La lettura rende liberi. Oppure no?
Non a caso, scrive la studiosa nell’introduzione, nei secoli molti hanno definito l’atto di leggere da parte delle donne come «sovversivo e minaccioso», dal momento che esso comporta «un dialogo impegnativo, quasi sconcertante, con il proprio io interiore» e dunque aiuta a «definire il senso di sé e della vita». Niente di rivoluzionario, commenta Noah Berlatsky, sull’«Atlantic»: la lettura, e non solo per le donne, «è spesso vista come una pratica intrinsecamente liberatoria, capace di conferire potere e forza». Ma, si chiede Berlatsky, «siamo sicuri che questo sia vero?». E a Belinda Jack contrappone il punto di vista di Tania Modleski, autrice nel 1982 di uno studio, «Loving with a Vengeance», classico nel suo genere: secondo Modleski, i romanzi rosa Harlequin, come le saghe gotiche o le «soap operas», non hanno nulla di liberatorio, ma tendono anzi a riconciliare le donne con un sistema di fatto patriarcale. Più di recente, nota ancora Berlatsky, Allison Benedikt su «Slate» ha criticato le pubblicazioni – sempre più numerose, sempre più minacciose – rivolte alle donne incinte, «testi buoni per un sistema capitalistico che mira a indurre frenetici e terrorizzati acquisti di prodotti per bambini». Insomma, conclude Berlatsky, posto che tutte e tutti dovrebbero poter leggere quello che vogliono senza censure di nessun tipo, «la lettura è solo una tecnologia, e come ogni tecnologia può essere usata bene o male… Accettare di leggere senza una distanza critica lascia lettrici e lettori alla mercé di chi scrive, e questo non è molto liberatorio». E se fosse davvero così?
Related Articles
LA FINE DELLE STORIE
C’È TANTA FANTASIA ANCHE DENTRO LA NON-FICTION
Quando si misura con la realtà lo scrittore riesce a dire quello che lo storico non può dire. Dal Pasolini di “Petrolio” a Saviano: il romanzo cerca una verità più radicale della cronaca
Mirà³ il sognatore che volle diventare cattivo
Al Chiostro del Bramante di Roma ottanta opere tra dipinti, sculture e disegni ripercorrono la poetica del maestro catalano. Un viaggio alla scoperta dei segni e dei colori di un artista che ha rappresentato il lato fantasioso e onirico della pittura del NovecentoNel silenzio di Palma, è come se sentisse il desiderio di reinventarsi, di accelerare il passo
Quel felliniano di Andreotti