Missione per salvare lo Scudo “C’è chi vuole colpire l’euro Io nel 2013? Sto valutando”
AIX EN PROVENCE – Così, per la prima volta, e fuori dai confini nazionali, il Professore lascia trapelare una velata disponibilità a proseguire la sua opera anche dopo il 2013. Se gli sarà chiesto, se le forze politiche che lo sostengono anche dopo le politiche lo riterranno necessario. Lui resta a guardare.
Al tavolo del ristorante dell’hotel «Le Pigonnet» di Aix en Provence, sabato sera, con il premier Monti siedono il procuratore Antimafia Piero Grasso e l’ex ministro Franco Frattini, anche loro invitati a intervenire alla tre giorni del prestigioso «Circle des economistes». I diplomatici del Consolato italiano a Marsiglia e pezzi dello staff di Palazzo Chigi. A un certo punto si avvicina per un saluto anche l’anziano ex presidente francese Valerie Giscard D’Estaing. Al capo del governo italiano viene chiesto dai commensali se non sia il caso di annunciare una disponibilità di massima a restare al suo posto anche dopo il voto. I mercati continuano a navigare in pessime acque, i partiti di maggioranza sembrano proiettati verso le larghe intese. Monti, sotto i tendoni bianchi dell’elegante albergo, si schermisce. Ma la sua suona come una parziale apertura. Sostiene di non essere «del tutto convinto che sia arrivato il momento di dare una disponibilità a proseguire questa esperienza di governo ». Se lo facesse adesso, prosegue, forse non farebbe «il bene del governo» che si trova a guidare.
«Presidente, se non adesso, verrà un momento in cui sarà necessario, forse a settembre, ottobre, quando l’ipotesi di elezioni
anticipate sarà definitivamente tramontata» gli fanno notare. Il premier non dà un assenso, ma non si oppone nemmeno all’ipotesi. Sospira, lascia cadere lì l’argomento. Il fatto è che anche a Roma se ne inizia a parlare con maggiore schiettezza. A Monti, raccontano, non sono sfuggite le aperture di questi giorni di un falco berlusconiano come Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl.
E adesso anche ministri del suo governo alludono. L’ultimo ieri Piero Gnudi: «Monti è una risorsa per il Paese su cui si dovrà far conto». Già , ma è una questione, quella del futuro politico del Paese, che intreccia i destini economici e che dunque inizia a pesare anche su scala internazionale. Lo ammette in un certo senso lo stesso premier quando, parlando coi giornalisti a margine del suo intervento al simposio economico sulla «Ricerca di un nuovo equilibrio mondiale», sostiene per la prima volta in pubblico che sull’innalzamento dello spread influisce anche l’incertezza su quel che accadrà in Italia dopo il 2013. E’ stato tempestato di domande su che ne sarà del Paese dopo Monti anche l’ex ministro Franco Frattini, quando due giorni fa si è ritrovato sotto un fuoco di fila di amministratori delegati di società francesi e non, invitati a un seminario del Credit agricole nella stessa Aix.
Il presidente del Consiglio di questo è consapevole, ma è un nodo politico che andrà affrontato, se altri lo riterranno, dopo l’estate. Intanto c’è da difendere l’intesa siglata al Consiglio europeo il 29 giugno e il meccanismo antispread ideato da Palazzo Chigi e avversato adesso da Olanda e Finlandia. Monti ha raggiunto Bruxelles già ieri sera per preparare il delicato Eurogruppo di oggi. La preoccupazione è tanta, a Palazzo Chigi. «Ma quello di giugno è un accordo siglato e scritto — si fa notare — . Nessuno lo può mettere in discussione. Se qualcuno lo vorrà fare, significherebbe compromettere la stabilizzazione dei mercati della Ue». Il sospetto è che, se dovessero insistere nel frenare, Olanda e Finlandia puntino in realtà a creare le condizioni per uscire loro dall’eurozona. Ma ovviamente si tratta di una pura ipotesi.
Sullo sfondo di queste inquietudini, è stato lungo e fruttuoso il faccia a faccia avuto ieri mattina da Monti, nei giardini dell’hotel di Aix, con il ministro delle Finanze francese Serge Moscovici. I due «ministri» economici hanno concordato — come avvenuto al Consiglio europeo nel gioco di sponda con Hollande — una strategia comune per affrontare l’offensiva dei paesi «ostili» del Nord Europa. Con Moscovici l’intesa è piena sulla necessità di contenere il debito ma anche di costruire meccanismi efficaci per difendere l’euro nel breve periodo. Ancora una volta, oggi pomeriggio, sarà decisivo superare le perplessità tornate ad affiorare
nella cancelleria tedesca. Monti una stoccata l’ha lanciata anche sotto i riflettori del Circolo degli economisti che lo hanno applaudito e ricevuto con tutti gli onori in Francia. Sarà importante che «la Germania non si leghi a un senso dell’immediato, ma che lavori sul lungo termine». Che ragioni in grande, insomma. C’è un’Europa da costruire, al di là dei timori del momento, una governance da rendere più credibile. «Ce lo chiede l’Asia, l’America: l’alternativa è trasformare l’Unione in una creditocracy». Non c’è tempo da perdere, ripeterà oggi a Bruxelles il Professore.
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