Il 36% delle famiglie taglia i consumi alimentari
ROMA — L’austerity servita a tavola. Gli italiani ora risparmiano persino sul cibo. Ne comprano meno e di qualità più bassa. E per far quadrare i conti tra bol-lette, benzina, affitto o mutuo, non rinnovano il guardaroba, rinunciano a viaggi, cinema, letture, comprimono gli acquisti per la casa. Una spending review obbligata, al tempo della crisi.
È guerra aperta tra pollo e filetto. Tra cibi precotti e pane fatto in casa. Gli italiani tirano la cinghia e svuotano i carrelli. Piuttosto coltivano l’orticello su balconi e davanzali. E portano in trionfo la cucina degli avanzi, la politica del riuso, lo “sfuso” sul pronto, le maxi-offerte, il “fai da te” e la “schiscetta”, il pranzo da casa consumato davanti al Pc. I nuovi dati Istat, diffusi ieri, parlano del 35,8% delle famiglie, più di una su tre, che dichiarano di aver diminuito nel 2011 non solo la quantità di alimentari
acquistati, ma anche la loro qualità . Ricorrendo sempre più al discount, in particolare al Sud, dove cibo e bevande valgono un quarto della spesa totale.
Per arrivare a fine mese, calcola l’Istat, nel 2011 servivano 2.488 euro, sui livelli del 2010. Con la solita forchetta Nord-Sud: 3 mila euro in Lombardia e Veneto, 1.600 in Sicilia. E l’altra, netta, tra famiglie di operai (2.430 euro) e di imprenditori (3.523). Almeno 2 mila euro (su 2.500) vengono assorbiti dal non alimentare. Solo per la casa se ne vanno 719 euro, elettricità e carburante ne succhiano altre 129, i trasporti 354, la sanità 92, mentre abbigliamento e calzature “appena” 134 euro, unica voce crollata del 6% da un anno all’altro.
La vera rivoluzione si fa a tavola. Inevitabile per compensare gli altri esborsi che lievitano. Più pasta (+3%), meno bistecche (-6%) è la cruda sintesi della ricerca Coldiretti-Swg, diffusa ieri e relativa ai primi 5 mesi del 2012. Si comprano pane (+3%) e carne di pollo (+1%), a buon mercato. Si risparmia su pesce (-3%) e ortofrutta (-3%). Addio alla colazione al bar e sale la spesa per caffè macinato (+1%), latte (+2%), biscotti (+3%), miele (+4%), fette biscottate (+5%). Pranzo e cene, meglio a casa: e così vanno su olio d’oliva (+7%) e vini tipici (+6%). Gli sfizi? I primi ad esser sacrificati: caramelle (-6%), liquori (-3%), aperitivi (-4%), cioccolato (-3%), bibite (-7%), dessert (-10%). Vanno bene, al contrario, farina (+8%), uova (+6%) e burro (+4%). Indice inequivocabile, per la Coldiretti,
di un ritorno in grande stile del “fai da te” casalingo: pane, pasta, conserve, yogurt, confetture, come ai tempi della nonna. Altro che pietanze pronte o surgelate (la metà ci rinuncia). Anzi, un italiano su tre si cimenta pizzaiolo, il 19% panettiere, il 18% prepara marmellate e sottaceti, il 13% la pasta, l’11% i dolci. E il 30% risolve alla radice, con un proprio orto. Tutti più attenti,
infine, agli avanzi. Si ricicla il possibile e tornano di moda polpette di carne, frittate di pasta, pizze rustiche, panzanelle.
Chi l’avrebbe detto.
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