Piano delle Province: accorpamenti e tagli, 5 miliardi di risparmi

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ROMA — Oltre ai tagli sugli acquisti di beni e servizi e la riduzione delle piante organiche della pubblica amministrazione, il dossier sulla spending review si arricchisce di un nuovo capitolo. Ieri, il titolare della revisione della spesa, il ministro Pietro Giarda, ha incontrato i colleghi dell’Interno, Annamaria Cancellieri, della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, e l’Unione delle Province per entrare nel dettaglio dei risparmi possibili con l’accorpamento delle Province e la riorganizzazione degli uffici territoriali del governo. Ottenendo dalle Province stesse un piano, che sta considerando con estrema attenzione, capace di portare da qui alla fine dell’anno un risparmio di ben 5 miliardi.
Risorse che sarebbero estremamente utili per scongiurare il previsto aumento dell’Iva che, come ha detto ieri il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, «resta l’obiettivo del governo». «La spending review ha l’obiettivo di evitare un aumento automatico dell’Iva che non avrebbe effetti positivi sull’economia» ha detto il ministro a Radio anch’io, glissando sulle sue ambizioni politiche («Il 2013 è nelle mani di Dio e a una candidatura non posso e non devo pensarci»), ma approfittando dell’occasione per bocciare il ponte sullo Stretto di Messina («non è prioritario») e per ricordare che in Italia «l’ammontare del peso fiscale è già  molto elevato: non vedrei spazio per ulteriori tasse». L’abbassamento della tassazione è però «un obiettivo», e per raggiungerlo occorre creare «condizioni», facendo sì che «tutti paghino» e che «con la crescita aumenti il gettito».
Per evitare l’aumento delle aliquote Iva, che salirebbero di due punti dal primo ottobre e di un altro mezzo punto dal 2014, basterebbero per quest’anno 3,2 miliardi, ma il conto, secondo la relazione tecnica presentata a suo tempo dall’esecutivo, salirebbe a ben 13,2 miliardi per il 2013 e addirittura a 16,4 miliardi di euro dal 2014 in avanti. La spending review, senza contare le possibili economie derivanti dall’accorpamento delle Province e degli uffici di governo, ha un obiettivo di risparmio strutturale di almeno 5 miliardi di euro in questi ultimi sei mesi dell’anno, che salirebbero a 10 l’anno a partire dal 2013. 
Per scongiurare l’aumento dell’Iva servirebbero, dunque, altri 6 miliardi l’anno in più. Un obiettivo che secondo l’Unione delle Province sarebbe perfettamente alla portata dell’esecutivo. Il piano prevede la creazione di 10 città  metropolitane (Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Reggio Calabria) che assorbirebbero le funzioni delle relative Province, l’accorpamento delle altre in ambiti ottimali da 300-350 mila abitanti, l’eliminazione di tutti gli altri enti intermedi (Ato, Consorzi, enti e agenzie) e la riorganizzazione di Prefetture, Questure, Sovrintendenze. Dal riordino delle Province, secondo il piano, potrebbe arrivare un miliardo, mentre la riorganizzazione degli uffici dello Stato potrebbe determinare un risparmio di 2,5 miliardi. Ancora un miliardo e mezzo potrebbe essere tagliato grazie all’abolizione di enti e agenzie strumentali, le cui funzioni andrebbero ricondotte agli enti locali.
Il piano dei risparmi dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri in calendario la prossima settimana, prima del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, al quale il premier vuole arrivare con la decisione già  presa sui tagli alla spesa della pubblica amministrazione, sia a livello locale che centrale. Ogni ministro sta predisponendo il proprio piano di risparmi da far confluire nel pacchetto, compreso il titolare della Giustizia, Paola Severino, che continua a inviare raccomandazioni all’amministrazione giudiziaria. Ieri ha chiesto uno sforzo particolare per ridurre i costi della traduzione dei detenuti ai tribunali per le udienze di convalida di arresto o di fermo. Quando possibile, chiede il ministro, devono essere i magistrati a recarsi in carcere per le udienze.


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