Applausi e il pianto del fisico Higgs «Catturata la particella di Dio»

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GINEVRA — Tutti in piedi per un applauso interminabile costellato da urla di gioia. I composti scienziati davanti all’apparizione del bosone di Higgs sembrano aver liberato i freni della cautela. La famosa particella, che dà  la massa a tutte le altre, ora c’è, l’hanno misurata, vagliata sotto ogni aspetto, ma soprattutto l’hanno catturata dopo un sogno ed una caccia durata 48 anni. Persino Rolf Heuer, il controllato direttore generale del Cern, non si è trattenuto dal dire: «È un evento storico». Ne era consapevole e ha fatto di tutto, riuscendoci, per portare nel grande auditorio alla presentazione degli ultimi dati il suo creatore teorico, il fisico Peter Higgs che seguiva ad Erice un convegno di Antonino Zichichi (ora qui). Ottantatreenne, Higgs da sempre schivo e appartato, lontano soprattutto dai giornalisti, non ha smentito la sua fama limitandosi a una battuta quasi strappate di bocca: «Un risultato incredibile, sono impressionato dalla straordinaria presentazione. È la cosa più meravigliosa della mia vita». Era seduto in un angolo, si è commosso, ma non ha aggiunto altro.
Nell’auditorium, davanti a centinaia di fisici, i due responsabili degli esperimenti, l’americano Joe Incandela di Cms e Fabiola Gianotti di Atlas, hanno presentato i risultati ottenuti dopo le ricerche degli ultimi sei mesi seguiti alla prima presentazione del dicembre scorso. Oltre due ore di grafici colorati, formule, simboli, cifre, diagrammi per dimostrare ai colleghi che il bosone di Higgs, cioè la «particella di Dio» esiste. Non solo, ma è anche molto più interessante di quanto si immaginasse. Incandela, succeduto da qualche mese all’italiano Guido Tonelli, era un po’ teso senza togliere nulla però alla sua determinazione. Forse era un po’ amareggiato: lui americano «costretto» a venire nel Vecchio Continente perché la macchina che doveva agguantare negli States la fatidica particella era stata cancellata dal presidente Bill Clinton. «Così l’Europa ci ha sorpassati» ripete da mesi il Nobel Leon Lederman al quale si deve il nome della «particella di Dio». Per raccontarne l’importanza aveva scritto un libro suggerendo come titolo The Goddamn Particle, la particella maledetta. Ma l’editore, non convinto, lo tagliò in The God Particle, cambiando il senso e facendone la fortuna mediatica.
Che il bosone fosse ormai dominato, ieri lo si capiva in particolare dal tono della presentazione di Fabiola Gianotti che in maglietta rossa e pantaloni beige, disinvolta, non risparmiava qualche battuta per allentare la tensione nei volti degli ascoltatori pronti a cogliere qualche debolezza. Finché le parole non lasciarono più dubbi: l’esame era superato e l’ansia si liberava in un fragoroso battimani. Nelle prime file il Nobel Jack Steinberger (premiato con Lederman), gli ultimi direttori del Cern, Robert Aymar, Luciano Maiani, Christopher Smith, Herwig Shopper (Carlo Rubbia era a Lindau) e tre dei sei fisici co-autori con Higgs della teoria: Francois Englert, Gerald Guralnik e Carl Hagen. E naturalmente Lucio Rossi il fisico piacentino-milanese che ha guidato la costruzione del superacceleratore Lhc la cui eccezionalità  è nascosta nell’anello di 27 chilometri di magneti superconduttori capaci di spingere la macchina alla fantastica energia di 14 TeV mai raggiunta finora: un conquista della tecnologia italiana perché realizzati dall’Ansaldo di Genova. «La scoperta è il frutto della collaborazione-competizione di tremila fisici di ogni parte del mondo — sottolinea Sergio Bertolucci, direttore scientifico del Cern — e ulteriori tremila sono impegnati negli altri due esperimenti dell’acceleratore. Ma fra loro ci sono seicento italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, buona parte eccellenti giovani precari spesso assunti da università  americane o europee».
Nei viali soleggiati del Cern nessun segno dell’evento storico «che ci porta nella nuova fisica», come ricorda Bertolucci. Qualche scienziato scivola in bicicletta sotto i nomi celebri delle strade, Marie Curie, Albert Einstein. Ma questo è il passato. Nessuno lo dice per scaramanzia, ma ora si aspetta la chiamata dal Comitato dei Nobel di Stoccolma. E intanto si attende pure un segno dell’astrofisico Stephen Hawking il quale aveva scommesso cento dollari che la particella di Higgs non esisteva. A volte anche i geni sbagliano. È umano.


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