L’Ilo: “Intensificare la lotta contro il lavoro minorile”

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GINEVRA, (ILO News) – Resta ancora ampia la distanza tra la ratifica delle Convenzioni sul lavoro minorile e le concrete misure intraprese dai governi per affrontare il fenomeno. E’ quanto segnala l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) in un rapporto pubblicato in occasione del decimo anniversario della Giornata mondiale contro il lavoro minorile celebrata ogni anno il 12 giugno. Le nuove stime, rese note lo scorso 1 giugno, dicono che circa 5 milioni di bambini e bambine sono vittime del lavoro forzato, che comprende condizioni tra cui lo sfruttamento sessuale e la servitù per debiti, e questa cifra è senza dubbio sottostimata.
Le Convenzioni dell’Ilo proteggono i minori dall’esposizione al lavoro minorile. Insieme agli altri strumenti internazionali in materia di diritti dei bambini, dei lavoratori e dei diritti umani, rappresentano un quadro di riferimento importante per le legislazioni, le politiche e le azioni contro il lavoro minorile.
Il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia: “Non si può essere soddisfatti se pensiamo che sono ancora 215 milioni i bambini e le bambine che lavorano per sopravvivere e più della metà  sono sottoposti alle peggiori forme di lavoro minorile, come la schiavitù e la partecipazione ai conflitti armati. Non possiamo accettare che l’eliminazione del lavoro minorile faccia passi indietro nelle priorità  dell’agenda dello sviluppo. Tutti i paesi devono impegnarsi per raggiungere questo obiettivo, individualmente e collettivamente”.

Le Convenzioni dell’Ilo sull’età  minima per l’accesso all’impiego (N.138) e quella sulle peggiori forme di lavoro minorile (N.182), hanno raggiunto il più elevato numero di ratifiche rispetto a tutte le Convenzioni dell’Ilo. Su 185 Stati membri dell’Organizzazione, l’88% ha ratificato la Convenzione 138 e il 95,1% ha ratificato la 182. L’obiettivo è raggiungere la ratifica universale entro il 2015.
Nonostante ciò, secondo il nuovo rapporto dell’Ilo “Combattere il lavoro minorile: dall’impegno all’azione” (Tackling child labour: from commitment to action), i progressi compiuti nel contrastare questo fenomeno aberrante sono stati spesso frenati dall’incapacità  di tradurre gli impegni assunti in azioni concrete.
Secondo il rapporto, il divario più ampio tra impegno e azione si osserva nel settore dell’economia informale, dove hanno luogo la maggior parte delle violazioni dei diritti umani fondamentali. I minori delle zone rurali e agricole, così come i figli dei lavoratori migranti o delle popolazioni indigene, sono quelli più esposti al lavoro minorile.

L’Ilo segnala, inoltre, che sono relativamente pochi i casi di lavoro minorile che vengono giudicati dai Tribunali nazionali e le sanzioni contro queste violazioni sono spesso troppo indulgenti per poter costituire un deterrente efficace contro lo sfruttamento dei minori. Questo vuol dire che è necessario rafforzare a livello nazionale gli organi giudiziari e le forze dell’ordine nonché i programmi di protezione delle vittime.

Se da un lato si sottolinea la necessità  di fare di più, dall’altro l’Ilo evidenzia anche gli importanti progressi raggiunti in molti Stati, tra cui: “Sono sempre di più i paesi che adottano Piani nazionali per contrastare il lavoro minorile; aumenta il numero di divieti legislativi il cui scopo è identificare e prevenire quelle attività  lavorative ritenute pericolose per il minore; sempre più Paesi adottano leggi contro la prostituzione e la pornografia dei minori; si registra una maggiore cooperazione internazionale e collaborazione tra Stati membri, soprattutto per quanto riguarda la tratta di essere umani”.
“Dovremmo anche prendere esempio e ispirazione da politiche e programmi nazionali esistenti per garantire un più efficace contrasto al lavoro minorile in tutti i paesi del mondo”, ha affermato Somavia. E ha aggiunto: “Lavoro dignitoso per i genitori e istruzione per i bambini e le bambine, sono elementi indispensabili per lo sradicamento del lavoro minorile. Moltiplichiamo i nostri sforzi e andiamo avanti sulla strada tracciata bella Roadmap adottata a L’Aia nel 2010, che prevedeva l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016”.

 

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