Hollande finisce al rigore
Che cosa è il «rigore di sinistra»? Chiuso il Consiglio europeo, che Franà§ois Hollande ha presentato come un successo francese per l’aggiunta del Patto per la crescita di 120 miliardi di euro (che non avrà però lo stesso peso giuridico del Fiscal Pact), c’è ora attesa per il discorso di politica generale di fronte al parlamento del primo ministro, Jean-Marc Ayrault, oggi. Ma nessuno si fa illusioni. Intanto, Hollande metterà ai voti al parlamento il Fiscal Pact così com’è in autunno e l’unico scarto sarà di non far votare la regola aurea nella Costituzione, sostituendola con una non meglio precisata, per ora, «legge di programmazione di bilancio, forse con valore organico».
Ieri, la Corte dei conti, presieduta dal socialista Didier Migaud (che era stato nominato da Sarkozy) è stata chiara: la Francia ha bisogno di trovare 6-10 miliardi quest’anno per chiudere il bilancio, cifra che salirà a 33 miliardi nel 2013, se intende rispettare gli impegni presi con Bruxelles (deficit riportato al 4,5% del pil quest’anno, al 3% nel 2013 e in equilibrio nel 2017), cosa inevitabile per non rischiare la spirale dell’aumento dei tassi di interesse. La parola «rigore» è bandita dal governo e dall’Eliseo, ma la scusa per un giro di vite vigoroso è già pronta: «La situazione delle finanze pubbliche lasciata dal precedente governo rende necessaria un’azione determinata di risanamento – dice un comunicato di Matignon dopo la consegna del rapporto della Corte dei conti – tra il 2007 e il 2011 il debito pubblico è aumentato di 600 miliardi e il peso annuale del debito rappresenta la prima voce di spesa nel bilancio dello stato. La crescita del 2012 sarà più debole delle previsioni del precedente governo». Hollande eredita un debito ormai superiore al 90% del pil. Ne sono seguiti, per tutta la giornata, degli insulti reciproci tra ex maggioranza e governo attuale. Il ministro dell’economia, Pierre Moscovici, non ha esitato a ricorrere alla volgarità : «La destra non ha fottuto niente per ridurre il debito» e adesso deve «solo tacere». Per Alain Juppé, ex primo ministro di Chirac, Moscovici mostra il «sogno di ogni potere dominatore, non avere opposizione». Per Eric Woerth, che è stato ministro del bilancio con Sarkozy, Moscovici è un «provocatore».
Ma, al di là degli insulti, come riassume un ex collaboratore di Delors al ministero dell’economia ai tempi della svolta del rigore di Mitterrand nell’83, «questa volta siamo all’83 all’indomani dell’elezione». Ayrault promette il «riassetto del paese nella giustizia». Il 4 luglio sarà presentata in Consiglio dei ministri una finanziaria rettificativa per quest’anno. Ci saranno aumenti di imposte per i più ricchi, mentre promettono che verranno risparmiate classi popolari e medie. Ma la Corte dei conti avverte che per rispettare gli impegni e combattere i deficit questo non basta: dovranno probabilmente anche essere aumentate le tasse che pagano tutti, cioè l’Iva e la Csg (tassa di rimborso del debito dei conti del welfare). I pubblici dipendenti passeranno al setaccio dell’austerità . Certo, come promesso ci saranno assunzioni nella scuola, nella polizia e nella giustizia (e agli uffici di collocamento), ma tutti gli altri ministeri dovranno ridurre la spesa del 15% in tre anni, mentre dovrà venir «stabilizzata la spesa in valore per il personale», che significa non solo non sostituzione di uno su due o due su tre che vanno in pensione (calo del personale del 2,5% l’anno) ma anche, forse, gelo dei salari. Già il rialzo solo simbolico dello Smic del 2% il 1° luglio ha causato delusione («un carambar al giorno» ha riassunto Jean-Luc Mélenchon, cioè una caramella per bambini). Per i sindacati, queste prime misure di austerità sono «un bruttissimo segnale inviato ai lavoratori». E le cattive notizie non si fermano qui: sono nell’aria molti piani di licenziamento. La Peugeot-Citroen progetta di chiudere la fabbrica di Aulnay, Iveco ha annunciato la chiusura del sito di Chambéry, l’ex Péchiney di Saint-Jean de Maurienne (ora della Rio Tinto) è minacciata, Doux (pollame) è in via di smantellamento, mentre resta sempre sospeso il destino delle acciaierie Mittal. Arnaud Montebourg, ministro del riassetto economico, ha nominato 22 commissari, uno per regione, per affrontare la situazione della perdita annunciata di posti di lavoro.
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