Merkel interviene sul voto greco: «Scegliete chi rispetta gli accordi»

Loading

BRUXELLES — Il Partenone di Atene dista 2.598 chilometri dai palazzi dell’Unione Europea a Bruxelles. Così dicono alcune carte stradali. Ma in queste ore, è come se quei chilometri fossero pochi metri: perché tutte le istituzioni europee, e le capitali del continente, guardano alle elezioni greche come a una sfida decisiva anche per l’euro, e per l’intera comunità . Le banche centrali sono in stato di pre-allerta. I piani di emergenza, preparati da tempo nonostante tante smentite ufficiali, sono aperti su molte scrivanie. «Il mondo si prepara al test dell’euro», avverte cupamente da oltre Atlantico il Wall Street Journal, e l’Europa «si prepara al suo momento Lehman Brothers». 
Se la Grecia se ne va e torna alla dracma, niente resta come prima. Ma forse anche se la Grecia resta, come sembrano indicare gli ultimi sondaggi semiclandestini che assegnano la vittoria alle forze moderate. Così, stasera, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi attenderà  i risultati del voto in stretto contatto con Jean-Claude Juncker, il presidente dell’eurogruppo che riunisce i ministri finanziari della zona euro. E poco dopo la chiusura delle urne, dal Messico dove si trovano per il vertice del G20, diffonderanno una dichiarazione congiunta il presidente stabile della Ue, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione Europea, José Manuel Barroso. 
C’è chi ha deciso di non aspettare neppure quel momento. Dalla Germania, la cancelliera Angela Merkel ha ammonito gli elettori greci: «È molto importante che nelle elezioni il risultato sia la formazione di un governo che dica “Ok, terremo fede agli accordi”». Come era prevedibile, gli stessi elettori greci non hanno accolto bene quella che considerano un’interferenza, un’indebita pressione esterna: perfino il leader moderato e filo-euro, Antonis Samaras, si è risentito. Anche perché altri, sempre dalla Germania, hanno dato fiato alle trombe di guerra, e proprio nelle ore in cui l’elettorato greco si formava l’ultima, decisiva opinione: il vicecancelliere Philipp Rà¶sler ha tuonato che «la solidarietà  non è una strada a senso unico»; e il governatore della Baviera, Horst Seehofer, ha chiesto un referendum popolare nel caso che la Germania debba ancora attingere alle sue casse per contribuire al salvataggio di altri Paesi: «Se il quadro degli impegni finanziari si allargasse, bisognerebbe chiedere alla nostra gente cosa ne pensa».
È invece per l’eurozona e per l’intera Ue, che si mostra seriamente preoccupato il presidente dell’eurogruppo Juncker: al giornale austriaco Kurier ha dichiarato che l’uscita della Grecia dall’euro e dalla Ue avrebbe un «effetto devastante» perché metterebbe in pericolo la coesione dell’eurozona. E ancora: «Se la sinistra radicale dovesse vincere le conseguenze per l’unione monetaria sarebbero imprevedibili. E i greci devono esserne consapevoli». Per rafforzare l’euro, dice il direttore generale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, una strada c’è: creare un «Tesoro europeo», cioè un ministero delle Finanze comune. 
La preoccupazione generale non placa comunque le schermaglie nella Ue. Angela Merkel e il presidente francese Franà§ois Hollande si sono parlati ieri per telefono, un colloquio poi definito «costruttivo e fruttuoso». Ma intanto, la Cancelliera è tornata a punzecchiare indirettamente Hollande, criticando la «mancanza di fiducia fra i leader dell’eurozona», e cioè il ritardo con cui la Francia ha accettato il concetto di unione bancaria sotto la sorveglianza rafforzata di Bruxelles.
Il clima di oggi, nota ancora il Wall Street Journal, è quello che c’era a novembre, durante il G20 di Cannes, con la Grecia già  in grave crisi: però da allora vari leader sono cambiati. Traduzione: stanno per cominciare altre manovre sulla scacchiera. Ma questa sera una piccola pedina, piantata sulle rive del Mar Egeo, potrebbe decidere la partita dei grandi.


Related Articles

Unione europea: Un Nobel per le frontiere scomparse

Loading

La frontiera tra la Germania e la Polonia (a sinistra) e tra la Polonia e la Slovacchia. Due foto del progetto "Borderline", di Valerio Vincenzo   La frontiera tra la Germania e la Polonia (a sinistra) e tra la Polonia e la Slovacchia. Due foto del progetto “Borderline”, di Valerio Vincenzo

L’attribuzione del premio per la pace all’Ue ha destato molti dubbi. Per dissiparli basterebbe un viaggio tra le rovine lasciate da decenni di guerra civile europea.

Grecia: La fuga degli immigrati

Loading

Immigrati raccolgono rifiuti ad Atene, maggio 2012   Immigrati raccolgono rifiuti ad Atene, maggio 2012  AFP

La crisi non ha colpito soltanto i greci: migliaia di extracomunitari hanno già  fatto domanda di rimpatrio volontario. Oltre ad aver perso ogni mezzo di sostentamento devono fare i conti con la xenofobia e le aggressioni.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment