, mentre il cemento si è mangiato il 26% della superficie agricola. Il Sud in testa al disastro ambientale

La nave si muove verso l’abisso «Bisogna fare presto»

Loading

La ricerca dei dispersi e il rischio che il carburante provochi un disastro Clini: le chiazze? Solo olio

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment