Aumento Fonsai, commissioni al 14% Mediobanca “tenta” le banche estere
MILANO – Mediobanca si gioca il tutto per tutto per portare a termine l’aumento di capitale Fonsai da 1,1 miliardi collegato a quello Unipol da altrettanti 1,1 miliardi. Per vincere i dubbi crescenti delle banche estere presenti nel costituendo consorzio di garanzia, piazzetta Cuccia è arrivata ad offrire fino al 14% di rendimento sulle tranche garantite in caso di inoptato. In pratica, durante il week end si è deciso di cambiare la ripartizione delle garanzie tra le banche: Mediobanca sottoscriverà circa 250 milioni su 1,1 miliardi, Unicredit arriverà a 200 milioni e le altre sei banche estere si accolleranno il rimanente in parti uguali. Ma le commissioni, il cui ammontare totale era stato già deliberato, non sono state redistribuite, sono rimaste le stesse: dunque Deutsche Bank, Nomura, Credit Suisse, Barclays, Morgan Stanley, Ubs incasseranno 14 milioni di “fees” ogni 100 milioni di titoli Fonsai sottoscritti. Di riflesso diminuirà il rendimento per Mediobanca e Unicredit e questo la dice lunga sulla volontà delle due banche nel voler chiudere l’operazione ad ogni costo. Ma anche di fronte a una proposta così allettante le banche estere non hanno ancora dato il loro via libera. Questo arriverà soltanto tre giorni prima della partenza degli aumenti di capitale e in presenza di tutti i via libera necessari. Toccherà alla Consob giovedì esprimersi sui prospetti informativi e al Tar del Lazio domani giudicare il ricorso contro la delibera Isvap dei fondi Sator e Palladio.
Ma i dubbi delle banche nel lanciare un’operazione di questa portata in un mercato difficile stanno aumentando. Il 14% di rendimento segnala un rischio molto elevato. I comitati crediti delle banche estere deliberano anche in base al rischio reputazionale che potrebbe derivarne. Con la procura di Milano in campo, poi, che è arrivata a sequestrare il 40% delle azioni Premafin, il rischio di azioni legali o di revocatorie è molto alto. «Se dovessi portare l’operazione in comitato questa sera me la boccerebbero», dice un banchiere che dovrebbe partecipare al consorzio. Ai tempi della Parmalat non fecero scalpore i bond collocati dalle banche estere con commissioni spropositate, se non dopo il crack. Per Fonsai il dubbio riguarda l’attendibilità dei bilanci visto il susseguirsi di perizie di primarie case che indicano valori diversi per le riserve sinistri e per i titoli appostati all’attivo. Finora nessuno, tra le autorità di vigilanza, si è preso la briga di fare chiarezza. L’Isvap ha dato un bel via libera salvo poi chiedere a Unipol l’adeguamento delle riserve per 360 milioni in semestrale. Alla Consob l’ultima parola, ma il risultato sarà un prospetto informativo infarcito di dati contraddittori ma nessuno che spieghi ai risparmiatori quali numeri sono attendibili.
Nel frattempo, il cda Premafin non ha preso alcuna decisione, aggiornandosi a giovedì. L’unico evento da segnalare è la rottura del patto di sindacato che legava i Ligresti tra di loro e a Unicredit a un anno da quel matrimonio. Prosegue a Piazza Affari il crollo di Fonsai (-12,5%) e Unipol (-6,7%) dopo lo slittamento degli aumenti. In due sedute hanno perso rispettivamente il 27,5% e il 16,6%.
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