Sempre meno posti letto ne spariranno altri ventimila

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Battaglia dentro il governo sulla spending review sanitaria. Il ministro Renato Balduzzi mercoledì sera e ieri mattina ha promesso alle Regioni che la discussa norma sul taglio dei piccoli ospedali, sotto i 120 posti letto, sarebbe stata cancellata dal provvedimento ma quando ieri sera è iniziato il consiglio dei ministri la bozza di partenza conteneva ancora quella disposizione. Balduzzi ha avuto un colloquio preliminare di una ventina di minuti con Monti e ha chiesto di nuovo che si cancellasse quella disposizione. Ha ottenuto il via libera e a tarda sera dal Governo e il taglio degli ospedali è stato definitivamente cancellato dalla manovra. Saranno le Regioni a dover decidere cosa fare con le loro strutture sanitarie più piccole. Resta invece in piedi la norma che prevede riduzione delle degenze calcolata su mille abitanti. L’obiettivo imposto alle Regioni è di arrivare ad un tasso di 3,7, che significherebbe tagliare tra i 18 e i 22 mila posti letto. Per farlo è necessario intervenire sui reparti che non servono, accorpare i doppioni, presenti in molti policlinici, e più in generale ragionare sull’appropriatezza dell’offerta di ricovero. Si tratta di un lavoro per certi versi più complesso, anche se meno scomodo politicamente, del taglio dei piccoli ospedali perché richiede la capacità  di programmare le esigenze sanitarie dei vari territori. Le realtà  sotto i 120 letti, secondo i dati dello stesso ministero della Salute, sono 365. I soldi che non saranno recuperati tagliandole, circa 200 milioni di euro nel 2012, dovranno essere trovati abbassando il tetto di spesa delle Regioni per i dispositivi sanitari (protesi, valvole, siringhe). Il già  previsto 5% rispetto alla spesa sanitaria regionale scendrà .
Gli altri punti della spending review sanitaria sono confermati. Farmacisti e aziende produttrici dovranno “scontare” il prezzo dei medicinali rispettivamente del 3,85% (questo dato è aumentato dello 0,20) e del 6,4% e se la spesa territoriale supererà  dell’11,5% del totale di quella sanitaria dovranno accollarsi lo sfondamento del tetto. I contratti per l’acquisto di beni e servizi dovranno essere tagliati del 5% e quelli con privati convenzionati dell’1% quest’anno e del 2% dall’anno
prossimo. Sullo sfondo c’è un taglio da 1 miliardo del fondo sanitario e di altri due rispettivamente nel 2013 e (ma su questo non c’è ancora l’ufficialità ) nel 2014. Le Regioni non ci stanno. Ieri hanno chiesto al ministro Balduzzi di “spacchettare” il provvedimento. «Siamo disposti a ragionare sul taglio del 2012 spiega il governatore toscano Enrico Rossi – Ma per i due anni successivi vogliamo sederci a un tavolo e discutere con il Governo. La sanità , lo dice la Costituzione, è una materia in cui abbiamo competenze concorrenti, e allora ci devono ascoltare. Facciamo i sacrifici ma quello che si risparmia in sanità  va reinvestito in sanità . La manovra Monti porterà , assieme a quella Berlusconi dell’anno scorso, a 20 miliardi di tagli nel giro di tre anni». L’assessore alla salute emiliano, Carlo Lusenti, spiega che «si sta usando un metodo istituzionalmente e costituzionalmente inaccettabile, che calpesta il patto Stato-Regioni. Sarebbe stato diverso fare una riduzione del finanziamento rimandando ad un accordo con noi i modi, magari richiamandoci ad una responsabilità ». Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, aggiunge: «Quelli del governo sono tagli inaccettabili perché non tengono conto dei meriti delle regioni virtuose».


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