Requiem per i riti della movida i tagli spengono la notte di Madrid

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MADRID â€” C’erano una volta il giovane Pedro Almodovar, con le sue donne smarrite e inquiete, ed un sindaco gaudente, il “vecchio professore” socialista Enrique Tierno Galvà¡n, che scelse di promuovere la musica Punk per restituire colore alla grigia capitale del franchismo. La movida, quel “muoversi” di locale in locale fino all’alba, nacque come risposta ai lunghi anni bui della dittatura (1939-1975) e rese famose almeno in tutta Europa le chiassose notti di Madrid innaffiate da fiumi di discutibile birra. Come tutte le mode con il tempo anche la movida ha perso smalto, ma oggi quel che temono i proprietari dei locali nel centro della capitale spagnola è che possa addirittura spegnersi. Locali vuoti, clienti più poveri, come al caffè “La Palma” dove il proprietario si lamenta per l’incasso che ogni settimana diminuisce. Dal 2007, secondo “Noche Madrid”, l’associazione che riunisce proprietari e gestori, i guadagni si sono ridotti almeno del 40 percento. La crisi complotta contro il divertimento notturno, ma non è sola. Anche alcune scelte del Comune e l’annunciato aumento dell’Iva potrebbero dare l’ultimo colpo all’attività  di molti locali costringendoli alla chiusura.
Nel centro di Madrid insieme a 150mila residenti ci sono 2400 locali fra bar, ristoranti e discoteche. È una proporzione sei
volte maggiore che nel resto della città . Un numero esagerato tra la Plaza de Santa Ana e quella di Malasa, giudicato eccessivo sia dalle associazioni di quartiere dei residenti che dai funzionari del Comune. Non solo, ormai è eccessivo il numero degli esercizi anche per la crisi, il crollo dei consumi e la nuova stangata del governo Rajoy. La movida langue e, secondo l’associazione dei proprietari, l’inizio di tutti i guai è stata la chiusura anticipata della metropolitana che prima andava avanti fino a notte fonda e oggi chiude a mezzanotte. Una scelta del sindaco — la moglie dell’ex premier Aznar, Ana Botella — presa per la necessità  di risparmiare fondi visto il pesante deficit di bilancio dell’amministrazione locale. Una misura che ha ridotto il numero di persone, soprat-
tutto i più giovani, disposti a recarsi in centro per trascorrerci la serata e la notte.
Non era bastata la legge antifumo, che con il divieto assoluto di accendere sigarette nei locali neppure utilizzando zone speciali per fumatori, aveva iniziato a mettere in difficoltà  molte caffetterie soprattutto perché ha creato un altro problema, quello con la legge antirumore. Con il divieto di fumo all’interno dei bar i clienti tendono a consumare fuori, in rumorosi capannelli che hanno scatenato le proteste dei residenti. Tanto che l’amministrazione comunale sta pensando a una legge che trasformi tutto il centro in una «zona di protezione acustica speciale», con multe e ingiunzioni di chiusura per i locali più rumorosi. Infine c’è il cosiddetto
botellà³n, ovvero gli ambulanti che vendono birra agli avventori dopo l’orario di chiusura dei bar, di solito ormai abbastanza presto dopo la mezzanotte. Con il risultato che i clienti restano sul posto e i residenti protestano. Negli ultimi tempi le petizioni di protesta sono aumentate del 20 percento nel centro di Madrid. Un portavoce dell’associazione “Noche Madrid” ha detto a El Pais:
«Noi commercianti portiamo all’economia della zona centro un miliardo di euro all’anno. Potrebbero anche trattarci meglio». Rumore, leggi antifumo, leggi comunali restrittive: sono favole per chi si nasconde la realtà  degli oltre cinque milioni di disoccupati, più del 50 percento tra i più giovani, e delle difficoltà  nelle quali si dibatte una classe media sempre più impoverita. Da «Madrid never sleeps» (Madrid non dorme mai), un famoso slogan degli anni Novanta, si è passati ai cartelli gialli fuori dai ristoranti con scritto: «Il Comune vuole spegnere Madrid».
Comunque sia basta fare un giro nel centro per accorgersi che, tranne nei giorni del weekend, il numero dei locali aperti ma completamente vuoti è altissimo. È un segno dei tempi. Madrid non è più da tempo la città  spensierata che usciva dalla dittatura ed entrava in Europa. Oggi lotta per restarci. E la crisi, sempre più dura, morde anche sul divertimento notturno così abituale anche nei periodi più difficili in questa metropoli sdraiata sulla Meseta.


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