E il futurismo concede il bis
Non più solo pittura, scultura o poesia, ma teatro, moda, cinema e perfino pubblicità . Nel 1915, all’alba della Prima Guerra Mondiale, i futuristi teorizzano il mondo intero come opera d’arte totale, e lo fanno attraverso un proclama che ha per obiettivo addirittura l’universo. Si intitola Manifesto per la Ricostruzione Futurista dell’Universo, lo firmano i due leader del gruppo, gli artisti Giacomo Balla e Fortunato Depero, ed è l’ispiratore dell’esposizione Ricostruzione Futurista, aperta dal 23 giugno al 30 settembre al Mart di Rovereto. Curata da Nicoletta Boschiero, l’interessante mostra estiva del museo trentino traccia l’evoluzione delle teorie di Balla e Depero espresse dagli artisti del Secondo Futurismo, che si sviluppa dopo la morte di Umberto Boccioni, che scompare in guerra nel 1916. Si tratta di una suggestiva carrellata divisa in sei sezioni tematiche, che attraversa la cultura del ventesimo secolo, introdotta da una macchina da corsa, la Sal’s Red Hauler Special, un prototipo realizzato dal-l’artista italiano Salvatore Scarpitta nel 1966
e conservato nelle collezioni del Mart. «Abbiamo scelto l’automobile di Scarpitta per indicare l’interesse dei futuristi per la velocità e il movimento , che abbraccia vari campi della creatività , dal teatro alla fotografia», spiega la curatrice.
Una vocazione energetica e spettacolare che si diffonde prima nel teatro, attraverso i rapporti tra Depero e il famoso coreografo russo Sergeij Diaghilev, che nel 1916 commissiona all’artista trentino scene e costumi per il balletto Le Chant du Rossignol.
E Depero risponde all’invito con la Flora Magica, una fiabesca foresta di legno esposta insieme a una serie di bozzetti teatrali eseguiti da altri artisti futuristi come Tullio Crali e Luigi Veronesi. Dalla scena alla pittura il futurismo si esprime in maniera sorprendentemente moderna , attraverso capolavori in bilico tra astrazione e figurazione come Vortice (1914) di Balla e
Movimento d’uccello (1916) di Depero, fino a raggiungere esiti originali nella fotografia, con le immagini della danzatrice Giannina Censi, scattate nel 1931, unite alle sperimentazioni legate alla luce di Alberto Montacchini e Tato. Per non parlare delle nuove forme di autopromozione lanciate dai futuristi come l’arte postale, rappresentata dalle opere di Vittore Baroni e Guglielmo Achille Cavellini, o i libri d’artista, con le raffinate e originali creazioni di Luigi Ontani.
A partire dal 17 luglio la mostra si arricchisce con due nuove sezioni, Io/Ombra e Automa, che esplorano i temi del ritratto fotografico d’artista e del robot, entrambi centrali nell’evoluzione del movimento. Nel 1924 l’idea dell’uomo-macchina ispira a Depero i costumi per lo spettacolo Aniccham del 3000, che l’artista descrive come “sintesi tubolari di locomotive umanizzate, costruite in cartone reso snodabile con applicazioni di tela, decorate con cifre in bianco e nero”. Una dimostrazione evidente della dimensione profetica del movimento, che, in un’Italia ancora legata all’agricoltura aveva colto i valori culturali del progresso industriale.
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