Giuseppe Bertolucci addio al regista che lanciò Benigni

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ROMA â€” Addio a Giuseppe Bertolucci, il regista che sapeva raccontare le donne, l’uomo di spettacolo attento alla cultura popo-lare, tra i primi ad intuire il talento di Roberto Benigni, l’autore di un cinema anticonformista. Giuseppe Bertolucci è morto ieri nel Salento, nell’ospedale di Tricarico, dove era stato trasportato per una grave crisi respiratoria dalla moglie Lucilla Albano. Figlio del poeta Attilio Bertolucci e fratello minore di Bernardo, era nato a Parma il 27 febbraio 1947. La camera ardente è stata allestita nell’ex convento dei Cappuccini di Diso, il borgo salentino dove il regista si era trasferito da anni e dove ieri sono arrivati Benigni, parenti, collaboratori, tanti amici, che si sono stretti intorno a Bernardo, affranto dalla perdita. A Diso Benigni è rimasto due ore nella camera ardente, visibilmente commosso. Lunedì mattina la salma del regista sarà  portata a Bari per la cremazione.
Pochi mesi fa Giuseppe Bertolucci aveva interrotto le prove a teatro, colpito da una grave malattia. Per il fratello è stato un dolore costante, di cui erano a conoscenza soltanto gli amici più intimi, un dolore che ha segnato di tristezza anche il successo a Cannes del suo film Io e te. Il legame tra loro era fortissimo, privo di ogni sospetto di rivalità , erano amici e complici. Giuseppe era entrato nel cinema nel 1970 come aiuto di Bernardo sul set di La strategia del ragno, nel ‘76 con lui e con Kim Arcalli aveva firmato la sceneggiatura di Novecento. Intanto aveva cominciato la sua strada come regista con il mediometraggio del 1971
I poveri muoionoe con il film tv Andare e venire, ma il vero esordio fu con Berlinguer ti voglio benenel
1977, un film provocatorio, irridente, drammatico e comico insieme, l’elaborazione del monologo teatrale Cioni Mario di Gaspare fu Giuliache Bertolucci aveva scritto per Benigni, che appariva per la prima volta sullo schermo. Una decina di anni dopo uscì
Tuttobenigni, un montaggio della tournée estiva del comico tra piazze e teatri tenda, con momenti esilaranti, come la sequenza
in cui Bertolucci aveva messo Benigni a confronto con se stesso. Simpatizzante del Pci, con il documentario
Panni sporchi, un’indagine che gli aveva commissionato il partito, Bertolucci scatenò un vivace dibattito tra gli intellettuali della sinistra. Mai in cerca di facile consenso, amava sperimentare nel linguaggio e nei contenuti, come quando toccò il tema della popolarità  televisiva con I cammelli, con Diego Abatantuono e Paolo Rossi nel cast e la partecipazione di Sabina Guzzanti, che poi avrebbe diretto in Troppo sole. Particolare anche il modo in cui affrontò il terrorismo con Segreti segreti, raccontandolo dalla parte delle donne, in una storia ambientata all’inizio degli anni ‘80 attraverso sei protagoniste, filo conduttore il rapporto madre-figlia.
Segreti segreti, scritto con Vincenzo Cerami, è solo uno dei film in cui Giuseppe Bertolucci ha espresso la sua particolare sensibilità , rara nel cinema italiano, nei confronti del mondo femminile, cercando le sfumature delle diverse psicologie dei personaggi, affidati ad interpreti di varie generazioni, Alida Valli, Mariangela Melato, Stefania Sandrelli, Lina Sastri, Lea Massari, Giulia Boschi. Ancora al femminile sono Strana la vita, Il dolce rumore del nullacon Francesca Neri,
L’amore probabilmente del 2001, in cui ritornano molte delle “sue” attrici, Valli, Sandrelli, Melato.
Negli ultimi anni, Giuseppe Bertolucci, nominato direttore della Cineteca di Bologna, si è dedicato soprattutto al teatro, affidando al talento di Fabrizio Gifuni due spettacoli “politici”, â€˜Na specie de cadavere lunghissimo su Pasolini e L’ingegnere Gadda va alla guerra.
Un successo è stato anche Anna Karenina, protagonista Sonia Bergamasco. In scena a Roma fino allo scorso aprile, è stata l’ultima regia teatrale di Giuseppe Bertolucci.


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