L’ex premier «studia» con Martino (e un nobel)
ROMA — Una mezza dozzina di economisti stranieri, divisi a metà tra europei e statunitensi, tra cui ci sarà anche un premio Nobel. Un incontro a porte chiuse nella cornice brianzola di villa Gernetto, la residenza settecentesca acquistata anni fa dal Cavaliere e recentemente ristrutturata. E un tavolo attorno al quale, per tutta la giornata di domani, gli unici due italiani saranno loro, Silvio Berlusconi e Antonio Martino. La coppia che tra la fine del 1993 e l’inzio del 1994, prima che sulla scena del centrodestra facesse il suo ingresso Giulio Tremonti, rappresentò il braccio e la mente del programma economico di Forza Italia.
La Berlusconomics del 2013, quella serie di linee guida sui temi dell’economia e della finanza che accompagnerà il Cavaliere nella sua nuova discesa in campo come candidato premier, almeno nei personaggi riparte da lì. Dal tandem Berlusconi-Martino, protagonisti di quello «spirito del ’94» che l’ex premier è tornato a citare negli ultimi mesi. E dal lungo seminario in cui i due faranno da uditorio agli ospiti internazionali che domani varcheranno i blindatissimi cancelli di villa Gernetto. Si parlerà della crisi finanziaria internazionale, del futuro dell’Ue, del rapporto tra l’Europa e gli Stati Uniti, di come declinare i legami con la Germania di Angela Merkel, di fiscal compact. E soprattutto del tarlo che sta accompagnando il Cavaliere nella sua marcia verso le elezioni della primavera prossima: l’euro.
Sul governo Monti e il fiscal compact Berlusconi e Martino hanno idee diverse. Il primo sostiene sia la ratifica dei nuovi trattati che l’esecutivo di larghe intese, che nel suo schema potrebbero replicarsi anche nella prossima legislatura. Il secondo è perplesso tanto sui Professori, al punto che marca visita ogni qualvolta c’è un voto di fiducia, quanto sul fiscal compact, «col quale ci stiamo consegnando mani e piedi alla Germania». Ma sulla moneta unica le idee differenti del tandem forzista del ’94 si sono progressivamente avvicinate. Proprio perché l’ex premier, dopo una serie di colloqui con l’economista liberale, è arrivato praticamente a sposarne le tesi di fondo. «L’euro va bene. Ma è ora di cambiarne i meccanismi», è l’argomentazione del Cavaliere. Quanto al ritorno alle divise nazionali, sarebbe una «soluzione molto difficile» che «segnerebbe la fine dell’Unione».
Fin qui le idee di fondo. Ma la loro «traduzione» nel programma con cui Berlusconi si presenterà alle elezioni del 2013 dipenderà anche dall’incontro di Villa Gernetto. È in quella location che il Cavaliere avrebbe ricevuto quegli imprenditori che, assieme ai sondaggi, lo avrebbero convinto a rimettersi in gioco alla guida del centrodestra. Nello stesso luogo, domani, ascolterà il panel di economisti internazionali messo insieme da un’organizzazione curata dai deputati Giuseppe Moles, che è il braccio destro di Martino, e Deborah Bergamini.
«Stiamo parlando di economisti che hanno idee diverse tra loro. A volte anche opposte. Pure sulla moneta unica e il suo futuro», dicono dalla war room di Berlusconi. E a dimostrazione di quanto sia strategico l’incontro di lunedì per i piani del Cavaliere basta citare l’avvertenza che il diretto interessato ha affidato ai suoi uomini-comunicazione: «Quello che ascolterò a Villa Gernetto dovrà rimanere riservato. Infatti non ho alcuna intenzione di fare una conferenza stampa alla fine».
Ci lavora da due mesi, Martino, alla tavola rotonda di lunedì. Con l’obiettivo di riprendere quel vecchio progetto di cabina di regia sull’economia che Berlusconi gli aveva proposto l’anno scorso. Ma che, come hanno confessato entrambi, «saltò per il veto di Tremonti». Adesso la macchina si mette di nuovo in moto. Ma il fine è un altro. Preparare il programma economico delle elezioni dell’anno prossimo. La Berlusconomics del 2013, insomma. Che riparte coi protagonisti dello «spirito del ’94».
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