IL ROMANZO META-ROSA PER CAPIRE I BESTSELLER

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Immaginate Sveva Casati Modignani, o la Delly, come noi ragazzine preadolescenti chiamavamo la pregiata autrice di tanti lacrimati romanzi d’amore (e sì, lo so, Delly era in realtà  una coppia, Monsieur e Madame de la Rosière, fratello e sorella, ma ci piaceva pensare che fosse una sola persona). O immaginate anche i meno noti e probabilmente nascosti sotto pseudonimo anglofono autori di Harmony, che un bel giorno decidano, per vocazione, per denaro, per generosità , di rivelare i segreti della loro arte a un gruppo di fedeli lettori: di quelli, ipotizzo, che molto si sono sentiti turbati lo scorso marzo da un articolo della nostra Natalia Aspesi, in cui si deprecava la conquista, da parte del rosa, o del romance, o chiamatelo come volete, dei più diversi generi letterari. E che in questa analisi del mercato letterario hanno sentito, da parte della regina della posta del cuore, un giudizio riduttivo del mondo che tanto a loro è caro. Immaginate dunque questa star del rosa, o del romance che dir si voglia, pronta a rivelare a una grigia umanità , piena però di fantasia e di sogni, i segreti per scrivere un romanzo rosa in una settimana. Un Harmony, direte voi, cari lettori. E sì, quasi. Nel nostro caso la collana amata a cui gli aspiranti scrittori aspirano si chiama Melody. La grande dame del rosa si chiama
Leonora Forneris. E tra i suoi allievi spicca Olimpia, bibliotecaria, solitaria, con soli tre giorni di passione nel suo bagaglio di ricordi amorosi – e lontani, nel 1977. Parliamo del romanzo rosa asprigno che Stefania Bertola, torinese spiritosa e colta, costruisce, appunto, in Romanzo rosa(Einaudi, pagg. 208, euro 13). Un “rosa” ironico e divertente, in cui si intrecciano tre fili. La cronaca della settimana con la grande Forneris. Le regole che la Forneris va dettando per la creazione di un rosa perfetto. E il rosa che Olimpia va a mano a mano costruendo e correggendo secondo le regole Forneris.
Sono i due ultimi fili il punto di forza del libro della Bertola. Che, con la sapienza derivata dalla lunga dimestichezza elaborata in casa editrice con le strutture narrative, cataloga, organizza, stabilisce regole.
Nei Melody, dunque, cari allievi, il sesso è presente ma ellittico. Di solito viene rinviato alle ultime pagine – e se arriva prima prelude a problemi seri per i nostri protagonisti. È sempre rappresentato con eufemismi («il tocco intimo delle sue dita» significa che lui le ha infilato le dita nelle mutandine). La condizione dei due che si amavano, si amano o si ameranno è regolata da leggi ben precise: «Mai, mai una donna Melody si mette con un uomo di condizione inferiore alla sua». E se lo fa si scoprirà  che lui in realtà  è un principe in incognito, un adottato che viene da una grande famiglia, e via sognando.
La protagonista, oltre a dover essere bella, deve anche essere inglese, americana o australiana, e con un nome adeguato. Louise? No di certo, almeno Lorelei. O Alisea, Sabaka, Girasol. Tutte belle, le protagoniste, tutte accuratamente vestite. Non si dice: «Bollea scese dal treno. Non c’erano taxi in vista… ». Si dice: «Bollea scese dal treno e si strinse nel caldo impermeabile azzurro foderato di volpe selvaggia dorata »… Bisogna studiare accuratamente la nazionalità  dei protagonisti. Bisogna studiare e mettere in atto con sapienza e fantasia le difficoltà  che impediranno ai due protagonisti di amarsi tranquillamente sin da pagina due: difficoltà  che, elencate nel libro, riempiono tre pagine fitte fitte… Insomma, un lavoraccio di equilibri e di strutture. Che la nostra Olimpia, impegnata in una storia di antipatie e di amori ambientata in un villaggetto scozzese, svolge brillantemente, dopo qualche gaffe dovuta a un eccessivo senso della realtà . Mentre la settimana procede e, insieme, procedono i romanzi rosa (storici, fantastici, realistici, le sub categorie sono molte) che gli aspiranti scrittori compongono, nel romanzo rosa si insinua il romanzo rosa delle love stories sbocciate tra i partecipanti al corso. Rosa pallido, ragionevole e tranquillo come una vita normale. Mentre Olimpia resta sola, con una carriera aperta davanti a sé (e con la consolazione della scrittura), Stefania Bertola si diverte e ci diverte con un’analisi scherzosa ma non troppo dei sogni collettivi e degli status symbol, delle strutture e dei trucchi del romanzo rosa. Che torna utile anche per leggere con acume il romanzo nero, giallo, bigio, multicolore, incolore, e persino il “grande romanzo” letterario con la copertina adorna di lodi e di blurp. Il quale, se venisse sottoposto all’acribia della signora Leonora Forneris e al suo senso dell’economia narrativa, probabilmente perderebbe molte pagine, ma guadagnerebbe in ritmo e asciuttezza.


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