Ocse, sale la disoccupazione “L’Italia colpita duramente”

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PARIGI – “L’Italia è stata colpita duramente  dalla crisi ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare”: è quanto scrive l’Ocse nel suo ultimo rapporto sulle prospettive dell’occupazione, presentato oggi a Parigi.

A maggio sono circa 48 milioni i disoccupati nell’area dell’Ocse: quasi 15 milioni in più rispetto all’inizio della crisi finanziaria iniziata alla fine del 2007. Per ritornare ai livelli pre-crisi occupazionale servirebbe la creazione di circa 14 milioni di posti di lavoro.

I dati emergono dall’Employment Outlook nel quale si evidenzia che il tasso di disoccupazione era del 7,9% a maggio. La creazione di posti di lavoro, sottolinea il rapporto, “continuerà  a restare debole in molti Paesi dell’Ocse” e il tasso di disoccupazione “potrebbe rimanere intorno all’8% anche nel 2013” (8% nel 2012 e 7,9% nel 2013).

La situazione occupazionale dei giovani e delle persone scarsamente qualificate “rimane particolarmente preoccupante”. In Italia è precario un giovane su due. Dall’inizio della crisi l’occupazione delle persone scarsamente qualificate è diminuita di quasi 5 punti percentuali mentre quella giovanile ha registrato una flessione di quasi 7 punti percentuali. Non solo. Aumenta anche la disoccupazione di lungo termine e il numero dei disoccupati scoraggiati che escono dal mercato del lavoro.

Nell’ultimo trimestre del 2011, infatti, rileva l’Ocse, oltre il 35% di tutte le persone disoccupate nell’area dell’Ocse hanno trascorso un anno o più senza lavoro e in cerca di un lavoro. E’ cresciuto anche il numero delle persone disoccupate da almeno due anni: è cresciuto dallo 0,9% dell’inizio della crisi al 1,5% nel quarto trimestre del 2011. Un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, nel breve termine, sostiene l’Ocse, dipenderà  in gran parte “di una ripresa economica più ampia”.

La situazione della disoccupazione nell’area dell’Ocse è molto diversificata. I tassi restano tra 3,5 e 5,5% in nove paesi (Australia, Austria, Giappone, Corea, Lussemburgo, Messico, Olanda, Norvegia e Svizzera) mentre è scesa sensibilmente dall’inizio della crisi in Germania dal 8,2% nel dicembre 2007 al 5,6% nel maggio 2012. Al contrario nove paesi dell’area dell’Ocse hanno una disoccupazione a due cifre a maggio (Estonia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Portogallo, Repubblica slovacca, e Spagna).

In Italia.
Nel dettaglio le previsioni sono preoccupanti. La disoccupazione in Italia dovrebbe salire dall’8,4% del 2010 e del 2011 al 9,4% nel 2012 e al 9,9% nel 2013. L’Outlook dell’Ocse sul mercato del lavoro conferma le stime del pil diffuse a maggio scorso: -1,7% nel 2012 e -0,4% nel 2013. Tra il 2010 e il 2011 è cresciuta in Italia la disoccupazione di lunga durata. L’anno scorso il 51,9% dei disoccupati lo era da più di 12 mesi contro 48,5% nel 2010.

L’occupazione in Italia che era aumentata dello 0,4% nel 2011 rispetto al 2010 (-0,7% rispetto a 2009), dovrebbe registrare un calo dello 0,3% nel 2012 e nel 2013 rispetto all’anno precedente. Tra il 2010 e il 2011 è cresciuta in Italia l’occupazione a tempo parziale che passa dal 16,3% al 16,7%: il 76,6% di questo tipo di occupazione nel 2011 è realizzato dalle donne.

La disoccupazione giovanile in Italia è passata dal 26,8% del 2010 al 27,1% (15-24 anni): particolarmente colpite le donne il cui tasso di disoccupazione è passato dal 29,4% al 32,1% mentre quello degli uomini dal 27,9% al 29,1%. Il 49,9% dei lavortori che lavorano a tempo parziale nel 2011 erano giovani tra i 15 e i 24 anni (46,7% nel 2010, 44,4% nel 2009 e 26,2% nel 2000). A maggio il tasso di disoccupazione giovanile è cresciuto passando dal 35,3% ad aprile al 36,2% a maggio.

La riforma del lavoro.
“E’ probabile che la recente riforma del mercato del lavoro riduca i costi sociali e occupazionali delle prossime recessioni”: è quanto si legge in una scheda consacrata all’Italia dell’Employment Outlook 2012 dell’Ocse. In primo luogo, secondo l’Ocse, “una minor incidenza del lavoro a termine e di altre forme contrattuali atipiche e precarie dovrebbe favorire la capacità  del mercato del lavoro italiano di affrontare future recessioni, riducendone anche i costi sociali”. Secondo, prosegue l’organismo con sede a Parigi, “la riforma estende la copertura dell’indennità  di disoccupazione a una platea più ampia di lavoratori e ne aumenta moderatamente la somma, riducendo così i costi sociali legati ad un aumento della disoccupazione”.

“Da molti anni – ricorda l’organismo – l’Ocse sollecitava l’Italia a intervenire sul proprio sistema di ammortizzatori sociali e le stime dell’Organizzazione suggeriscono che la riforma aumenterà  notevolmente il livello dei sussidi di disoccupazione relativamente al reddito precedente la perdita del posto di lavoro”. E ancora: “Si tratta di un ottimo primo passo ma che necessita di essere accompagnato da un’efficace strategia di attivazione fondata su una più chiara distinzione di compiti tra il governo centrale e le autorità  regionali, e ispirata al principio per il quale i lavoratori si impegnano a cercare attivamente un lavoro o a partecipare a corsi di formazione in cambio dei sussidi e, in caso di inadempimento, sono soggetti a sanzioni”.


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