Rai, sì a Tarantola ma lei è assente ora il Pdl minaccia l’alt in Vigilanza

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ROMA — È passata con 7 voti su 8, la designazione di Anna Maria Tarantola come presidente della Rai. Al suo esordio, il nuovo consiglio di amministrazione di viale Mazzini ha subito reso evidenti le fratture che lo percorrono. Dopo due interruzioni e molta tensione è riuscito a votare, era quel che si dice “un atto dovuto”, ma l’unanimità  non c’è stata e la partita politica resta tutta da giocare in commissione di Vigilanza. Dove il vicedirettore generale di Bankitalia deve ottenere i due terzi delle preferenze, 27 voti su 40.
Come previsto, Anna Maria Tarantola non si è presentata in cda. Ha mandato una lettera, nella quale ha parlato di “garbo istituzionale”, di rispetto per il lavoro dei consiglieri e del Parlamento. Non c’era però, e questo testimonia l’irritazione con cui sta vivendo giorni di rinvii, richieste di trattative, minacce sulle deleghe che il premier Monti ha inteso affidarle, contro il volere del Pdl.
La riunione è stata subito tesa, i consiglieri del centrodestra si sono scagliati contro quei poteri “assoluti” – i contratti fino a 10 milioni di euro e la decisione sulle nomine di prima e seconda fascia, esclusi i direttori di tg e di rete – che il presidente condividerebbe con il direttore generale e che a loro avviso esautorano il cda. C’è stata un’interruzione. A un certo punto – nella sala del consiglio – era rimasto solo Marco Pinto, il membro scelto dal Tesoro. Gli altri erano in due stanze separate. Da un lato Rositani, Todini, Verro e Pilati. Dall’altro Colombo, Tobagi e De Laurentiis. Che però – da buon centrista – faceva la spola, cercava di mediare.
Alla fine, legge Gasparri alla mano, e Antonio Pilati lì pronto a spiegarla, i consiglieri di centrodestra hanno capito che non si poteva che votare la presidente, e lasciare la battaglia politica al Parlamento. Hanno voluto mandare un segnale però. L’astensione di Antonio Verro – che lunedì aveva detto a
Repubblica di considerare il voto un “atto dovuto” – vale come un: «Facciamo sul serio». E lo stesso avviene in Vigilanza, dove il capogruppo del Pdl Alessio Butti continua a chiedere – insieme al radicale Beltrandi e alla Lega – che la Tarantola venga sentita in audizione. La riunione della commissione è stata convocata domani alla 14 e 30. All’ordine del giorno, il presidente Zavoli ha messo lo scrutinio. Con buona pace di chi parla di «parlamento commissariato », per quelle richieste non sembra esserci spazio.
Non ce n’è stato neanche per un ordine del giorno pensato da Pilati, attraverso cui il cda avrebbe dovuto chiedere al Parlamento di esprimersi sulle deleghe. È stato accantonato, se ne parlerà  la prossima volta. Per colpa delle liti è comunque saltata la presentazione alla stampa dei consiglieri. Davanti ai fotografi si sono presentati solo Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi, che si è lasciata sfuggire un «forse era meglio Caterpillar».
L’invito dei più adesso è a fare presto. Il segretario pd Bersani parla di «protervia» del centrodestra. Fa lo stesso l’Usigrai, che in caso di ulteriori rinvii, è pronto a fare sciopero. Flavia Perina chiede al Pdl di accettare «l’idea di una Rai meno lottizzata». «Prima o poi doveva succedere – dice la deputata fli in Vigilanza – il suk degli appalti e delle nomine ha portato l’azienda sull’orlo del fallimento». Fa i complimenti a Tarantola per lo stile dimostrato. In questo, trasversale, si unisce l’ex ministro delle pari opportunità  Mara Carfagna: «Ha tutte le qualità  per fare un ottimo lavoro alla presidenza della Rai dice – Monti ha fatto un’ottima scelta».


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